Ue: stop ai motori a combustione a partire dal 2035

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  Chiara Andreoli
  13 April 2023
  6 minutes, 31 seconds

Nell’ambito del pacchetto “Fit for 55” - il piano europeo per il dimezzamento delle emissioni inquinanti entro il 2030 - , la Commissione europea ha avanzato un provvedimento che ha come obiettivo azzerare le emissioni di auto nuove e furgoni in vendita nell'Ue dal 2035; si parla di veicoli, a benzina o diesel, che andranno sostituiti con delle alternative a zero emissioni, come l'auto elettrica.

Questo significa che, dal 2035, in tutti i 27 Paesi dell’Unione europea non sarà più possibile immatricolare auto con motore a combustione; ed oltre a questo, a partire dal 2030 non saranno più concessi incentivi ai costruttori per i veicoli a zero o a basse emissioni, quindi anche le auto elettriche. Allo stesso tempo, si richiede che gli stessi produttori riducano del 55% le emissioni delle nuove auto immesse sul mercato, e del 50% dei nuovi veicoli commerciali. Questo hanno stabilito i ministri dell’Unione, che hanno dato il via libera alla misura proposta dalla Commissione europea e già approvata in prima battuta dal Parlamento di Strasburgo.

Sostanzialmente, i nuovi standard previsti dalla Commissione prevedono una riduzione delle emissioni dei nuovi mezzi pesanti del 45% dal 2030, del 65% dal 2035 e del 90% dal 2040 rispetto ai livelli del 2019; e dal 2030 tutti gli autobus urbani dovranno invece essere a emissioni zero.

Si tratta di una misura su cui tutte e tre le istituzioni europee si trovano d’accordo, e questo significa che difficilmente la proposta verrà rivista nelle ultime fasi dell’iter legislativo, ma è sicuro al cento per cento che, a partire dal 2035, il motore a combustione sparirà dalle catene di produzione europee?

Problematiche e difficoltà

Per l'industria europea, la maggiore criticità è ridurre il gap con Asia e giganti come Tesla nella produzione di auto elettriche e nell'approvvigionamento della "nuova benzina", ossia le batterie e le materie prime che le alimentano, come il litio. Legato a questo problema, c'è quello del costo dei veicoli elettrici, che potrebbe essere troppo alto o addirittura insostenibile per le famiglie a basso reddito, ed il tutto potrebbe avere delle conseguenze sul fronte occupazionale. La crisi energetica e l'inflazione che caratterizzano specialmente questi mesi, secondo diversi esperti, potrebbero durare a lungo, forse anche fino al 2025. Ed è per questo che la Commissione potrebbe avere più di un valido motivo per sfruttare la clausola inserita dai ministri Ue che prevede di rinviare lo stop generale al motore a combustione al di là del 2035.

Vi è un’altra questione da considerare per la quale la produzione di auto a benzina e diesel - non di lusso - potrebbe proseguire anche dopo il 2035: come spiegato dal commissario europeo all'Industria Thierry Breton: i costruttori potrebbero vendere i modelli al di fuori dell'Ue, laddove il motore a combustione non sarà messo al bando, come nell' Est Europa, o Turchia, o Nord Africa.

I Paesi membri: perplessità, eccezioni ed opinioni

Il Consiglio dell’Ue ha approvato l'intesa raggiunta tra Commissione europea e Germania, prevedendo che a partire dall’1 gennaio 2035 tutte le auto e i veicoli commerciali leggeri montino non solo motori elettrici ma anche quelli a combustione interna, alimentati da carburanti diversi da quelli tradizionali. Su questo punto, l’Italia non è d'accordo. La ragione è che, così facendo, restano esclusi i biocarburanti, aprendo ai soli e-fuels.

Il regolamento, approvato dai ministri dell’Energia a Bruxelles, prevede una clausola di revisione secondo la quale, nel 2026, la Commissione dovrà valutare «a fondo» i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% entro il 2035 e l'eventuale necessità di rivederli. Ed è proprio in quest’ottica che il governo Italiano porta avanti la propria battaglia per i carburanti ottenuti dalle materie agricole, dato che la revisione da parte della commissione dovrà tener conto degli sviluppi tecnologici utili all'abbattimento delle emissioni dei gas inquinanti; a questo fine, l’Italia spinge sulla possibilità futura di poter introdurre i biocarburanti.

Il ministro italiano dell’ambiente e della sicurezza energetica Pichetto ha dichiarato che “non è una sconfitta (...). L’obiettivo dell’Italia era «non porre fine ai motori termici». Come sistema Paese «noi siamo dei produttori di biocarburanti e abbiamo ottenuto il fatto che si possa, prima della verifica del 2026, aprire una discussione per provare che il bilanciamento delle emissioni dei biocarburanti possa compensare le emissioni al momento del loro utilizzo”

Inoltre, grazie alle pressioni esercitate dal governo italiano, il testo fin qui concordato prevede un’esenzione per le auto di lusso - si tratta della norma ribattezzata “salva-Ferrari”, secondo la quale queste auto potranno essere vendute con i classici motori termici fino al 2040.

Dall’altra parte, vi sono anche commenti positivi e sostenitori del progetto europeo; infatti, il primo commento sulla decisione viene dal ministro ceco Jozef Síkela che ha detto: "Questo accordo spianerà la strada ad un’ industria dell'auto moderna e competitiva nell'Unione europea. Il mondo sta cambiando e noi dobbiamo rimanere all'avanguardia nell'innovazione. Credo che possiamo trarre vantaggio da questa transizione tecnologica. Il calendario previsto rende l'obiettivo raggiungibile anche per i costruttori." Dichiarazione a cui fa eco quella dell'altro ministro ceco, Anna Hubáčková che dichiara che la chiusura dell’accordo contenuto nel pacchetto Fit for 55 è un forte segnale che indica una forte determinazione dell’Unione europea nel proseguire verso la neutralità climatica e la transizione verde.



Che fine faranno i veicoli con motore termico?

Il 10 novembre dello scorso anno la Commissione ha presentato la proposta di regolamento sui nuovi standard per le emissioni inquinanti Euro 7, destinata ad entrare in vigore dal primo luglio 2025 per auto e veicoli commerciali leggeri e dal primo luglio 2027 per i veicoli pesanti venduti nell'Ue.

Per diventare effettiva, la bozza di regolamento prodotta dalla Commissione adesso deve passare al vaglio di Parlamento e Consiglio europei. Rispetto all'Euro 6, ci si aspetta di raggiungere per il 2035 un calo delle emissioni di ossidi di azoto del 35%, portando dunque il limite a 60 mg/km, intatto per le vetture a benzina ma significativamente inferiore per le diesel, oggi a 80 mg/km.

Il taglio del 35% vale anche per i furgoni, mentre ai mezzi pesanti è chiesta una riduzione del 56%.

Come spiega la Commissione europea, i camion, gli autobus urbani e gli autobus a lunga percorrenza sono responsabili di oltre il 6% delle emissioni totali di gas a effetto serra dell'Ue e di oltre il 25% delle emissioni dai trasporti su strada. Questi standard di emissioni rafforzati assicurerebbero che questo segmento del settore dei trasporti su strada contribuisca alla transizione verso la mobilità a zero emissioni e agli obiettivi climatici e di zero inquinamento dell'Ue. Viene ribadito, inoltre, che questa proposta avrà anche un impatto positivo sulla transizione energetica, riducendo la domanda di combustibili fossili importati e migliorando il risparmio energetico e l'efficienza nel settore dei trasporti dell'Ue. La commissione evidenzia che si tratta di un “settore chiave per sostenere l'industria europea delle tecnologie pulite e aumentare la competitività internazionale. L'Ue è leader di mercato nella produzione di camion e autobus e un quadro giuridico comune aiuta a garantire questa posizione anche in futuro. In particolare, gli standard rivisti forniscono un segnale chiaro e a lungo termine per guidare gli investimenti dell'industria dell'UE in tecnologie innovative a zero emissioni e aumentare la diffusione dell'infrastruttura di ricarica e rifornimento.”

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Chiara Andreoli

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UnioneEuropea Economia emissioni transizione verde