Mega-bacini: una “soluzione verde” per aggirare l’adattamento al cambiamento climatico

In Italia si sta appena cominciando a parlare dei cosiddetti “mega-bacini”, in Francia negli ultimi mesi il dibattito ha raggiunto toni così caldi da originare scontri armati tra polizia e manifestanti. Con tre domande cerchiamo di capire i motivi di tante agitazioni, la rilevanza di questa lotta e la posizione dell’UE.

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  Ilde Mattei
  19 June 2023
  6 minutes, 2 seconds

  1. Cosa sono i "mega bacini"?

Si parla tanto di mega-bacini, in realtà questi sono solo la parte più visibilmente impattante di un sistema più ampio. Nato dall’esigenza di irrigare i campi nei periodi di siccità, il sistema prevede un utilizzo di pompe sotterranee che prelevano acqua dalle falde acquifere durante l’inverno e che le stocchino in enormi piscine a cielo aperto coperte da un telo impermeabile (appunto i “mega-bacini”, ufficialmente “riserve di sostituzione”). In questo modo, durante i mesi estivi (e ormai anche quelli primaverili), gli agricoltori che ne sono proprietari possono attingerne per irrigare le proprie coltivazioni.

L’idea e le prime piccole costruzioni di questi sistemi risale agli anni ‘90, ma a causa delle recenti siccità e dalle conseguenti limitazioni imposte dai governi per evitare peggiorare la salute dell’ambiente, negli ultimi anni i progetti di costruzione hanno ri-acquisito interesse tra gli agricoltori. In realtà, non tra tutti. I piccoli agricoltori, gli ambientalisti, e gli scienziati vi si oppongono. Gli interessati al progetto sono grandi produttori agricoli (che rappresentano meno del 8% del totale), i quali generalmente possiedono monocolture che richiedono grandissime quantità d’acqua (il 70% dell'acqua consumata in agricoltura in Francia).

2. Perché tanta agitazione?

In alcune regioni della Francia, la situazione era già molto calda prima di inizio primavera: nelle manifestazioni degli ultimi mesi vi sono stati più di 200 feriti, accuse di terrorismo, e scontri che fanno venire in mente le immagini di una guerra civile in piccole dimensioni. Ma perchè tante agitazioni per un po’ di riserve d’acqua? Semplicemente, perché il sistema aggrava le conseguenze del cambiamento climatico e permette di aggirare le (scarse) limitazioni all’utilizzo dell’acqua in vigore durante i mesi di siccità.

  • Incentivazione ad un modello agricolo idrovoro: avere grandi riserve d’acqua anche durante i periodi di siccità permette di continuare la produzione di monocolture (un modello già di per sé idrovoro) di prodotti altamente idrovori (come il mais), imponendosi contro la natura nonostante i segnali di allarme. I recenti cambiamenti climatici che abbiamo causato non permettono più di continuare con i modi di produzione industriale.
  • Danni sull’ecosistema: i livelli di acqua presenti nelle falde acquifere sono determinanti per la salute dell’intero ecosistema. I livelli di acqua, già più bassi rispetto alla norma dato che anche in inverno le temperature sono aumentate, vengono diminuiti ulteriormente dai pompaggi. Ciò causa un deterioramento della qualità del suolo, con conseguente diminuzione della rendita agricola e quindi necessità di più irrigazione. Ma non solo. La vegetazione circostante si nutre dallo stesso suolo meno ricco, ma non viene irrigata. Il suo conseguente indebolimento rende estremamente difficile la sopravvivenza della fauna che vi fa affidamento.
  • Privatizzazione delle risorse: l’acqua pompata dalle falde acquifere viene stoccata in bacini privati a cui solo una minoranza di agricoltori ha accesso. I produttori di piccole e medie dimensioni, non avendo i mezzi economici per accedervi, sono costretti a subire il cambiamento climatico, aggravato dalla siccità delle fonti d’acqua circostanti (causato dal pompaggio invernale per i mega-bacini). Ciò fa sì che essi subiscano doppiamente i danni in quanto la propria rendita agricola, a paragone di chi si fornisce nei mega-bacini, sarà estremamente inferiore.

3. Come sta intervenendo l'Unione?

Dal 2019, l’Unione ha creato il Green Deal, impegnandosi a perseguirne gli obiettivi: preservare “aria e acqua pulite, suolo sano e biodiversità” per le generazioni future, dissociare la crescita economica dall'uso delle risorse per un’Unione Europea che rispetta l’ambiente e si adatta al cambiamento climatico, senza che “nessuna persona e nessun luogo siano trascurati”.

A più riprese dal 2019, il collettivo di rappresentanza francese contro la costruzione dei mega-bacini si è indirizzato alla Commissione e al Parlamento per chiedere di vietare questo sistema di approvvigionamento in quanto contrario al diritto europeo, in particolare la Direttiva sulla Protezione dell’acqua che prevede il mantenimento delle acque (comprese quelle sotterranee) in buona salute. La risposta c’è stata, anche se debole. La Commissione, dopo aver annunciato di “prendere la situazione seriamente” ha riconosciuto che il sistema potrebbe contravvenire al diritto europeo e invitato la Francia ad occuparsi della questione, oltre che a non prelevare “troppa” acqua dalle falde. Allo stesso tempo, però, Janusz Wojciechowski, Commissario europeo per l'Agricoltura, ha dichiarato di essere "aperti alla discussione su questa proposta [ovvero esportare il modello dei mega-bacini], è interessante e degna di considerazione". Stessa posizione è tenuta dal presidente della commissione parlamentare sull’ambiente Pascal Canfin, a condizione che i bacini vengano realizzati di pari passo a pratiche agricole “che richiedono meno acqua”.

Perché lo stato francese e l’UE non hanno preso posizioni nettamente contrarie a questo modello socialmente ingiusto e dannoso per l’ambiente? La risposta non è sorprendente: la lobby agricola e la disinformazione. Da un lato, uno studio a sostegno dei mega-bacini che ha avuto grande risonanza, ma si è dimostrato inadeguato (come ammesso dagli stessi autori) perché basato su dati obsoleti, metodologie di ricerca insufficienti e una visione parziale. Dall’altro la strapotenza delle lobby agricole sia a livello nazionale che europeo, le quali coprono la loro sete di profitti con l’argomento di voler salvaguardare la sicurezza alimentare, come dichiarato dal presidente Canfin.

Queste dinamiche ingiuste, per l’ambiente e per i cittadini, sono aggravate dal malfunzionamento della PAC (Politica Agricola Comune), ovvero i fondi europei destinati agli agricoltori che, essendo distribuiti in base alla quantità di ettari posseduti, fa sì che solo il 20% degli agricoltori riceva più del 80% dei finanziamenti totali.

Il sistema dei mega-bacini incarna l’aggravarsi dell’ingiustizia sociale legata al cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, la reticenza al cambiamento del sistema di produzione e consumo capitalistico, e la debolezza e connivenza delle istituzioni. Un quadro agghiacciante che si profila per il futuro della nostra generazione. In questa situazione, nonostante i progressi democratici, ai cittadini non resta che tornare a dove tutto è iniziato: la lotta per la sopravvivenza, ed i cittadini francesi con i loro diritti conquistati a suon di rivoluzioni non possono che insegnarci e trasmetterci un barlume di speranza.

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L'Autore

Ilde Mattei

Laureata in Philosophy, International and Economic Studies all’Università Ca’Foscari di Venezia, sta collaborando con un’organizzazione no-profit francese a Strasburgo per creare ed implementare progetti volti alla sensibilizzazione dei giovani sull’importanza di essere cittadini europei.

Si interessa principalmente di migrazione e all’ambiente con l’intento di rendere accessibili a tutt* queste tematiche.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.

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UnioneEuropea green deal mega bacini Francia manifestazioni cambiamento climatico disinformazione biodiversità privatizzazione