Vaccini personalizzati a mRNA: un nuovo e rivoluzionario approccio al trattamento del melanoma

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  08 May 2024
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A cura del Dott. Pierpaolo Piras, Specialista in Otorinolaringoiatria e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Recentemente, la letteratura scientifica si è arricchita di una novità sui vaccini in campo neoplastico. Si tratta del cosiddetto “vaccino personalizzato”, basato sull’utilizzo del mRNA come materiale genetico per la terapia del melanoma.

Questo rimedio ha ora raggiunto la fase più avanzata e concreta della sperimentazione clinica negli USA e nel Regno Unito. Questa forma di trattamento antineoplastico sfrutta il potere biologico che il sistema immunitario dell’organismo possiede di intercettare, aggredire e poi eliminare fisicamente le cellule neoplastiche.

Durante gli studi di fase 2 (EBM – Evidence Based Medicine) , questo vaccino ha dimostrato di ridurre grandemente il rischio di recidiva del cancro nelle persone sottoposte a chemioterapia per il melanoma. Gli studi EBM in fase 3 con i quali tale vaccino sta attualmente entrando nelle ultime fasi della sperimentazione, recluteranno migliaia di partecipanti al fine di comprendere meglio quanto siano efficaci i vaccini mRNA personalizzati nel trattamento del melanoma.

Il melanoma, la forma più anaplastica e mortale di neoplasia cutanea, ha rappresentato una sfida formidabile per gli Oncologi a causa della sua natura del tutto aggressiva e della formidabile tendenza a diffondersi rapidamente in tutto l’organismo. La sua nascita è di solito favorita dall'eccessiva esposizione alla radiazione solare ultravioletta, ma in molti altri casi non è stato compreso appieno il motivo grazie al quale si verifica.

I melanomi precoci diagnosticati precocemente possono essere rimossi chirurgicamente. Ma se la neoplasia ha raggiunto uno stadio più avanzato o se si è diffusa ai linfonodi loco-regionali oppure ad altri distretti anatomici dell’organismo, i pazienti avranno necessità anche di praticare un trattamento farmacologico. Negli ultimi due decenni sono stati apportati considerevoli miglioramenti nel trattamento del melanoma maligno, in particolare con farmaci che consentono al sistema immunitario di riconoscere le cellule del melanoma e di eliminarle dall’organismo (immunoterapia). Ma nonostante gli apprezzabili successi conseguiti in questo campo, a volte questi farmaci hanno manifestato un’eccessiva tossicità causando, ad esempio, infiammazioni del tessuto polmonare e/o intestinale.

Altre volte, non agiscono secondo le aspettative, quindi i melanomi riprendono la propria crescita anaplastica diffondendosi in forma di metastasi generalizzate sino all’exitus del Paziente. Attualmente, l’avvento dei vaccini personalizzati e basati sul “RNA messaggero” (mRNA), costituisce un approccio terapeutico all'avanguardia, sfrutta il sistema immunitario dell’0rganismo per combattere il cancro, potenzialmente con meno effetti collaterali rispetto ai trattamenti già esistenti.

Come funzionano ?

Il vaccino a mRNA agisce introducendo frammenti di mRNA (RNA messaggero) all’interno dell’organismo. Lo scopo principale dell'mRNA è quello di copiare e trasportare l'informazione genetica dal nostro DNA ad altre cellule. Nel caso di un vaccino contro la neoplasia maligna (non solo verso il melanoma), questi frammenti di mRNA introducono nell’organismo antigeni specifici ricavati dal tumore con particolari tecniche di laboratorio.

Tali antigeni sono immediatamente riconosciuti biologicamente dal sistema immunitario del ricevente come tipici, ovvero esclusivi delle cellule tumorali, fungendo come da bersagli per il loro riconoscimento e l’attivazione di una risposta immunitaria specifica ed efficace. Vale a dire che una volta che le cellule immunitarie sono state attivate, qualora in futuro dovessero iniziare a formarsi cellule di un melanoma, sapranno come riconoscerle rapidamente, attaccarle e distruggerle. Il sistema immunitario eliminerà anche eventuali cellule microscopiche di melanoma che dovessero eventualmente residuare e che potrebbero annidarsi più o meno celatamente all’interno dei pazienti vaccinati.

Qualcosa sull’efficacia

Una delle chiavi che chiariscono l'efficacia degli attuali vaccini personalizzati a mRNA risiede nella loro “personalizzazione” sulla base della composizione genetica e del profilo tumorale, i quali sono unici per ogni paziente. Sequenziando il DNA delle cellule neoplastiche di un paziente, i ricercatori possono identificare le eventuali mutazioni e gli antigeni specifici presenti nella loro neoplasia. Queste informazioni specifiche vengono quindi utilizzate per progettare in laboratorio un vaccino (a questo punto) personalizzato su base di mRNA. Tutto viene preparato su misura per colpire solamente gli antigeni tumorali specifici del paziente.

Le sequenze di mRNA vengono quindi racchiuse in nanoparticelle lipidiche (grasso) le quali agiscono come semplici trasportatori (carrier) di merci in miniatura per produrre l'mRNA da iniettare nel paziente. Una volta all’interno dell’organismo, le molecole di mRNA istruiscono e stimolano le cellule a produrre gli antigeni tumorali, innescando una risposta immunitaria anticorpale e cellulare che si diffonde a protezione dell’intero organismo. Questa risposta immunitaria prende di mira ed elimina selettivamente le cellule tumorali che recano tali antigeni.

I risultati

Il sistema immunitario ha dimostrato di riuscire a svolgere un ruolo fondamentale nella sorveglianza e nell’eliminazione delle cellule cancerose. Questo è il motivo per cui i vaccini a mRNA vengono sempre più studiati dalla comunità scientifica come una forma molto promettente di trattamento in campo neoplastico, poiché addestrano il sistema immunitario a riconoscere e attivare una risposta mirata contro le cellule tumorali che presentano antigeni specifici.

Il lato ancora oscuro

Le cellule tumorali utilizzano anche molte tecniche e sotterfugi biologici per evitare la loro individuazione, consentendo loro di crescere e dileguarsi nel resto dell’organismo. Pertanto, al momento sono in corso ulteriori quanto approfonditi accertamenti se i vaccini a mRNA funzioneranno da soli o saranno più efficaci in diversa associazione con le terapie antitumorali già esistenti (o quelle ancora sperimentali) e se sia meglio che i vaccini debbano essere utilizzati come linea di difesa precoce oppure tardiva contro il cancro.

Nel caso del melanoma?

Allo stato attuale della avanzata sperimentazione clinica, il vaccino mRNA per il melanoma sembra funzionare meglio se utilizzato insieme ad altri trattamenti contro il cancro. I risultati iniziali degli studi di fase 2 hanno mostrato che i pazienti che utilizzavano il vaccino mRNA personalizzato insieme al farmaco immunoterapico “pembrolizumab” presentavano un rischio inferiore del 49% di morte o di recidiva di melanoma ai controlli del terzo anno rispetto ai pazienti che invece assumevano il solo farmaco immunoterapico.

Gli studi clinici di fase 3 e 4 si baseranno su questo lavoro, studiando il vaccino in un gruppo ancora più ampio di persone. Ci sono buone speranze che questo studio confermi i risultati della fase 2 e che il vaccino personalizzato diventi disponibile per i pazienti affetti da melanoma nel prossimo futuro. Un vaccino personalizzato a base di mRNA per il melanoma offrirebbe un nuovo percorso per il trattamento, che potrebbe aumentare sia la qualità della vita che il tasso di guarigione di questo tipo di cancro.

Si stanno studiando vaccini omologhi anche per altri tipi di cancro, compreso uno dei più letali come il carcinoma polmonare. La ricerca USA (la più avanzata) ha anche dimostrato che i vaccini personalizzati a mRNA possono essere efficaci per il trattamento del cancro al pancreas , ma ancora una volta abbiamo bisogno di maggiori dati clinici e di studi più ampi. I vaccini personalizzati a mRNA rappresentano un cambiamento del paradigma di base nel tema più generale della terapia del cancro, offrendo un approccio al trattamento altamente mirato e adattabile. Sfruttando il sistema immunitario dell’organismo per colpire selettivamente le cellule tumorali, questi vaccini innovativi hanno un enorme potenziale ancora da sviluppare per affinare ulteriormente sia i risultati clinici che la qualità della vita dei pazienti.

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