Abstract
Negli ultimi anni la competizione per le terre rare si è intensificata. Una delle potenze più influenzate dall'andamento del mercato delle cosiddette materie prime critiche è proprio l'Unione Europea, la quale non possiede giacimenti sul suo territorio tali da avere un approvigionamento continuo. Perciò, soprattutto con la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina in poi, l'UE sta diversificando l'approvigionamento di tali risorse, stabilendo partnership commerciali con i paesi ricchi di materie prime. Questa strategia potrebbe, però, andare contro i valori ambientalisti e, di conseguenza, gli obiettivi del Green Deal.
Matilde Pierattini (Head Researcher - GEO Ambiente)
Introduzione
L’antimonio, minerale utilizzato nella produzione di semiconduttori, batterie al piombo acido, ritardanti di fiamme e apparecchiature per energia solare, è tornato ad essere argomento d’interesse a causa di un episodio avvenuto alla dogana di Hong Kong all’inizio del mese di marzo, quando un carico di lingotti di antimonio è stato fermato dalla dogana. (Master F. & Jackson L., 2025). Questo episodio conferma, ancora una volta, il problema del rifornimento da parte dell’Unione Europea, la quale dipende totalmente da paesi esteri per questa commodity ed altre materie prime critiche, tra cui dalla Cina.
La Cina, paese da cui l’UE dipende per il rifornimento di terre rare, sta periodicamente ampliando la lista di commodities la cui esportazione è limitata da una serie di regole, come mossa cruciale nella guerra commerciale contro gli Stati Uniti. Lo scorso agosto, quindi, alcuni dei minerali strategici, tra cui l’antimonio, sono stati aggiunti alla suddetta lista per ragioni di sicurezza nazionale (Jackson, L. 2025). La Cina non è l’unico paese coinvolto nel mercato dell’antimonio. Nel 2023, il maggiore esportatore è stato il Tajikistan seguito dalla Cina e dal Vietnam. I maggiori importatori sono stati gli Stati Uniti, la Francia e il Giappone. (OEC) La Cina risulta, comunque, il maggiore produttore di antimonio estratto (44,1%), seguita dal Tajikistan con il 27,8%. La Cina è anche il maggiore produttore di antimonio raffinato. (European Commission) L’antimonio in particolare, viene utilizzato nella produzione di semiconduttori, utilizzati in quasi tutti i settori dell’elettronica, ma anche nella produzione di ritardanti di fiamma, batterie al piombo-acido, come lega per rinforzare altri metalli e per alcune applicazioni militari.
Le materie prime critiche (CRM)
L’Unione Europea periodicamente rilascia una lista di materie prime critiche (CRM). Le CRM vengono classificate in base all’importanza economica, il rischio di interruzione di forniture nel caso in cui manchi il materiale. Sono state redatte e pubblicate diverse liste di CRM negli anni, l’ultima nel 2023. (European Commission) Le CRM includono le terre rare, materie prime critiche che possono essere utilizzate in vari settori, tra cui quello delle produzioni di strumenti di energia rinnovabile come i pannelli solari, i parchi eolici, le macchine elettriche. Per queste loro caratteristiche, le terre rare sono state al centro del dibattito geopolitico.
Le materie prime critiche interessano i settori dell’elettronica di consumo, così come quello delle energie rinnovabili e dell’industria bellica, i quali stanno crescendo sempre di più interessando tutte le maggiori potenze globali. Gli eventi geopolitici degli ultimi anni hanno fatto sì che i Paesi, soprattutto in occidente, aumentassero anche la spesa militare. Una crescente insicurezza geopolitica influisce sulla insicurezza energetica dei Paesi, i quali hanno bisogno di diversificare l’approvvigionamento. I sistemi di energia rinnovabile richiedono una quantità maggiore di minerali rispetto ai sistemi di energia più tradizionali. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), una macchina elettrica richiede fino a 6 volte la quantità di risorse minerarie richieste per il funzionamento e la costruzione di automobili con un motore normale.
La Cina ha già compreso da diverso tempo l’importanza di assicurarsi una posizione solida all’interno del mercato delle materie prime critiche, che secondo le previsioni crescerà ulteriormente nei prossimi anni. Negli ultimi anni la Repubblica Popolare Cinese ha imposto restrizioni su diverse materie prime critiche: nel luglio 2023 ha limitato le esportazioni di alcuni prodotti contenenti gallio e germanio, utilizzati nella produzione di chip, favorendo l’aumento del prezzo di queste due materie prime. Ad agosto 2024, la Cina ha imposto un’ulteriore limitazione all’esportazione di antimonio, usato nei settori della difesa, dell'energia e dell’industria automobilistica. (Lv, A., Munroe, T., 2024)
La guerra tecnologica tra USA e Cina: la strategia dell’occhio per occhio
La guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina è nata con il primo mandato di Donald Trump (2016-2020). Nel 2018, Trump accusò la Cina di avere un comportamento sleale a livello commerciale. Di conseguenza, le due potenze commerciali hanno iniziato a scontrarsi in quella che è stata definita la guerra commerciale basata sulla tecnica dell’occhio per occhio, cioè colpire l’avversario con tariffe commerciali sempre più stringenti che potessero colpire il settore tecnologico dell’uno e dell’altro, dato che sia Cina che Stati Uniti sono grandi produttori di chip. Trump e Xi cercarono di riequilibrare la situazione con il Phase One Deal del 2020: questa mossa cercò di attenuare le tariffe e rinnovare l’impegno nell’ambito della proprietà intellettuale, del trasferimento tecnologico per cui Cina e Stati Uniti si stavano scontrando spesso. (Wong D., Chipman Koty A., 2020) Nonostante l’amministrazione di Joe Biden abbia adottato posizioni completamente diverse rispetto a quelle dell’amministrazione precedente su molti temi, sulla guerra tecnologica e commerciale è stata perseguita la stessa strategia.
La cosiddetta Chip War riguarda un mercato enorme che comprende diversi settori dell’economia mondiale, d’interesse soprattutto per Cina e USA. Per contrastare la concorrenza cinese, l’amministrazione statunitense ha pubblicato numerose norme e dichiarazioni, tra cui il Chips and Science Act, approvato nel 2022 e con cui Washington ha voluto proporre un piano di rilancio del settore tecnologico statunitense danneggiato dall’ascesa di quello cinese. In particolare, con il Chips act si propone di stanziare fondi per la produzione di semiconduttori. Come specificato dai nostri colleghi dell’Area Politica nell’articolo “Chip War: scontro globale per la leadership tecnologica”, per ottenere i microchip sono coinvolte diversi tipi di industrie. Il principale produttore di microchip è Taiwan, l’isola terreno di numerose dispute tra Cina e Stati Uniti. Gli ingredienti principali per la costruzione dei microchip sono silicio e germanio. Il silicio si trova in alcuni paesi dell’Africa, in Cina e negli Stati Uniti. Il germanio, invece, si trova principalmente in Cina, ma anche in Canada. Nel dicembre 2024, la Cina ha annunciato il bando delle esportazioni di gallio, germanio, antimonio e altri materiali in seguito all’aumento delle tariffe da parte degli USA. Ad esempio, metà del rifornimento di gallio e germanio degli Stati Uniti proveniva dalla Cina prima delle restrizioni. (Kurtenbach E., 2024) Gli Stati Uniti dipendono direttamente dalla Cina per il rifornimento dell’antimonio, dato che preleva solo il 18% del fabbisogno totale dalle batterie al piombo acido, e un altro 18% da Belgio, India e Bolivia. (Baskaran G, Schwarts, M., 2024) Già alcuni mesi dopo aver iniziato il suo secondo mandato, Donald Trump ha perseguito la posizione statunitense degli ultimi anni: sin dai primi giorni di febbraio, il presidente ha deciso di aumentare i dazi sulle importazioni di alcuni paesi tra cui Canada, Messico e Cina. Secondo quanto riportato dalla Casa Bianca, gli Stati Uniti importano ben 15 materiali critici, di cui il 70% dalla Cina. (Teng, T., 2025)
La diversificazione deve accompagnare gli investimenti
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha conseguenze sull’economia globale, inclusa l’Unione Europea. I paesi europei stanno vivendo una crisi energetica che sta piegando, tra i molti, uno dei settori di punta dell’economia europea, specialmente in Germania, cioè il settore automobilistico. Per quanto riguarda il settore delle automobili elettriche, i costi delle importazioni di materie prime in aumento non favoriscono le aziende europee le quali non sono più in grado di produrre e vendere abbastanza per sopravvivere al regime economico attuale. Il mancato raggiungimento degli obiettivi europei nel settore elettrico ha evidenziato quanto ancora il settore manifatturiero sia indietro rispetto al piano previsto. L’Unione Europea ha cercato di reagire con il Critical Raw Materials Act (CRMA), adottato nel marzo 2023. La legge stabilisce il quadro in cui lavorare per assicurare le materie prime critiche necessarie al mercato europeo. Gli obiettivi proposti dal CRMA sono rinforzare la catena produttiva, diversificare la dipendenza dalle importazioni, migliorare la capacità di monitorare e mitigare i rischi, assicurare il libero movimento dei materiali critici assicurando anche la circolarità e la sostenibilità. Entro il 2030, gli obiettivi stabiliti dal CRMA sono che il 10% dei consumi europei deve provenire dall’estrazione europea, almeno il 40% deve provenire dal trattamento dei materiali in Unione Europea, non più del 65% dei consumi di ogni materia prima critica deve provenire da un paese terzo. (European Commission)
Obiettivo essenziale di questa fase della politica europea è quello di investire nella ricerca e sviluppo. Dati gli enormi investimenti che l’Unione Europea intende fare nel processo di transizione ecologica, è necessaria un’enorme quantità di materie prime critiche.
Una maggiore domanda di materiale è dovuta alla maggiore richiesta di semiconduttori e di chip anche da parte dell’UE, influenzata dalla crescente guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina. L’UE intende aumentare la capacità produttiva di microchip del 20% entro il 2030, migliorare la progettazione, fabbricazione e imballaggio di chip altamente tecnologici, rafforzando la leadership europea nel campo della ricerca e tecnologia nel settore. (Regolamento sui chip)
Agli investimenti è, però, necessario affiancare un processo di diversificazione. Nell’aprile del 2024, l’Unione Europea ha siglato un Memorandum of Understanding (MoU) con l’Uzbekistan, paese dell’Asia centrale, per materie prime critiche come rame, molibdeno e l’oro (European Commission, 2024). Tra il 2021 e il 2023, l’UE ha siglato accordi con il Canada, l’Ucraina, il Kazakistan, la Namibia, il Cile, l’Argentina, lo Zambia, la Repubblica Democratica del Congo e la Groenlandia manifestando l’intenzione di portare a termine questo cambiamento nella dipendenza dalle risorse minerarie.
Per quanto riguarda l’antimonio, però, anche il Tajikistan ha una posizione dominante all’interno del mercato. Il paese dell’Asia Centrale, vicino sia geograficamente che per motivi politici a Russia e Cina, ha fornito il 42% dell’antimonio importato all’Unione Europea. L’UE ha, infatti, già siglato una partnership con il Tajikistan. Nel quadro della Global Gateway Strategy e in particolare nella EU Strategy on Central Asia, l’Europa ha proposto la collaborazione per raggiungere obiettivi comuni stanziando 142 milioni di euro per il periodo 2021-2027. (European Commission)
L’ultimo avvenimento cruciale per stabilire una solida partnership energetica con i paesi dell’Asia centrale è stato il vertice di inizio aprile. Il 4 aprile si è tenuto il primo incontro UE-Asia centrale a Samarcanda, in Uzbekistan. L’Unione Europea è stata rappresentata dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e dalla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen. In questa sede, è stato ancora una volta ribadito l’impegno dei leader nella cooperazione tra UE e Asia centrale. Nel quadro della strategia del Global Gateway, è stata ribadita l’importanza di stabilire partnership e cooperazione. Durante questo vertice, le parti hanno dato spazio anche alla questione delle materie prime critiche. È stata firmata una dichiarazione d’intenti e approvata una tabella di marcia 2025-2026 - frutto del memorandum tra UE e Kazakhstan del 2022 - che riguarda il settore delle materie prime, delle batterie e dell’idrogeno verde (Consiglio europeo). Uno dei punti fondamentali del vertice è stata la transizione verde. Secondo l’IEA, l’Uzbekistan ha un grande potenziale per quanto riguarda l’energia solare. (IEA) Ad oggi, esistono 14 impianti solari nel Paese e il governo vuole ottenere il 54% dell’energia proveniente da rinnovabili entro il 2030. (Bellinello, L. 2025)
L’adozione di partnership che assicurano una fornitura di materie prime va, però, contro i principi ambientalisti. L’estrazione di materie prime per la produzione di sistemi di energia rinnovabili alimenta il dibattito sull’etica delle risorse rinnovabili. I processi utili ad ottenere i materiali che andranno ad essere utilizzati per la produzione di sistemi di energia rinnovabile impattano sul territorio di estrazione attraverso vari fenomeni tra cui degradazione del suolo e inquinamento dell’aria. Inoltre, l’installazione di sistemi come i parchi solari o i parchi eolici, rischiano di includere tra le conseguenze il problema dell’eccessivo sfruttamento del suolo e della sua degradazione, causando problemi anche dal punto di vista sociale. Questi sono tra i motivi per cui vi è ancora un dibattito acceso sull’aumento delle energie rinnovabili da parte dei governi.
Conclusione
L’Unione Europea sembra seguire le orme della Cina nelle relazioni con i Paesi dell’Est. L’Asia Centrale è una regione in cui la Cina ha sempre avuto una grande influenza insieme alla Russia, entrambi membri della Shanghai Cooperation Organization (SCO) insieme a Tajikistan, Uzbekistan, Kazakhstan, Kyrgyzstan e (dal 2017) il Pakistan e (dal 2023) l’Iran. Cercare di collaborare con uno dei Paesi della più grande organizzazione regionale per estensione geografica al mondo, il Tajikistan, comporta una vera e propria sfida all’influenza cinese e russa nella regione. Si tratta, però, di una sfida che potrebbe sopperire alle conseguenze delle limitazioni da parte della Cina alle esportazioni di materie prime critiche, tra cui l’antimonio,in seguito alla guerra commerciale basata sull’aumento dei dazi e le limitazioni di esportazioni, per quanto riguarda la competizione commerciale soprattutto nel settore tecnologico. L’Unione Europea sta cercando di ottenere benefici da questo nuovo scenario commerciale stabilitosi in seguito allo sgretolarsi dei rapporti con la Russia. La necessità di diversificare la fornitura energetica fa sì che l’Europa per assicurare la propria sicurezza energetica intensifichi il suo impegno, sia economico che diplomatico, con potenze minori quali quelle dell’Asia centrale o alcuni Paesi del continente africano. Grazie al Green New Deal, l’Ue può proporsi come sostenitore della transizione verde dei paesi con cui intende stabilire accordi commerciali riguardo le materie prime. La transizione verde rischia di essere un escamotage per avvicinare gli Stati che si trovano politicamente e geograficamente tra Cina, Russia e Europa. È un terreno di gioco molto delicato in un periodo storico in cui il multilateralismo sta perdendo la sua efficacia agli occhi di molte potenze mondiali. L’Unione Europea deve ritrovare, prima di tutto, la coesione interna su temi fondamentali come la transizione verde su cui ancora le opinioni dei paesi sono ancora diversificate. Una volta ritrovata concretamente un’unione di idee, sarà possibile stabilire accordi con altre potenze estere.
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