Anche gli operatori umanitari sono diventati un bersaglio in guerra

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  Veronica Grazzi
  17 settembre 2024
  4 minuti, 34 secondi

Tre membri dello staff del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) sono stati uccisi nel bombardamento russo del 12 settembre 2024 nel villaggio di Stepove, nell'Ucraina orientale. L’ICRC si trovava nella regione per distribuire legna e carbone, in preparazione all’inverno, alle fasce di popolazione più vulnerabili di Viroliubivka, un villaggio ucraino a nord di Donetsk. L’ICRC ha dichiarato che al momento del bombardamento la distribuzione di aiuti umanitari non era iniziata e nessun residente è rimasto ferito nell’esplosione. Questo attacco fa parte di una serie di raid russi nell'est dell'Ucraina, una regione che da mesi subisce devastazioni continue a causa del conflitto. Mosca, nel frattempo, nega le accuse di colpire infrastrutture civili nonostante siano morti migliaia di civili ucraini nei bombardamenti dall’inizio dell’invasione su larga scala.

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa è un'organizzazione con un mandato neutrale che si adopera per assistere le vittime dei conflitti armati, offrendo protezione e assistenza umanitaria. Essere neutrale, per l'ICRC, significa non prendere parte in nessuna ostilità o conflitto armato e non schierarsi con nessuna delle parti coinvolte. Questo principio permette all'organizzazione di accedere a tutte le persone bisognose di aiuto in modo imparziale, senza essere vista come una minaccia o un attore politico. Il suo unico scopo è alleviare la sofferenza umana, indipendentemente da quale sia la parte in causa o le ragioni dietro il conflitto. Nonostante lo status speciale di neutralità, le sue operazioni vengono sempre più spesso colpite da attacchi mirati o collaterali.

L'attacco ha sollevato nuovamente preoccupazioni tra le organizzazioni umanitarie internazionali e i difensori dei diritti umani: violazioni di questo genere rappresentano una chiara trasgressione del diritto internazionale umanitario. Gli attacchi contro le strutture mediche e umanitarie sono vietati dalle Convenzioni di Ginevra, che stabiliscono norme precise per la protezione dei civili e dei lavoratori umanitari nei conflitti armati. In questo caso, il bombardamento non solo ha violato il diritto internazionale, ma ha anche evidenziato l'erosione crescente del rispetto di tali leggi, tendenza presente anche in altri scenari internazionali.

Gli operatori umanitari nel mondo sotto attacco

Negli ultimi anni, le operazioni umanitarie si sono fatte sempre più rischiose, con attacchi mirati, sequestri e altre minacce che rendono il lavoro sul campo una sfida.

La Striscia di Gaza rappresenta un altro triste esempio: nella Striscia si sono verificati numerosi bombardamenti contro aiuti umanitari ed organizzazioni internazionali. In particolare, l’aprile 2024 ha visto la morte di sette operatori della World Central Kitchen, uccisi da un raid aereo israeliano su veicoli marcati mentre lasciavano un magazzino a Deir al-Balah. Qualche giorno fa, l'UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi) ha dichiarato che una scuola gestita dall’Agenzia è stata colpita, uccidendo sei membri dello staff ONU e almeno 34 persone, tra cui donne e bambini. La scuola, situata a Nuseirat, stava fungendo da rifugio per circa 12.000 sfollati e l'incidente rappresenta la peggiore perdita di operatori UNRWA in un singolo attacco.

Secondo l’OCHA, il 2023 è stato l'anno più letale mai registrato, con 280 operatori umanitari uccisi in 33 paesi. Questa cifra rappresenta un aumento del 137% rispetto al 2022, quando le vittime erano state 118. Le regioni più pericolose per i lavoratori umanitari includono la Striscia di Gaza, il Sudan e il Sud Sudan. Nel 2024, la situazione sembra essere ancora più grave, con almeno 176 operatori umanitari uccisi ad agosto.

Secondo il rapporto diffuso dalle Nazioni Unite per il World Humanitarian Day 2024, mai come oggi c'è stato un così grande bisogno di aiuti umanitari. Tuttavia, mentre il bisogno aumenta, le risorse disponibili diminuiscono a causa di carenze nei finanziamenti e del crescente rischio per gli operatori sul campo. Gli attacchi sempre più frequenti contro le strutture umanitarie ostacolano i tentativi di soccorso e mettono in pericolo la vita di chi lavora per portare aiuti essenziali in aree devastate dal conflitto.

Le cause di questo deterioramento si possono trovare in una crescente politicizzazione degli aiuti umanitari, nel coinvolgimento di milizie e gruppi armati non statali e l'indebolimento delle istituzioni internazionali che dovrebbero garantire il rispetto delle leggi umanitarie. Altre crisi in paesi come il Sudan, la Siria, l'Afghanistan e lo Yemen hanno confermato la tendenza verso una maggiore violenza nei confronti dei soccorritori, con incidenti che variano dagli attacchi alle strutture di soccorso ai sequestri di operatori umanitari.

La necessità di proteggere gli operatori umanitari

Il lavoro che gli operatori umanitari svolgono è essenziale per prestare soccorso ai civili coinvolti nei conflitti e nelle crisi umanitarie e qualsiasi attacco a loro rappresenta una violazione diretta dei diritti umani. Le organizzazioni come l'ICRC, le Nazioni Unite e molte ONG operano in condizioni difficili e spesso in situazioni di pericolo costante. Garantire la loro sicurezza è una responsabilità condivisa a livello internazionale.

Un passo cruciale in questa direzione è il rafforzamento del rispetto delle Convenzioni di Ginevra e del diritto umanitario internazionale, che stabiliscono i principi fondamentali di protezione per i civili e gli operatori umanitari. Troppo spesso ad oggi queste leggi si vedono violate. Allo stesso tempo, i finanziamenti per le organizzazioni umanitarie devono continuare e non vedersi diminuiti; questo permetterebbe non solo di continuare a operare, ma anche di aumentare le misure di sicurezza verso il personale umanitario.

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L'Autore

Veronica Grazzi

Veronica Grazzi è originaria di un piccolo paese vicino a Trento, Trentino Alto-Adige ed è nata il 10 dicembre 1999.

Si è laureata in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna, ed è durante questo periodo che si è appassionata al mondo della scrittura grazie ad un tirocinio presso la testata giornalistica Il Post di Milano. Si è poi iscritta ad una Laurea Magistrale in inglese in Studi Europei ed Internazionali presso la scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

Grazie al Progetto Erasmus+ ha vissuto sei mesi in Estonia, dove ha focalizzato i suoi studi sulla relazione tra diritti umani e tecnologia. Si è poi spostata in Ungheria per svolgere un tirocinio presso l’ambasciata d’Italia a Budapest nell’ambito del bando MAECI-CRUI, dove si è appassionata ulteriormente alla politica europea ed alle politiche di confine.

Veronica si trova ora a Vienna, dove sta svolgendo un tirocinio presso l’Agenzia specializzata ONU per lo Sviluppo Industriale Sostenibile. È in questo contesto che ha sviluppato il suo interesse per l’area di aiuti umanitari e diritti umani, prendendo poi parte a varie opportunità di formazione nell’ambito.

In Mondo Internazionale Post, Veronica è un'Autrice per l’area tematica di Diritti Umani.

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Diritti Umani

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Ucraina Gaza bombardamenti Diritto internazionale umanitario