Aprile europeo

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  Michele Bodei
  30 aprile 2021
  2 minuti, 51 secondi

Come reagiscono le nazioni europee davanti alla nuova minaccia della variante indiana? Nelle ultime settimane i contagi sono aumentati in Francia, Croazia e Slovenia. Sono considerate zone ad alto rischio insieme alla Svezia, dove l'idea si evitare le chiusure sembra essere stata fallimentare, la Polonia, l’Estonia e l’Ungheria. La situazione è leggermente migliorata in Italia, dove si stanno inaugurando le nuove riaperture con la zona gialla in molte regioni. In Germania il rischio resta alto, non altssimo, ma si teme comunque di dover ricorrere a un nuovo lockdown. La Finlandia è oggi l’unico paese con un rischio basso, ancora meglio dell’Islanda, dove sono aumentati i contagi rispetto al mese scorso.

Tutto sommato il rischio covid è abbastanza alto in tutto il continente, nonostante il proseguimento della campagna vaccinale. La somministrazione continua a ritmi più lenti del dovuto, soprattutto a causa dei recenti ritardi di AstraZeneca. La Commissione ha intrapreso una causa giudiziaria contro la casa farmaceutica il 23 aprile per il mancato adempimento degli accordi, mentre tutt’ora la somministrazione del vaccino AstraZeneca è sospeso definitivamente in Danimarca.

La nuova variante del virus è stata tracciata nel Regno Unito, dove si sono svolti i festeggiamenti per le riaperture il 12 aprile. Nelle settimane successive sono stati registrati dei casi anche in Italia e in Svizzera.

La figura paragona i dati della _Mappa in supporto della Raccomandazione del Consiglio per un approccio coordinato sulle misure di viaggio nell’Unione Europea_ del 25 marzo (a sinistra) con quelli del 22 aprile (a destra).

Il Certificato Verde Digitale sarà disponibile nell’Unione Europea a partire dal 15 giugno, ma sarà disponibile in fase sperimentale già a maggio in Francia e in Danimarca. La Commissione ha confermato la versione con QR code e che potranno ottenerlo le persone con esito negativo al test anti-covid, quelle vaccinate e quelle guarite.Il dialogo con la Turchia ancora più difficile dopo il sofagate. Quanto contano i diritti umani nella politica estera europea?

Ha attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo il caso diplomatico del 7 aprile, ormai conosciuto da tutti come sofagate. Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio UE Charles Michel si sono recati ad Ankara a visitare il presidente turco Erdogan. L’accoglienza è stata molto particolare: una sedia solo per Michel, mentre la presidente della Commissione è stata accomodata su un divano, visibilmente distante dagli altri due interlocutori. Nell’opinione pubblica è passata l’idea che il gesto sia stato una mancanza di rispetto nei confronti di Ursula von der Leyen, la quale ha confessato di essersi sentita “colpita e sola”, ma anche “ferita come donna ed europea” e che non ha reagito per non creare un incidente diplomatico. L’opinione dei cittadini europei ha fatto notare anche il comportamento passivo di Charles Michel, che avrebbe potuto cedere il posto alla sua collega. È il segno di una nuova forma di politica estera europea con maggiore iniziativa del Consiglio rispetto alla Commissione? Anche Michel ha affermato che riteneva importante non rovinare l’incontro diplomatico con Erdogan. Il dialogo con la Turchia riguardava il tema dei diritti umani, fondamentale per l’Unione Europea ed essenziale per sviluppare ulteriori dialoghi sul cambiamento climatico, sulla salute pubblica e su altre questioni regionali.

A cura di Michele Bodei 

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