Il Festival di Cannes 2025 si presenta puntuale come un rito laico, un evento imprescindibile per il cinema mondiale che, dal 14 al 25 maggio, trasforma la Croisette in un palcoscenico internazionale dove si intrecciano estetiche, storie e linguaggi diversi. La giuria, presieduta dall’attrice Juliette Binoche, guiderà il confronto tra visioni artistiche eterogenee, esplorando i molteplici linguaggi del cinema contemporaneo.
L’edizione si è aperta con Leave One Day, debutto alla regia della giovane francese Amélie Bonnin, mentre tra i titoli in concorso spicca Fuori di Mario Martone, film che si avvale di un cast italiano di primo piano composto da Valeria Golino, Matilda De Angelis ed Elodie. L’Italia è protagonista anche nella giuria della Caméra d’or, dove Alice Rohrwacher, al cui fianco c'era anche la sorella, Alba Rohrwacher, giurata per la categoria dei Feature Films, è chiamata a presiedere il premio dedicato alle opere prime, a conferma dell’attenzione crescente rivolta alle nuove voci del cinema italiano.
Il red carpet vede sfilare protagonisti affermati e ritorni attesi: da Jodie Foster a Pedro Pascal, da Emma Stone a Joaquin Phoenix, fino a Scarlett Johansson, che qui è presente anche come regista con Eleanor the Great. Tra gli eventi più rilevanti, il tributo a Robert De Niro, insignito della Palma d’Oro Onoraria, ha aperto il festival tra emozione e memoria, celebrando una carriera leggendaria.
Cannes si conferma dunque un osservatorio privilegiato sulle tensioni del presente, come dimostra la presentazione a sorpresa di un documentario di Shia LaBeouf. Emozioni, polemiche, fervore cinefilo e gesti simbolici alimentano un fermento continuo, rendendo il festival uno specchio vivente della contemporaneità attraverso gli sguardi più audaci.
Il confronto principale si gioca tra opere che mettono in discussione i codici formali, provocano, commuovono o propongono innovazioni stilistiche, affidando alla giuria un compito delicato e complesso. In questa edizione, la competizione assume quasi i contorni di una partita strategica, una vera e propria “Moneyball” da festival, dove ogni scelta diventa decisiva e ogni opera un manifesto estetico differente.
Il film d’apertura, Leave One Day, segna una storica prima per Cannes: per la prima volta un lungometraggio d’esordio diretto da una donna inaugura la rassegna. Amélie Bonnin, già riconosciuta con un César per il cortometraggio omonimo nel 2023, espande la sua narrazione in un’opera più complessa e stratificata. La storia si concentra su Cécile, interpretata dalla cantautrice e attrice Juliette Armanet, chef di successo e vincitrice del noto talent show Top Chef, che torna nella sua regione natale nell’Est della Francia per riaprire il ristorante di famiglia. La pellicola si sviluppa come un racconto quasi musicale, intrecciando vicende personali e familiari con una colonna sonora iconica di brani pop francesi, da Dalida a Claude Nougaro fino a 2Be3, da cui è tratto anche il titolo.
Bonnin, laureata in arti grafiche, sottolinea che il lungometraggio rappresenta un’evoluzione rispetto al cortometraggio, con un cambio di prospettiva in un’ottica più femminista e matura: una donna che, pur avendo superato l’adolescenza, si confronta ancora con molte sfide. Particolare attenzione è rivolta al rapporto padre-figlia, tema raro nel cinema contemporaneo, ma che la regista definisce centrale per esprimere le difficoltà di comunicazione intergenerazionale. Cécile vive un senso di colpa verso i genitori, soprattutto il padre, vero fulcro della cucina familiare. Leave One Day si configura così come un’opera dolce e nostalgica, capace di scandagliare i legami invisibili che resistono al tempo, valorizzando i luoghi dell’infanzia e la memoria condivisa in un’atmosfera musicale che amplifica la poesia e l’emozione del racconto.
Dopo il successo di Nostalgia (2022), Mario Martone torna in Concorso con Fuori, un omaggio alla scrittrice ribelle Goliarda Sapienza, liberamente ispirato al suo memoir L’Università di Rebibbia. Ambientato negli anni Ottanta, il film esplora la complessa esperienza carceraria dell’autrice, interpretata da Valeria Golino, che riesce a restituire con intensità la profondità di una donna in lotta con sé stessa e con la società. La regia di Martone immerge lo spettatore nel microcosmo femminile del carcere, ricco di solidarietà ma anche di dolore e tensioni, raccontando una trasformazione interiore profonda.
La scelta di Golino si inserisce in una continuità ideale, dato che l’attrice ha già diretto la serie TV L’arte della gioia (2024), adattamento del celebre romanzo di Sapienza, scritto tra il 1967 e il 1976 e pubblicato postumo. Golino descrive Goliarda come una figura anticonformista, dotata di uno stile letterario elegante e stratificato, che può risultare scomodo ma possiede una vastissima gamma espressiva. A completare il cast spiccano le interpretazioni di Elodie Di Patrizi e Matilda De Angelis, quest’ultima nel ruolo di Roberta, una giovane attivista politica e figura chiave per il recupero della gioia di vivere e della voglia di scrivere della protagonista.
Fuori si impone come un film denso e coinvolgente, che celebra una voce fondamentale della letteratura italiana, affrontando con rigore e sensibilità le battaglie interiori e collettive per la libertà personale e creativa.
Scarlett Johansson, già presenza frequente sul red carpet di Cannes come attrice, debutta alla regia con Eleanor the Great, presentato nella sezione Un Certain Regard. Il film è una tenera e ironica esplorazione dell’amicizia intergenerazionale tra Eleanor Morgenstein, una novantaquattrenne che lascia la Florida per trasferirsi a New York, e una giovane studentessa di 19 anni. La coppia, apparentemente agli antipodi, richiama alla mente titoli come Starlet di Sean Baker o Die, My Love di Lynne Ramsay, per la delicatezza con cui rappresentano legami femminili insoliti e profondi. Il film riflette anche sul modo in cui le storie ascoltate si trasformano in narrazioni personali che finiscono per prendere vita propria. Le interpretazioni di June Squibb e Erin Kellyman sono autentiche e toccanti, affiancate da un cast che comprende Rita Zohar, Chiwetel Ejiofor e Jessica Hecht. Johansson, che aveva già diretto il cortometraggio These Vagabond Shoes (2009) ambientato nella sua New York, conferma un legame profondo con la sua città natale, resa quasi protagonista del film. Con quattro nomination come attrice a Cannes e collaborazioni con registi del calibro di Woody Allen e Wes Anderson, Johansson alla regia propone un film delicato, ironico e commovente, pronto a segnare un nuovo capitolo nella sua carriera artistica.
La sorpresa dell’onorificenza a Denzel Washington aggiunge un momento di grande intensità emotiva a questa edizione di Cannes, confermando come il festival non celebri solo i film, ma anche le carriere straordinarie che hanno plasmato il cinema contemporaneo.
Con Spike Lee al suo fianco, Washington ha incarnato il valore della collaborazione e dell’amicizia che attraversa generazioni e culture. Mentre la Croisette continua a pulsare di anteprime, dibattiti e passioni, questo riconoscimento ricorda a tutti quanto il cinema sia un linguaggio universale, capace di unire e ispirare, e anticipa altre sorprese e momenti memorabili ancora da vivere in questa magica kermesse.
E a voi, qual è il film che più vi intriga in questa edizione?
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L'Autore
Jacopo Cantoni
Laureato in Cinema presso l'Alma mater Studiorum di Bologna, mi cimento nella scrittura di articoli inerenti a questo bellissimo campo, la Settima Arte. Attualmente frequento il corso Methods and Topics in Arts Management offerto dall'università Cattolica del Sacro Cuore.
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