COP26: la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici

In questi giorni si è sentito molto parlare della COP26, ma che cos’è esattamente?

  Articoli (Articles)
  Lorena Radici
  08 novembre 2021
  4 minuti, 12 secondi

Nel mese di novembre, il Regno Unito ospita un evento che molti ritengono essere una tra le migliori opportunità mondiali per tenere sotto controllo le conseguenze dei cambiamenti climatici. Stiamo parlando della COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021.

L’ONU riunisce quasi tutti i Paesi del mondo per i vertici globali sul clima - chiamati “COP”, ovvero “Conferenza delle Parti” - da quasi tre decenni. Da allora, il cambiamento climatico è diventato una priorità globale. Quest’anno a Glasgow, in Scozia, si tiene il ventiseiesimo vertice annuale, che per questo motivo ha preso il nome di “COP26”. Il Regno Unito sta cercando di lavorare con ciascun Paese per raggiungere un accordo su come affrontare i cambiamenti climatici; i leader mondiali che partecipano al COP26 sono ben 190. Accanto ai leader mondiali partecipano anche negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini. I negoziati hanno una durata di dodici giorni.

Ma per quale motivo sono tutti concordi nel sottolineare che la COP26 abbia un’importanza cruciale?

Per capire le ragioni dell’urgenza e della straordinarietà di questa COP, è necessario fare un passo indietro e ricordare la COP21.

La COP21 si tenne a Parigi nel 2015. Durante quel vertice mondiale, successe qualcosa di molto importante: nacque l’Accordo di Parigi. Tutti i Paesi partecipanti accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi, puntando a limitarlo a 1,5 gradi. I Paesi, inoltre, si impegnarono a mobilitare tutti i fondi necessari per adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici. Con l’Accordo di Parigi, ciascun Paese si è impegnato a creare un piano nazionale con all’interno la misura della riduzione delle proprie emissioni, chiamata “contributo determinato a livello nazionale” o “Nationally Determined Contribution” (NDC). Le nazioni concordarono che ogni cinque anni avrebbero presentato un piano aggiornato che mostrasse la loro massima ambizione possibile in quel momento. Durante il COP26 - ritardato di un anno a causa della pandemia da Covid-19 - quindi, i Paesi devono presentare i piani aggiornati di riduzione delle emissioni.

Quali sono gli obiettivi cruciali della COP26?

Gli obiettivi che si dovrebbero raggiugere durante questo vertice globale sono i seguenti:

  1. Azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C: per fare ciò, ogni Paese dovrà accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone, ridurre la deforestazione, accelerare la transizione verso i veicoli elettrici, incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili.
  2. Adattarsi per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali: è necessario cooperare per mettere i Paesi colpiti dai cambiamenti climatici nelle condizioni di proteggere e ripristinare gli ecosistemi e costruire difese, sistemi di allerta, infrastrutture e agricolture più resilienti per contrastare la perdita di abitazioni, mezzi di sussistenza e persino di vite umane.
  3. Mobilitare i finanziamenti: i Paesi sviluppati devono mantenere la loro promessa di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l’anno in finanziamenti per il clima entro il 2020; anche le istituzioni finanziarie internazionali devono fare la loro parte.
  4. Collaborare: è necessario finalizzare il “Libro delle Regole” di Parigi - le regole dettagliate necessarie per rendere pienamente operativo l’Accordo di Parigi - e accelerare le attività volte ad affrontare la crisi climatica rafforzando la collaborazione tra i governi, le imprese e la società civile.

Critiche rivolte alla conferenza mondiale

Nonostante il vertice non si sia ancora concluso (è iniziato lo scorso 31 ottobre e terminerà il prossimo 12 novembre), molte critiche sono già state sollevate. In particolare, la giovane attivista Greta Thunberg ha affermato senza troppi giri di parole che la COP26 è un vero è proprio fallimento, definendola come “la celebrazione del business e del bla bla bla”. Secondo l’attivista svedese, la conferenza sul clima di quest’anno sarebbe quella che ha maggiormente escluso le voci dal basso: "La gente più colpita resta inascoltata. […] I fatti però non mentono, abbiamo bisogno di un drastico e immediato taglio delle emissioni. Ma dobbiamo cambiare fondamentalmente la nostra società. La crisi climatica nasce dal principio che chi ha di più ha il diritto di sfruttare gli altri. Ma questo non si dice alla COP, è sgradevole. Meglio ignorarlo. […] Ci dicono che siamo radicali, ma tenere il mondo verso 2,7 gradi di riscaldamento non è radicale, è folle”. Queste sono state le parole usate da Greta Thunberg durante lo sciopero del clima di Fridays for Future - tenutosi il 5 novembre Al Kelvingrove Park di Glasgow - sciopero a cui ha partecipato anche l’attivista ugandese Vanessa Nakate, che ha espresso la sua grande preoccupazione per la situazione critica dell’Africa.

Condividi il post

L'Autore

Lorena Radici

Tag

#climatechange