Dubai, una delle città più importanti degli Emirati Arabi Uniti, ha ospitato la ventottesima Conferenza delle Parti, accogliendo un ingente numero di Capi di Stato provenienti da tutto il mondo e che affronteranno scrupolosamente la questione del cambiamento climatico in corso.
Quest’anno, la Conferenza delle Parti ha voluto attirare maggiormente l’attenzione globale allo scopo di sensibilizzare sul preoccupante stato in cui versa il nostro pianeta, partendo fin dalla scelta di riunirsi proprio negli Emirati Arabi Uniti, uno dei principali produttori di petrolio; scelta che al pubblico non è di certo passata inosservata. Così come il color verde associato all'evento, e ripreso in tutto il padiglione, richiama l'ambiente; l’utilizzo di vestiti tradizionali da parte di ogni Capo di Stato indica la salvaguardia del pianeta e della sua diversità; la presenza di diverse generazioni accorse a Dubai per discutere del futuro simboleggia l’interesse verso l’eredità da lasciare ai nostri figli e nipoti. Infatti, quest'anno, per la prima volta, alla COP è stata portata la Dichiarazione Globale della Gioventù, a cui hanno partecipato 750.000 giovani intenti a dimostrare l’importanza di salvaguardare il pianeta in un futuro roseo, che sembra essere solo apparentemente lontano.
Il Presidente della COP28, Sultan Ahmed Al Jaber - nel suo discorso di apertura alla COP - si è rivolto ai Capi di Stato con l’appellativo di “Friends”, ossia amici, o asdiqa’ in arabo (أصدقاء) per accantonare momentaneamente il contesto geopolitico attuale per guardare al futuro e per comprendere quali siano le sfide da affrontare per contenere le conseguenze del cambiamento climatico. Infatti, il Ministro dell’Industria emiratino ha sottolineato più volte la necessità di una collaborazione tra gli Stati: cooperazione energetica, tecnica, economica e soprattutto umanitaria, affinché la transizione energetica sia un passo compiuto all’unisono.
Inoltre, il Presidente ha posto l’accento sulla possibilità di completare gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi tramite una frase molto chiara: “We have the power to do something unprecedented” (in italiano, abbiamo il potere di fare qualcosa senza precedenti). Il mondo attuale può porre fine all’aumento del riscaldamento globale ed essere capace di mantenerlo sotto l’1.5°C, obiettivo che è stato definito da Al Jaber come la Stella Polare da seguire e che nel cielo si muove di meno rispetto a tutti gli altri.
Da qui, la necessità di una cooperazione multilaterale è vitale per affrontare il cambiamento climatico, accelerare la transizione energetica globale e salvaguardare la sicurezza energetica internazionale, promuovendo, tra l’altro, la crescita economica sostenibile e l’industrializzazione verde. Gli obiettivi imposti dalla COP28 in merito alle energie rinnovabili includono - primo tra tutti - il taglio graduale dei combustibili fossili entro il 2030, accompagnandolo alla velocizzazione della mobilitazione dei finanziamenti necessari a implementare lo sviluppo delle energie rinnovabili. Indubbiamente cruciale è la cessazione dell'utilizzo del carbone, così come la tempestiva chiusura delle relative industrie. Questa decisione risulta essenziale poiché è ormai evidente che continuare a dipendere dal carbone, e a permettere la produzione delle sue dannose emissioni, rappresenterebbe un ostacolo insormontabile per il raggiungimento degli obiettivi ambientali prefissati.
In aggiunta a ciò, ai Paesi membri è stato chiesto un ulteriore sforzo per lo sviluppo di energie rinnovabili e per contribuire di più all’efficienza energetica, ovvero la capacità di ottenere un risultato sfruttando meno energia ma aumentandone il rendimento. Il tasso medio annuo dell’efficienza energetica dovrebbe passare dal 2% al 4% entro il 2030 e diventare il nuovo primo combustibile al mondo.
Non solo, all’interno del settore delle rinnovabili rientra lo sviluppo impellente di tecnologie di abbattimento e riduzione delle emissioni carboniche tramite la cattura della CO2 in siti di stoccaggio permanenti (ad esempio, carbon capture and storage, CCS), o riutilizzandola per fabbricare altri prodotti contenenti carbonio (carbon capture and utilization, CCU).
Infine, la Conferenza delle Parti ha posto l’accento sul timore dell’utilizzo dell’energia nucleare e dell’energia ad idrogeno. Entrambe le tipologie sono state messe in discussione per paura, soprattutto a seguito degli incidenti di Chernobyl e Fukushima, oltre a temere l’uso di queste risorse a scopo militare, come le bombe. Tuttavia, è vero che sia il nucleare che l’idrogeno si presentano come una delle principali soluzioni energetiche capaci di garantire la decarbonizzazione e la produzione di energia elettrica a basse emissioni. Infatti, si prospetta che entro il 2030 venga assicurato un portafoglio energetico diversificato per il nucleare rendendolo pronto per il mercato. Al contempo, è fondamentale sviluppare delle certificazioni ufficiali che assicurino un corretto utilizzo dell’idrogeno e che si crei un mercato energetico a esso dedicato.
Tra le risoluzioni per la decarbonizzazione e le rinnovabili, sono state firmate nuove iniziative tra i Paesi e tra le aziende, come il pacchetto energetico per accelerare la transizione che rientra nel Global Decarbonization Accelerator (GDA), cioè un programma che mira a decarbonizzare la maggior parte dei settori facilitando investimenti, infrastrutture e politiche anche nei Paesi meno sviluppati. Con lo stesso obiettivo compaiono anche: l’Industrial Transition Accelerator (ITA) per la decarbonizzazione nei settori ad alte emissioni e nei trasporti, e la Carta per la Decarbonizzazione del petrolio e del gas (OGDC) - firmata principalmente da società petrolifere tra cui l’italiana Eni - che garantisce una riduzione delle emissioni carboniche durante i processi di estrazione, produzione e raffinazione dei combustibili fossili.
Nonostante il convincimento ispirato dal discorso iniziale della 28° Conferenza delle Parti, Al Jaber è caduto in un’enorme polemica durante un’intervista con l’ex Presidente irlandese Mary Robinson, in cui pare aver negato l’esistenza di una scienza dietro il taglio dei combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale. Oltre ad essere il Ministro dell’Industria degli EAU, Al Jaber è anche il CEO di ADNOC, l’azienda petrolifera emiratina che ha come slogan “Maximum Energy, Minimum Emissions” (in italiano, massima energia, minime emissioni). Infatti, gli Emirati Arabi Uniti, così come gli altri produttori di combustibili fossili, tentano di comprendere come diversificare il proprio settore energetico ed economico per affrontare la transizione energetica. Tuttavia, non tutti i petro-Stati si sono ritrovati ad essere d’accordo sul taglio dei combustibili fossili: Cina, Arabia Saudita e Russia si sono opposti, ed è una scelta importante considerando che la prima ha aperto nuove centrali a carbone quest'anno; la seconda è la principale società petrolifera al mondo (Saudi Aramco); la terza è la principale produttrice di gas a livello mondiale (Gazprom).
Nonostante ciò, a far riflettere sulla questione climatica è António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, che ha chiaramente indicato il 2030 come l'anno entro il quale attuare un taglio netto all’utilizzo di combustibili fossili, e non una semplice riduzione o rallentamento della produzione di essi. Infine, Al Jaber ha sottolineato la necessità di comprendere la gravità della situazione e di accelerare i progressi per garantire acqua e aria pulite, cibo salutare e opportunità economiche alle generazioni future.
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L'Autore
Federica Luise
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