Crowdinvesting: metodi di finanza alternativa per garantire la crescita delle PMI

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  Redazione
  13 maggio 2021
  4 minuti, 7 secondi

Poiché la finanza alternativa continua a guadagnare popolarità in Europa, il crowdinvesting sta diventando oggi sempre più mainstream. Tuttavia, in molti non ne hanno ancora sentito parlare, di cosa si tratta esattamente?

Il crowdinvesting si verifica quando molti investitori finanziano un progetto per interesse e/o opportunità, ed ognuno fornisce un piccolo contributo finanziario in proporzione al capitale totale richiesto, proprio come una raccolta fondi online. Nel tempo però, l'investitore riceve in cambio l'importo pagato più gli interessi. Questa è la differenza più importante rispetto al crowdfunding, in cui l'investitore riceve solitamente una retribuzione in natura. Il crowdinvesting è pertanto caratterizzato da una forte connotazione imprenditoriale in senso stretto, essendo nato principalmente come uno strumento di microfinanza per consentire nuove forme di investimento per le start-up. È una modalità molto interessante, perché semplice, flessibile e con una capacità di raccolta importante, che ben si adatta anche alla dimensione della scale-up.

Quando un’azienda si trova nella fase di crescita e non più in quella di avvio tende ad avere maggiori necessità di capitale. In soccorso delle PMI, proprio per facilitare la fase della crescita, nel corso dell’ultimo decennio sono state introdotte in Italia diverse formule semplificate, sia fronte bond che equity: un esempio sono i minibond, i quali rendono l’emissione del debito accessibile anche alle aziende più piccole, a seguire incontriamo poi il mercato Aim, listino alternativo di Borsa Italiana, dedicato alle piccole e micro-attività produttive. Come sono state utilizzate?

A regalarci una fotografia della situazione è il secondo report italiano sul crowdinvesting, pubblicato a luglio dall’Osservatorio sul crowdfunding della School of Management del Politecnico di Milano. Nel periodo 2012-2020 sono state 671 le aziende che hanno collocato dei minibond e 409 di queste erano PMI. Solo nel 2020 infatti le PMI sono state in grado di raccogliere circa 448 milioni di euro, tuttavia la dimensione media della singola emissione è stata, nell’arco dell’intero anno, solo di 4,59 milioni. La situazione non è molto diversa per il mercato Aim, dove la raccolta media appare anche in questo caso piuttosto bassa: 6,5 milioni di euro.

I numeri presentati non rappresentano certo cifre da capogiro, soprattutto in virtù di quelle che erano state le previsioni iniziali nel 2012, basti pensare che per i soli minibond era stata presentata una soglia di circa 50 milioni di euro, ben diversa dai 4,59 milioni mediamente raccolti. Perciò, cominciare a valutare anche forme di investimento alternative non appare poi così sbagliato, soprattutto in un periodo dove la digitalizzazione ormai fa da padrone. Certo, oggi la media per singola campagna, relativamente al crowdinvesting, è ancora molto bassa, circa 200 mila euro, ma non sono mancate singole raccolte milionarie come per e-Novia, che ha raccolto ben 8 milioni di euro in pochi giorni. Il crowdinvesting ha pertanto un grandissimo potenziale ma non dovrebbe essere inteso come un sostituto dei minibond e del mercato Aim, potrebbe invece più semplicemente essere visto come uno strumento aggiuntivo che possa dare alle PMI possibilità alternative di crescita.

Inoltre, il crowdinvesting offre, rispetto alle sue alternative più istituzionali, tutta una serie di vantaggi molto interessanti:

Costi ridotti

Per lanciare una campagna di raccolta fondi, non si devono sostenere costi relativi all’advisory e alla reportistica post Ipo. I costi di quotazione su Aim ammontano in media al 5% del valore dell’Ipo e, anche con il credito d'imposta che consente di recuperare il 50% per le quotazioni fino a fine 2021, sono generalmente superiori alle tasse di una campagna di crowdinvesting.

Flessibilità

Rispetto ad Aim, il crowdinvesting consente maggiore flessibilità nella gestione degli investitori e prevede obblighi di reportistica più snelli.

Velocità

Per quanto agile e semplificato, il processo di ammissione su Aim richiede comunque molti passaggi. La stessa Borsa Italiana indica un tempo superiore alle 40 settimane per impostare e realizzare l’intero processo. Una campagna di crowdinvesting si prepara in un tempo minimo di quattro settimane e in 30-45 giorni consente di raccogliere un capitale che può arrivare fino a 8 milioni, secondo la legge.

Possibilità

Infine, il crowdinvesting ci permette di finanziare progetti che altrimenti rimarrebbero irrealizzati, questo perché nonostante la fattibilità tecnologica e finanziaria, i volumi sono spesso troppo piccoli per gli investitori istituzionali. Questo è proprio uno degli obiettivi del crowdfinance in generale: intervenire quando la finanza tradizionale non è adatta o non è disponibile.

In conclusione, il crowdinvesting è in forte crescita ed ha un potenziale enorme che potrebbe facilitare di molto la crescita di un settore che in Italia è fondamentale, ovvero quello delle piccole e medie imprese. Garantire forme alternative di investimento, senza eliminare quelle già esistenti ma anzi potenziandole, potrebbe essere la soluzione migliore per assicurare la ripartenza di un’economia, come quella italiana, tra le più colpite dalla pandemia.

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a cura di Stefano Cavallari 

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