Danimarca: spirali contraccettive impiantate senza consenso alle donne inuit

Oggi 67 di loro chiedono un risarcimento al governo danese

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  Chiara Giovannoni
  12 ottobre 2023
  4 minuti, 12 secondi

Tra gli anni Sessanta e Settanta la Danimarca ha messo in atto una politica di limitazione delle nascite sulla popolazione Inuit, andando a impiantare a migliaia di giovani donne dispositivi di contraccezione senza il loro consenso. Oggi 67 di queste donne chiedono un risarcimento di circa 40 mila euro ciascuna per il danno subito. La prima a denunciare i fatti è stata Naja Lyberth, vittima della politica da adolescente quando, durante una visita medica a scuola, le fu impiantata una spirale contraccettiva senza il consenso suo o dei suoi genitori.

Gli inuit, conosciuti in Europa con il termine “eschimesi”, vivevano e vivano tuttora nelle regioni artiche e antartiche del pianeta. Oggi al posto di eschimesi, termine dal significato dispregiativo in quanto significa “coloro che mangiano carne cruda”, viene utilizzato il termine inuit, nella lingua inuktitut “il popolo”. Gli inuit rappresentano oggi l’89% della popolazione totale della Groenlandia, che si aggira intorno alle 57mila persone. L’isola, la più grande, nonché l’area più a nord del mondo, è divenuta parte del regno danese tramite formula dell’unione personale nel 1953. Grazie a quest’ultima, Groenlandia e Danimarca condividono il capo di Stato mantenendo però autonomia di istituzioni e di governo. La lontananza ha sempre permesso a questo popolo di vivere in un isolamento quasi totale fino all’arrivo delle flotte baleniere nel secolo scorso. Da allora la Danimarca ha cercato di “portare la civilizzazione al popolo inuit, in modo che permettesse loro di sopravvivere come popolo” spiegava il Dipartimento per l’amministrazione della Groenlandia nel 1952.

Secondo gli archivi nazionali, la pratica di inserimento, senza consenso di dispositivi di contraccezione, ha portato tra il 1966 e il 1970 all’impianto di più di 4500 spirali contraccettive in giovani donne inuit senza il loro consenso per un totale del 35% delle donne inuit per la fine del 1969. Questa prassi, ufficialmente terminata nel 1975, durò in realtà per molti anni a venire. I dispositivi impiantati, in molti casi, risultarono troppo grandi per i corpi delle ragazze, spesso bambine, andando a causare seri problemi di salute, da dolori acuti, a emorragie interne e infezioni addominali, e in alcuni casi, anche all’infertilità. Molte donne rimasero per decenni all’oscuro di aver subito questa pratica, finché i dispositivi non vennero trovati da altri ginecologi.

La storia di Naja Lybert e di tutte le altre donne sottoposte a questo trattamento è emersa nel 2022 grazie a Spiralkampagnen, La Campagna della Spirale, un podcast prodotto dalla tv danese. Quest’ultima è riuscita a trovare documenti relativi al programma del governo danese volto a limitare le nascite della popolazione inuit per risparmiare sul welfare. La campagna, definita Danish Coil Campaign, portò al dimezzamento del tasso di natalità in Groenlandia. In seguito al clamore suscitato dalla presa di coscienza di questi eventi, il governo danese ha istituito una commissione d’inchiesta per far luce sulle vicende che avvennero tra il 1960 e il 1991, anno in cui il sistema sanitario dell’isola divenne autonomo. La promessa di Copenaghen è quella di pubblicare l’esito delle indagini nel 2025. Molte vittime della campagna hanno però già espresso la loro contrarietà sui tempi di attesa. La stessa Naja Lybert ha spiegato: “Stiamo invecchiando. Le più anziane tra noi, che avevano la spirale negli anni ’60, sono nate negli anni ’40 e si avvicinano agli ottanta anni. Non possiamo più aspettare”.

La Danimarca si è già trovata negli scorsi anni a fare i conti con le conseguenze delle politiche di limitazione della popolazione inuit messe in atto nel secolo scorso. Lo scorso anno il governo dovette scusarsi e pagare un compenso a 6 inuit che erano stati portati via dalle loro famiglie negli anni 50 come parte di un piano per la costruzione di una élite di lingua danese in Groenlandia. Il progetto allora prevedeva la separazione di 22 bambini tra i sei e i dieci anni dalle loro famiglie inuit per essere educati in Europa. L’obiettivo finale era quello di poter facilitare da adulti una modernizzazione della società groenlandese. Dei 22 bambini, solo 16 fecero ritorno in Groenlandia l’anno successivo, gli altri vennero adottati da famiglie danesi. Al rientro, vennero obbligati a vivere in un orfanotrofio per preservare le abitudini e la lingua imparate in Danimarca. Questo portò a un forte allontanamento dei bambini non solo dalla loro cultura, ma dalle famiglie e dalla comunità. Come nel caso delle donne a cui venne impiantato la spirale contraccettiva, i bambini parte dell’esperimento rimasero spesso all’oscuro del reale motivo per cui da piccoli erano stati separati dalla famiglia. I fatti, anche in questo caso, emersero solo in seguito a ricerche all’archivio nazionale.

Fonti utilizzate per il presente articolo

https://www.repubblica.it/esteri/2023/10/03/news/danimarca_sotto_accusa_spirale_donne_groenlandia_anni_70_risarcimenti-416644149/

https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2023/10/03/groenlandia-danimarca-donne-risarcimenti

https://www.bbc.com/news/world-europe-66990670#

https://www.storicang.it/a/lotta-perenne-degli-inuit-per-sopravvivere_15037

https://www.ilpost.it/2020/12/09/groenlandia-danimarca-bambini-inuit/

https://www.ilpost.it/2023/10/02/donne-groenlandia-danimarca-diritti-riproduttivi/

https://www.groenlandia.it/articoli/inuit-le-popolazioni-del-nord-della-terra

https://www.lastampa.it/esteri/2017/04/06/news/danimarca-l-integrazione-fallita-per-il-popolo-degli-inuit-1.34613457/

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L'Autore

Chiara Giovannoni

Chiara Giovannoni, classe 2000, è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo sviluppo presso l’Università Roma3.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione dei diritti umani e alla cooperazione.

E’ volontaria presso un’organizzazione no profit che si occupa dei diritti dei minori in varie aree del mondo.

In Mondo Internazionale ricopre la carica di autrice per l’area tematica Diritti Umani.

Categorie

Diritti Umani

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Inuit Contraccezione Senza Consenso danimarca Groenlandia