Fabbricazione di microchip: il caso del Messico

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  Redazione
  15 settembre 2023
  12 minuti, 21 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, Studioso di geopolitica e Componente del Comitato per lo sviluppo di Mondo Internazionale APS

L’ultima strategia adottata da Washington è quella di spostare la catena di produzione dei semiconduttori lontano dalla Cina Popolare.

Il momento di svolta risale a circa un anno fa, allorché il Congresso americano ha approvato l’atto legislativo “CHIPS and Science Act” nel quale è stato deliberato di delocalizzare geograficamente la produzione di tali prodotti - essenziali nella fabbricazione degli odierni prodotti elettronici e informatici - in un territorio adiacente geograficamente e politicamente agli Stati Uniti.

Il fatto

Grazie agli incentivi previsti dal CHIPS Act, l’intensificarsi delle tensioni politico-economiche tra Cina Popolare e Stati Uniti, accompagnate dall’imposizione di severi controlli sulle esportazioni hanno incoraggiato molte aziende tecnologiche multinazionali a trasferire la produzione e l’assemblaggio dei componenti al di fuori della Cina.

Fino ad ora, ciò ha significato e comportato una maggiore enfasi su altri Stati dell’Asia: alcune aziende multinazionali stanno da tempo aumentando progressivamente la loro fornitura proveniente da paesi alternativi come il Vietnam e la Tailandia che già dispongono di un solido sistema di fornitori di elettronica, di un significativo know-how e, non in ultimo, di forza lavoro a basso costo.

Gli stessi stanno investendo maggiormente anche in India.

I mutamenti in Asia

La seria intenzione verso la diversificazione produttiva in Asia, tuttavia, ha fatto sì che il Messico, il principale partner commerciale dell’America e il suo più importante partner manifatturiero, sotto il profilo storico sia stato ampiamente trascurato finora.

Secondo una valutazione di ordine strategico, è stata sicuramente una preziosa occasione mancata, dovuta più che altro alle tensioni intercorrenti con gli USA per l’urente quanto cronico contrasto verso le torme di migranti clandestini, diretti a decine di migliaia verso gli USA passando per il territorio messicano.

L’emisfero occidentale merita maggiore attenzione mentre Washington cerca di proteggere meglio la più ampia catena di fornitura dell’elettronica.

Lo sviluppo di tali capacità, stavolta regionali, conferisce ai detentori un potente strumento capace di limitare grandemente i rischi di approvvigionamento, oggi incentrati prevalentemente sull’Asia e, in caso di un grave conflitto tra Cina e Stati Uniti, una catena di approvvigionamento intra-emisferica sarebbe molto meno suscettibile a tali pericolose interferenze.

All’inizio è sembrato che il Messico sarebbe un ottimo candidato per iniziare a ricoprire un ruolo chiave in questo cruciale processo innovativo sotto il profilo industriale e strategico.

Sebbene il Messico non sia stato storicamente conosciuto per la produzione di tecnologie elevate, è divenuto un attore fondamentale in altri considerevoli e suggestivi settori manifatturieri avanzati come quello automobilistico, aerospaziale e dei dispositivi ad uso medico-sanitario.

Il paese ospita già diversi impianti di assemblaggio e confezionamento di semiconduttori e ha un elevato numero di utenti industriali finali ad alto utilizzo di chip.

Inoltre, il Messico e gli Stati Uniti hanno una forte rete di rapporti produttivi che potrebbe essere facilmente adattata ad alcuni segmenti della catena di fornitura dei chip. E la sua forza lavoro, relativamente a basso costo, è di fatto più economica di quella cinese, secondo alcuni parametri, rendendo gli investimenti in questo paese attraenti per tutte le lavorazioni di assemblaggio. Gli stessi sono troppo costosi da intraprendere negli Stati Uniti e Canada.

Allo stesso tempo, a differenza dei partner asiatici, Il Messico ha un accordo di libero scambio datato e intenso con gli Stati Uniti, che ha resistito alle controversie politiche e alle amministrazioni presidenziali di entrambi i partiti. Condivide inoltre un confine di oltre 3.000 Km e ben 48 valichi terrestri, rendendolo meno vulnerabile alle interruzioni di natura logistica.

Al contrario, ci sono ostacoli significativi per rendere il Messico un protagonista più importante nelle catene di approvvigionamento di chip e tecnologie avanzate. Nel paese mancano le reti esistenti di imprese ad alta tecnologia dei suoi rivali asiatici. Finora gli investimenti in questo settore sono stati scarsi.

Nella situazione attuale, al fine di far evolvere questo processo, , i leader politici e imprenditoriali americani e messicani hanno necessità di una strategia più decisa e chiara per attrarre larghi investimenti nel settore industriale dei semiconduttori. Tuttavia, dando spazio a tali attività, i vantaggi economici sia per l’industria messicana che per la sicurezza della catena di approvvigionamento statunitense, sarebbero più che corposi e remunerativi.

L’attuale allontanamento su larga scala dalle operazioni di assemblaggio attualmente incentrate sulla Cina offre un’opportunità unica per creare una catena di fornitura pressoché totalmente nordamericana di semiconduttori ed elettronica completamente sufficiente ed integrata.

PRODOTTO IN ASIA

Nonostante il forte coinvolgimento degli Stati Uniti in molti segmenti dell'industria dei chip, attualmente non esiste quasi alcun imballaggio o assemblaggio di semiconduttori nel paese e molto poco in qualsiasi altra parte dell'emisfero occidentale.

Gli Stati Uniti mantengono un ruolo di primo piano nei segmenti ad alto investimento ed intensità di ricerca e di sviluppo dell’industria dei semiconduttori, tra cui la progettazione di chip innovativi e le apparecchiature da adattare alla loro produzione.

Il CHIPS Act ha lo scopo precipuo e strategico di incrementare la quantità e qualità della fabbricazione di chip negli Stati Uniti e a seguire in tutto l’Occidente.

La gestione dell’ATP

Né gli Stati Uniti né alcun paese dell’emisfero occidentale svolgono un ruolo importante nelle fasi finali del processo di produzione dei chip – assemblaggio, test di qualità e confezionamento (ATP) – tramite i quali i semiconduttori vengono esaminati e assemblati in confezioni sofisticate.

Attualmente e non senza aver espresso tante valutazioni superficiali e poco lungimiranti, l’Occidente produce pochi impianti di assemblaggio dei sistemi elettronici avanzati, che tuttavia richiedono numerosi chip.

Al momento, gli Stati Uniti detengono soltanto il 3% della quota di mercato globale dell’ATP dei semiconduttori, una cifra che crescerà sicuramente grazie agli investimenti del CHIPS Act nel segmento. Non hanno quasi alcuna quota nell’ambito mercato dei circuiti stampati, utilizzati per collegare i chip a dispositivi esterni, e una quota minima in altri componenti elettronici critici ma spesso a bassa tecnologia.

Solo il Canada ospita una piccola industria ATP specializzata in assemblaggi avanzati, un insieme di tecniche sofisticate utilizzate per aumentare le prestazioni. In assoluto, la sua quota di mercato è però davvero ridotta.

Per quanto riguarda il Messico, il paese ospita solo quattro strutture ATP, gestite dai produttori americani di chip quali Texas Instruments, Infineon e Skyworks (che ne gestisce due). Al contrario, l’Asia controlla ben l’81% dell’attività dell’ATP nel settore dei semiconduttori, di cui il 38% solo in Cina.

Molte aziende tecnologiche saranno tentate di continuare a fare affidamento sui rifornimenti asiatici.

Limitando tale considerazioni all’ambito dello smartphone. I suoi chip primari, che figurano anche tra i componenti in possesso del maggior valore qualitativo aggiunto, sono il più delle volte prodotti a Taiwan e in Corea. Gli stessi vengono generalmente inviati per l'imballaggio a Taiwan, nel sud-est asiatico prima di essere assemblati in Cina per la fabbricazione finale di uno smartphone.

I processi di confezionamento dei semiconduttori e di assemblaggio dei dispositivi finali sono stati tradizionalmente considerati ad alto impiego di manodopera e a basso valore aggiunto. Di conseguenza, per decenni, gran parte di questa industria è stata delocalizzata nei paesi asiatici.

Ora, la situazione geostrategica mondiale è profondamente cambiata: mentre crescono le tensioni tra Pechino e i suoi principali partner commerciali e mentre la politica economica cinese diventa meno favorevole agli investitori stranieri, le aziende occidentali si trovano sempre più a disagio per la loro elevata dipendenza dalla Cina. Per gli stessi motivi, stanno riconsiderando radicalmente l’utilizzo della Cina Popolare come fonte industriale di componenti elettronici (però) più semplici.

Da Apple a Hewlett-Packard, tra le maggiori multinazionali dell’elettronica, stanno già sviluppando attività di assemblaggio al di fuori della Cina. Ma a causa del dominio dell’Asia, molte aziende saranno tentate di continuare a fare affidamento sull’Asia per i processi ATP, nonostante i miliardi di dollari di nuovi investimenti spesi nella capacità produttiva di chip negli USA.

In effetti, anche se la produzione statunitense di semiconduttori aumentasse in quantità significativa a seguito del CHIPS Act, molti di questi elementi prodotti negli Stati Uniti potrebbero essere spediti comunque alle fabbriche dell’Asia orientale per l’assemblaggio del prodotto finito.

Naturalmente, è oltremodo necessario l’approfondimento degli accordi vigenti tra gli Stati Uniti e le industrie elettroniche degli alleati in quanto l’avere a che fare con eventuali partner asiatici non è di per sé ancora un problema.

Ma il fatto che la produzione americana di chip si espanderà in stati come l’Arizona e il Texas, insieme al deterioramento delle relazioni politiche tra Cina e Stati Uniti, solleva la questione del perché parte di questo lavoro di confezionamento e assemblaggio non possa avvenire in località prospicienti a casa propria.

DALLE AUTO ALLE PATATINE

Prescindendo dalla sua stretta vicinanza geografica agli Stati Uniti, il Messico potrebbe diventare un partner interessante nella rinnovata catena di fornitura dei semiconduttori statunitense per molteplici e ulteriori ragioni.

In primo luogo, è ben integrato in altre catene di approvvigionamento manifatturiero internazionali, rafforzate dall’accordo USA-Messico-Canada del 2020 (USMCA).

Inoltre, il Messico ha 12 accordi di libero scambio con le principali economie democratiche tra cui l’Unione Europea e il Giappone. E dispone di una forza lavoro davvero numerosa ed appetibile per via del basso costo del lavoro.

La forza della relazione USA-Messico fornisce un’altra ragione convincente: nonostante le numerose sfide bilaterali, il Messico è uno dei partner più stretti degli Stati Uniti, con profondi legami economici, culturali e diplomatici difficili da eguagliare. A riprova di ciò basta considerare gli oltre 100 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri da parte di aziende statunitensi nel territorio messicano.

In mancanza dell’ecosistema elettronico profondo che esiste in Asia, i produttori messicani devono pagare prezzi più alti per ottenere forniture locali o, più spesso, importare più semplicemente componenti dalla produzione asiatica.

Tuttavia, i progressi limitati su diversi fronti suggeriscono un crescente interesse tra i funzionari statunitensi e messicani per lo sviluppo del potenziale produttivo e tecnologico del paese.

Nel settembre 2021, i governi degli Stati Uniti e del Messico hanno formato un gruppo di lavoro sulla catena di fornitura dei semiconduttori nell’ambito del rilancio del dialogo economico di alto livello tra i due, un passo che ha aperto la discussione sulle opportunità e sulle vulnerabilità degli investimenti bilaterali.

Più recentemente, insieme al Canada, gli Stati Uniti e il Messico hanno annunciato una serie di iniziative, stavolta trilaterali, per costruire catene di fornitura di semiconduttori nordamericane ed espandere la cooperazione sulla formazione e sviluppo di una forza lavoro specializzata e completa.

Le catene di fornitura USA-Messico potrebbero essere facilmente adattate ai semiconduttori.

Rimangono sicuramente sfide importanti da affrontare e superare. Il Messico attualmente non può ancora competere sul costo del lavoro e dell’energia con i rivali asiatici. Inoltre, i governi asiatici forniscono sussidi e incentivi di stato significativi che le amministrazioni messicane, storicamente, non sono state né disposte né in grado concretamente di eguagliare.

Anche laddove il governo messicano ha offerto pacchetti di investimenti favorevoli, questi non sono sempre stati ben concepiti e strutturati e pertanto accettati.

I funzionari hanno lanciato gli incentivi fiscali dell'iniziativa annunciati all'inizio di quest'anno ai produttori di semiconduttori. Le aziende del settore non hanno mostrato molto interesse, considerati i tempi di sviluppo decennali del programma e la distanza della regione sia dalle strutture che dagli utenti finali, messicani e statunitensi.

Manca inoltre una base formativa dei lavoratori altamente specializzati, necessari per gestire i nuovi e sofisticati impianti di microelettronica. Ragione per la quale occorrono adeguati programmi di formazione, assistenza tecnica e sviluppo di specifici programmi di studio.

E’ il momento del Messico ??

Cosa è necessario per rendere il Messico un protagonista più importante e concreto negli sforzi degli Stati Uniti per la ristrutturazione delle catene di fornitura dei semiconduttori ?

Innanzitutto, il governo messicano ha l’urgenza di avviare una strategia più chiara e determinata anche sotto il profilo della sicurezza per attrarre più agevolmente le complesse strutture ATP e per la produzione dei microcomponenti elettronici.

Dal 2021 gli sforzi sono stati discontinui a causa di disaccordi politici, cambiamenti di leadership e priorità che hanno interferito pesantemente.

In seguito al lancio avviato dalla “North American Semiconductor Conference” ora sembrano guadagnare fiducia e slancio e potrebbero essere pronti per una svolta effettiva dopo le elezioni politiche messicane del 2024.

Oltre allo sviluppo della forza lavoro e agli investimenti nell’energia pulita, Il Messico deve offrire sussidi e incentivi più consistenti se vuole competere con i paesi asiatici.

In secondo luogo, gli Stati Uniti dovrebbero essere pronti a fornire aiuto se il Messico riuscisse a dimostrare una più coerente volontà politica. Il fondo ITSI (di supporto ai salari e alle spese) del Dipartimento di Stato dovrebbe essere utilizzato per rafforzare la collaborazione tra Stati Uniti e Messico sempre ché il Messico metta a punto una strategia più forte ed efficace sui semiconduttori.

Infine, gli Stati Uniti e il Messico dovrebbero lavorare in sinergia sia a livello economico che diplomatico bilaterale con il governo canadese per la promozione della competitività dell’intero Nord America, migliorando, ad esempio, le infrastrutture di frontiera tra Stati Uniti e Messico e modernizzando ulteriormente i porti di ingresso già esistenti.

Sia Washington che il Messico devono attuare gli impegni dell’USMCA, compresa la procedura da seguire per la risoluzione delle controversie e la modernizzazione delle dogane: esse aumenteranno la fiducia degli investitori e semplificheranno lo sdoganamento delle merci.

Il governo messicano dovrà anche affrontare le problematiche relative ai problemi della sicurezza in quanto tranquillizzeranno le aziende straniere sulla stabilità del Paese: questa è la conditio sine qua per sostenere i cospicui investimenti su larga scala e i rischi relativi sia al personale che ai delicati processi legati alla produzione.

Un’industria elettronica più grande fornirebbe la spinta più che necessaria alla stabilità economica e politica del paese.

Gli interessi degli USA

Anche gli Stati Uniti hanno cospicui interessi da tutelare. A causa del CHIPS Act e di leggi analoghe promulgate anche in Europa, Giappone e altrove, il panorama della produzione di semiconduttori sta profondamente cambiando.

Occorre pensare all’intero processo di produzione. Anche se la produzione di chip venisse delocalizzata, gli Stati Uniti non avrebbero comunque raggiunto la necessaria resilienza che cercano finché anche l’imballaggio dei semiconduttori e l’assemblaggio dei dispositivi finali rimarranno ancora sostanzialmente ancorati in territorio cinese.

Diversi paesi possono contribuire a rinnovare la catena di fornitura dell’elettronica. Il Messico, ovvero il più grande partner commerciale degli USA dovrebbe far parte di questo intento.

Altri paesi come il Nicaragua e il Costarica stanno alla porta nell’attesa di essere coinvolti in questo vasto e proficuo progetto.


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