Nel corso del 2023 e ancora nel 2024, l’America Latina e i Caraibi hanno affrontato impatti climatici devastanti, amplificati dal riscaldamento globale, che hanno provocato la morte di centinaia di persone e danneggiato gravemente ecosistemi ed economie locali. Secondo il rapporto annuale pubblicato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), il cambiamento climatico ha avuto un impatto significativo su salute, sicurezza alimentare ed energetica, e sviluppo economico nella regione. Il 2023 ha visto una serie di eventi estremi come siccità, incendi, alluvioni e temperature in aumento. L'uragano Otis ad esempio, che ha colpito duramente Acapulco ad ottobre, è stato uno degli eventi più catastrofici, trasformandosi in sole 12 ore da tempesta tropicale a uragano di intensità senza precedenti, causando la morte di oltre 50 persone e danni per miliardi di dollari. Inoltre, la siccità ha ridotto alcuni fiumi dell’Amazzonia a livelli record, influenzando anche il traffico nel Canale di Panama.
Effetti devastanti sulle tribù indigene
Il cambiamento climatico ha un impatto sproporzionatamente maggiore sulle tribù indigene dell'America Latina. Queste comunità dipendono in gran parte da risorse naturali ed ecosistemi per la loro sopravvivenza, e vivono spesso in aree particolarmente vulnerabili a eventi climatici estremi. La distruzione delle foreste, la perdita di biodiversità e le alterazioni nei cicli dell’acqua mettono a rischio la sicurezza delle minoranze, sia alimentare che idrica. Le tribù indigene, inoltre, hanno meno accesso a infrastrutture e servizi di emergenza, rendendo ancora più difficile per loro affrontare e riprendersi dai disastri climatici.
Le comunità indigene in Amazzonia, ad esempio, sono state duramente colpite dalla siccità e dagli incendi forestali, che hanno devastato vaste aree di foresta pluviale, fondamentale per il loro sostentamento e la loro cultura. Gli incendi nel Pantanal in Brasile, la più grande zona umida del mondo, hanno distrutto habitat cruciali e risorse naturali vitali per le tribù locali. Queste popolazioni, spesso emarginate socialmente ed economicamente, sono tra le più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico e hanno poche risorse per adattarsi ai cambiamenti ambientali.
Alluvioni, siccità, uragani e incendi
Nel 2023, le ondate di calore estreme hanno colpito anche le aree oceaniche, innalzando la temperatura dell’acqua di tre gradi e mezzo Celsius rispetto alla norma. L'agricoltura e la sicurezza alimentare sono state duramente colpite. Si stima che 13,8 milioni di persone abbiano sofferto di crisi alimentare, soprattutto in America Centrale e nei Caraibi.
Nel 2024, Città del Messico, una delle città più grandi del mondo, sta affrontando la crisi idrica più grave della sua storia recente, a causa della siccità, delle alte temperature e della scarsità di precipitazioni. Attualmente, il 70% dell’acqua della città proviene da pozzi locali, mentre il restante 30% arriva dal sistema Cutzamala, un complesso di dighe, bacini idrici e impianti di depurazione che preleva l’acqua da centinaia di chilometri di distanza.
El Niño e La Niña
Questi cambiamenti repentini che spaziano da gravi siccità a violente alluvioni e inondazioni, sono il risultato delle transizioni pluriennali dei fenomeni El Niño e La Niña. Quest’ultimi rappresentano le variazioni delle temperature delle acque del Pacifico. El Niño è la fase calda, caratterizzata da un anomalo riscaldamento delle acque superficiali nel sud del Pacifico, mentre La Niña è la fase fredda, con un forte raffreddamento delle acque. Questi fenomeni si verificano a cadenza irregolare (ogni due-sei anni) e durano 9-12 mesi.
Il Brasile è stato uno degli Paesi più colpiti: inondazioni e smottamenti hanno causato numerose vittime e perdite economiche, oltre alle condizioni igieniche precarie che hanno aumentato il rischio di epidemie come colera, epatite e dengue. Paesi come Brasile, Perù, Bolivia, Paraguay e Argentina hanno inoltre registrato le temperature più alte di settembre, con incendi che hanno devastato molte regioni, vittime di questa ondata di calore portata da El Niño.
Lo Stato brasiliano di Mato Grosso do Sul sta affrontando tutt’ora i peggiori incendi forestali dal 2020, portando lo Stato brasiliano a dichiarare “emergenza ambientale”; lo Stato di Rio Grande do Sul invece, sta ancora recuperando dalle inondazioni che hanno colpito il 90% dei suoi comuni all'inizio di maggio 2024, causando 163 morti.
Nel nord dell'Uruguay, oltre 2.000 persone sono state sfollate a causa delle piogge. Parti dell'Ecuador hanno affrontato blackout elettrici fino a 13 ore a causa della crisi idrica che ha lasciato quasi vuoti i principali bacini idroelettrici.
In sintesi, gli effetti del cambiamento climatico e dei fenomeni climatici estremi come El Niño e La Niña hanno causato devastazione e sofferenza in America Latina e nei Caraibi, mettendo in evidenza l'urgenza di affrontare il riscaldamento globale e mitigare i suoi impatti sulla regione.
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L'Autore
Alessia Boni
Alessia Boni è originaria di Modena, Emilia-Romagna ed è nata il 13 giugno 1998. Ha una profonda passione per la politica internazionale, l'economia, la diplomazia, le questioni ambientali e i diritti umani.
Alessia ha conseguito una laurea in Relazioni internazionali e Lingue straniere, con un semestre trascorso come studentessa di scambio per il programma Overseas in Argentina presso l'Universidad Austral de Buenos Aires, dove ha sviluppato il suo profondo interesse per l'America Latina.
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