I cambiamenti climatici nel Mediterraneo minacciano la vita marina e la nostra società

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  Alessia Bernardi
  13 febbraio 2024
  4 minuti, 3 secondi

Il Mediterraneo, cuore pulsante di una ricca biodiversità e crocevia di culture millenarie, sta affrontando una crisi climatica senza precedenti che minaccia gravemente il suo fragile ecosistema marino. Gli effetti combinati dei cambiamenti climatici, dell'inquinamento e dell'attività umana stanno mettendo a dura prova la resilienza del mare nostrum, con ripercussioni che si estendono ben oltre i confini delle sue acque. Una delle preoccupazioni più gravi è legata al fitoplancton, la base della catena alimentare marina. Quest’ultimo, è un insieme di microrganismi fotosintetici fondamentali per la vita del nostro pianeta, sia perché garantiscono gran parte della produzione di ossigeno in mare e anche parte di quello atmosferico, sia perché, come già sopracitato, rappresentano la base della rete alimentare degli organismi acquatici. Grazie al loro ruolo essenziale nell'ecosistema marino e alla loro elevata sensibilità ai parametri ambientali, i cetacei rappresentano un indicatore cruciale per valutare la salute del mare. Infatti, monitorando il comportamento e la presenza di queste creature, è possibile ottenere informazioni dettagliate sugli impatti dei cambiamenti climatici sull'ambiente marino, contribuendo così a una comprensione più approfondita della sua dinamica e salute complessive.

Effettivamente, il riscaldamento globale, le variazioni dei modelli meteorologici e la riduzione dell’ossigeno nelle profondità marine stanno influenzando la distribuzione e l'abbondanza di queste microscopiche piante marine. Questa riduzione è attribuita principalmente all'aumento della temperatura dell'acqua e alla diminuzione della circolazione oceanica, fenomeni collegati proprio ai cambiamenti climatici. La mancanza di ossigeno, nota come ipossia, può portare a uno stato di anossia, un ambiente in cui molte specie marine non possono sopravvivere, causando la morte di ampie aree del fondale marino. Tra le principali specie che stanno scomparendo nel Mediterraneo, troviamo i pesci di commercio, crostacei e molluschi. Tale problema, segna una crisi ampia anche per il settore commerciale che trae guadagno dalla pesca e vendita di tali specie. A questo, si aggiungono le specie che si stanno estinguendo per via dell’inquinamento dei mari, come per esempio tartarughe marine e focene, le quali possono ingerire erroneamente plastiche e rifiuti o rimanere intrappolate in reti da pesca, causando danni interni ed esterni. Di conseguenza, gli ecosistemi unici del Mediterraneo, con le loro specie endemiche, rischiano di scomparire a causa dell'innalzamento delle temperature e dell'acidificazione degli oceani. Tali fattori influenzano la capacità delle specie marine di adattarsi e si traducono in un aumento delle pressioni sulla loro sopravvivenza. 

Più specificatamente, il Mediterraneo sta affrontando un riscaldamento più veloce rispetto alla media globale, con conseguenze dirette come l'innalzamento del livello del mare e la salinizzazione delle falde acquifere costiere. Questi cambiamenti minacciano le risorse idriche sotterranee, vitali per molte comunità. Studi scientifici condotti fin dal 2000 cercano di comprendere il ruolo del cambiamento climatico nell'aumento degli eventi meteorologici estremi nella regione mediterranea, evidenziando un aumento delle ondate di calore, variazioni nella stagionalità e un incremento delle siccità, soprattutto nei Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale, con la probabile connessione alle attività umane.

Ovviamente, è urgente sottolineare anche le ripercussioni economiche che i cambiamenti climatici nel Mediterraneo stanno spronando. Tutti gli eventi meteorologici estremi frequenti nell'area mediterranea stanno influenzando direttamente settori chiave come l'agricoltura e la pesca, arrivando a compromettere la produzione alimentare e minacciandone la sicurezza. Inoltre, l'innalzamento del livello del mare può minacciare le aree costiere e quindi portare a possibili danni alle infrastrutture e alle attività turistiche. A questo si aggiunge il fatto che la crescente instabilità climatica può avere impatti negativi significativi sulla stabilità politica ed economica della regione, con potenziali conseguenze a livello globale. Dunque, lo scenario economico, industriale e geopolitico è messo a repentaglio dalla crisi climatica che sta interessando il Mar Mediterraneo.

Fortunatamente, non si è ancora giunti a un punto di non ritorno e pertanto, è essenziale adottare strategie di mitigazione e adattamento. In primo luogo, bisogna ridurre le emissioni di gas serra con l’adozione di politiche energetiche più sostenibili e con l’introduzione di energie rinnovabili. La promozione di pratiche di pesca sostenibili, la tutela delle aree marine protette, la promozione di tecnologie, pratiche agricole più sostenibili per ridurre l'inquinamento costiero e l’implementazione di misure di adattamento, volte a migliorare la gestione delle risorse idriche, sono ulteriori misure cruciali da dover attuare. Occorre una forte cooperazione internazionale per affrontare il cambiamento climatico nel Mediterraneo e l'impegno globale deve essere a lungo termine. Senza quest'ultimo sarà impossibile preservare le risorse naturali e garantire un futuro sostenibile per le generazioni presenti e venture.

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Alessia Bernardi

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