I grandi licenziamenti di Meta e Twitter

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  Francesco Marchesetti
  13 novembre 2022
  4 minuti, 44 secondi

La crisi del settore tech

Dopo anni in cui la crescita del settore tecnologico sembrava inarrestabile, dall’inizio del 2022 abbiamo assistito a una grande flessione: le cinque maggiori multinazionali occidentali del settore – Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft – hanno perso oltre 3mila miliardi di dollari della loro capitalizzazione in borsa (per esempio Meta – il gruppo che controlla, fra gli altri, Facebook, Instagram e Whatsapp – ha perso nell’ultimo anno il 70% del proprio valore).

Tripp Mickle, che sul New York Times si occupa delle aziende della Silicon Valley, scrive che le origini di questa crisi borsistica siano da ricercare nella grande crescita che il settore ha avuto negli anni della pandemia, quando molti investitori hanno puntato sul settore tecnologico.

Le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, infatti, hanno fatto in modo che molte attività umane diventassero appannaggio esclusivo delle aziende tech (per esempio Amazon per la vendita al dettaglio, i servizi di Meta, Google e Microsoft per la comunicazione, ecc.). Questo ha fatto sì che gli investimenti in questo settore risultassero molto fruttuosi: basti pensare che il 21 gennaio 2020, il giorno successivo all’individuazione del primo caso di Coronavirus negli Stati Uniti, il titolo di Amazon aveva aperto a 93,25 dollari ad azione; un anno e mezzo dopo, l’8 luglio 2021, lo stesso titolo ha raddoppiato il suo valore, chiudendo a 186,57 dollari ad azione. Il Nasdaq, l’indice della borsa americana su cui sono quotate Google, Apple, Meta, Amazon e Microsoft, era cresciuto complessivamente dell’86% negli anni 2020 e 2021.

In questi due anni, infatti, le grandi aziende tecnologiche hanno avuto accesso a un flusso di denaro molto consistente, dovuto allo stimolo monetario che le banche centrali hanno dato all’economia mediante l’acquisto di titoli sul mercato azionario (quantitative easing) e l’abbassamento dei tassi di interesse. Le due maggiori conseguenze di questa massiccia disponibilità di denaro da parte dei colossi del tech sono state grandi campagne di assunzioni e una spropositata sopravvalutazione in borsa.

Con il venir meno delle restrizioni, le attività lavorative e commerciali tradizionali sono tornate ai ritmi pre-pandemici; inoltre, il rischio di una recessione economica (dovuta alla crisi dei commerci globali e delle materie prime, all’inflazione e alla guerra in Ucraina) ha fatto sì che le banche centrali si coordinassero per alzare i tassi di interesse, una misura contenitiva che rende però più difficile prendere denaro in prestito. Il crollo dei fatturati (su tutti Meta, che nel terzo trimestre del 2022 ha registrato utili per 4,4 miliardi di dollari nel terzo trimestre rispetto ai 9,2 miliardi messi a segno nello stesso periodo del 2021), unito alle maggiori difficoltà di ottenere denaro in prestito, ha portato gli investitori a ritirarsi, facendo crollare il valore dei titoli.


I licenziamenti di Twitter

Dopo che lo scorso 28 ottobre Elon Musk ha comprato Twitter per 44 miliardi di dollari, il patron di Tesla e SpaceX ha annunciato una grande campagna di licenziamenti per far fronte alla disastrosa situazione dell’azienda. I licenziamenti hanno riguardato 3.700 lavoratori su 7.500 totali, dimezzando di fatto la forza lavoro. “Purtroppo non c’è altra scelta quando l’azienda perde 4 milioni di dollari al giorno“ ha commentato Musk.

I licenziamenti hanno creato una grande confusione all’interno dell’azienda. Nella notte tra il 3 e il 4 novembre, infatti, gli account e-mail della metà dei dipendenti di Twitter hanno smesso di funzionare, senza che questi avessero ricevuto una comunicazione ufficiale riguardo al licenziamento. Inoltre, Kurt Wagner e Edward Ludlow raccontano su Bloomberg che decine di dipendenti licenziati sono stati richiamati: alcuni perché licenziati per errore, altri perché ritenuti indispensabili per la realizzazione dei nuovi progetti pensati da Musk per il social network.

Jack Dorsey, fondatore ed ex CEO di Twitter, si è assunto la responsabilità dei licenziamenti, ammettendo di “aver fatto crescere l’azienda troppo velocemente”.


I licenziamenti di Meta

Dopo i licenziamenti di Twitter, anche Meta ha annunciato il più grande taglio di personale dalla sua fondazione: mercoledì 9 novembre 11.000 dipendenti (il 13% del totale) sono stati licenziati. La notizia arriva a pochi giorni dalla pubblicazione dei dati sui fatturati, in cui il gruppo che controlla Facebook ha registrato una perdita delle entrate per il secondo trimestre di fila.

Nel comunicato del 9 novembre, il CEO di Meta Mark Zuckerberg si è assunto la responsabilità per i licenziamenti e per gli investimenti portati avanti durante gli anni della pandemia, in cui si credeva che la crescita delle aziende tech potesse risultare costante anche in futuro. Ha inoltre annunciato un blocco delle assunzioni fino al primo trimestre del 2023.

Gli investimenti a cui Zuckerberg ha fatto riferimento nel comunicato sono soprattutto quelli che riguardano il metaverso: Reality Labs, la sezione di Meta a cui fa capo lo sviluppo del metaverso, ha incassato appena 285 milioni di dollari e nei primi tre trimestri del 2022 ha già accumulato perdite per oltre 9 miliardi di dollari.

Questi investimenti sono stati molto criticati dal giornalista Christopher Mims, che sul Wall Street Journal si occupa di tecnologia e delle aziende della Silicon Valley. Mims scrive che “storicamente i momenti di flessione economica sono quelli in cui le grandi aziende spostano l’attenzione dalle innovazioni più appariscenti alle cose veramente utili”.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.ilpost.it/2022/11/09/meta-licenzia-11mila-dipendenti

https://www.ilpost.it/2022/11/10/crisi-tech-meta

https://www.nytimes.com/2022/11/10/business/layoffs-meta-twitter.html

https://www.nytimes.com/2022/11/10/technology/big-tech-layoffs.html

https://www.nytimes.com/2022/10/29/technology/silicon-valley-economic-reality.html?smid=url-share

https://www.nytimes.com/2022/10/26/technology/economy-facebook-google.html?smid=url-share

https://layoffs.fyi/

https://www.nytimes.com/2022/11/04/technology/elon-musk-twitter-layoffs.html?smid=url-share

https://www.corriere.it/tecnologia/cards/big-tech-grande-crisi-licenziamenti-flop/?refresh_ce

https://www.corriere.it/tecnologia/22_novembre_05/il-metaverso-sopravvivera-ai-guai-di-meta-b747ea9c-d7dd-43c0-a2c4-f4209165bxlk.shtml?refresh_ce

https://www.ilsole24ore.com/art/twitter-dietrofront-musk-social-richiama-decine-dipendenti-licenziati-AE0vhpEC?refresh_ce

https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/meta-facebook-utili-piu-che-dimezzati-il-titolo-a-62-da-inizio-anno/

https://www.wsj.com/articles/meta-facebook-q3-earnings-report-2022-11666753938?mod=article_inline

https://www.wsj.com/articles/tech-is-getting-boring-thats-a-good-thing-11667016004

https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-11-07/musk-s-twitter-enters-week-2-with-reversals-on-check-marks-jobs

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L'Autore

Francesco Marchesetti

Studente di Lettere Moderne.
Aspirante giornalista, certo che l'informazione libera debba essere un diritto universale.

Student in Modern Literature.
Aspiring journalist, certain that freedom of information should be a universal right.

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