Il doppio volto della presidenza COP28

Le critiche fatte al Sultano Al-Jaber

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  Maria Pol
  08 dicembre 2023
  3 minuti, 46 secondi

Nel 1995 si tenne la prima Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP), che nasce con l’obiettivo di “Accelerare le soluzioni per un clima stabile, risorse sostenibili ed economie eque” come riportato nello stesso sito dell’Istituto Internazionale dello Sviluppo Sostenibile (IISD). Da allora, ogni anno la COP trova luogo in varie città del mondo, portando a dei risultati notevoli: nel 2015 durante la COP21 gli Stati hanno sottoscritto l’accordo di Parigi in cui si sono impegnati a diminuire le emissioni nette di gas serra a zero in questo secolo e a limitare l’innalzamento della temperatura sotto gli 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali.

Quest’anno si svolge la COP 28 dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 con sede a Dubai ,dove uno degli intenti principali è fare il punto degli obiettivi in relazione alla COP21. Si aspetta una partecipazione senza precedenti e viene puntualizzata l’importanza di questo evento.

La scelta della sede e della conseguente presidenza di questa conferenza ha sollevato non poche perplessità e giudizi. Questo perché alla guida della COP 28 si trova il Sultano Al-Jaber, CEO del gruppo della Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC), ovvero l’azienda petrolifera più grande degli Emirati Arabi.

Il ruolo del presidente è quello di essere un mediatore onesto nei negoziati e nelle discussioni dei vari paesi; ma da subito al-Jader è stato accusato di abuso di potere nei confronti della sua posizione a favore dell’ADNOC. Questo perchè in vari documenti della presidenza della COP 28 viene riportata la volontà da parte dell’azienda petrolifera di stabilire accordi sulla vendita di gas e petrolio con altri paesi.

D’altra parte a queste accuse Al-Jader ha risposto evidenziando la non necessità da parte degli Emirati di stabilire relazioni con altri paesi attraverso la COP o la sua presidenza.

Se questo evento aveva già sollevato delle critiche, le affermazioni successive del presidente della COP 28 negli ultimi giorni hanno sollevato una vera e propria bufera di accuse di negazionismo del cambiamento climatico da parte del presidente dell’ADNOC.

Infatti, durante un incontro viene posta una domanda ad Al-Jadar dalla ex-presidente irlandese ed ex-alto Commissario dell’ONU Mary Robinson nella quale gli viene chiesto il motivo per cui non si sono ancora eliminati i combustibili fossili.

E’ proprio la risposta del presidente che ha lasciato senza parole. Egli infatti afferma che “non c’è nessuna scienza” che sostenga la necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili per riuscire a raggiungere l’obiettivo riportato nell’accordo di Parigi del 2015. Anzi, sostiene Al-Jabar, l’eliminazione di questi combustibili fossili porterebbe ad un’impossibilità dello sviluppo sostenibile, e addirittura ad un ritorno “al mondo delle caverne”

Infatti, il CEO dell’ADNOC ha più volte ribadito l’importanza di continuare a utilizzare i combustibili fossili per evitare di fermare il sistema socio-economico; ma d’altra parte ha anche sottolineato che la riduzione dei combustibili fossili è inevitabile. D'altronde, egli enfatizza come gli Emirati Arabi si siano già mossi verso una decarbonizzazione nell’estrazione di risorse quali gas e petrolio; senza fare riferimento però alla combustione di questi materiali, che porta a delle emissioni molto maggiori rispetto alla loro estrazione.

Queste affermazioni si scontrano con ciò che ha detto lo stesso Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, il quale ha sostenuto l’impossibilità di raggiungere la riduzione di 1,5°C senza l’eliminazione dei combustibili fossili.

Davanti alle varie accuse che gli sono state fatte, Al-Jadar sostiene che le sue parole non sono state capite, in quanto c’è una rappresentazione non reale al di fuori. Egli ribadisce di essere un Ingegnere, di credere nella scienza e di sostenere la necessità di una graduale eliminazione dei combustibili fossili, che è inevitabile, ma anche l’esigenza che questa sia regolata. Si definisce infine sorpreso, di come questo messaggio venga spesso sottovalutato.

In conclusione, è ancora troppo presto per analizzare la presidenza e gli esiti di questa COP 28, che ha sicuramente ricevuto molta attenzione mediatica in maniera sia positiva che negativa. Questa conferenza sul cambiamento climatico promette di avere un ruolo cruciale per capire cosa è stato fatto e come è necessario ora muoversi per raggiungere l’obiettivo che gli Stati si sono posti con il Trattato di Parigi nel 2015.

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Maria Pol

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