Il governo italiano annuncia il Piano Mattei

L’ambiziosa iniziativa per lo Sviluppo in Africa, tanto acclamata quanto criticata

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  Michele Bodei
  03 febbraio 2024
  3 minuti, 53 secondi

Cos’è il Piano Mattei?

Giorgia Meloni espone alla Conferenza Italia-Africa il "Piano Mattei", presentato dal governo come un ambizioso progetto di cooperazione internazionale. Il nome è un omaggio a Enrico Mattei - fondatore dell’ENI - che tra gli anni Cinquanta e Sessanta influenzò la politica energetica dell'Italia, seguendo il principio per cui i Paesi africani e asiatici, dotati di giacimenti petroliferi con cui si faceva affari, dovessero a loro volta guadagnare dalla cooperazione. Allo stesso modo il Piano mira a rafforzare i rapporti dell’Italia - e dell’Europa - con l’Africa attraverso una serie di iniziative e progetti volti a favorire lo sviluppo economico, sociale e infrastrutturale dei Paesi africani.

Un progetto anticipato da un lungo percorso diplomatico

Del Piano Mattei si sta parlando fin dalla scorsa campagna elettorale, quando il centrodestra voleva convincere gli italiani che incentivando lo sviluppo in Africa si sarebbero fermati i flussi migratori del Mediterraneo. Dopo le elezioni, Giorgia Meloni ha dedicato un notevole impegno diplomatico alla promozione del piano, suscitando un vivace interesse sia a livello nazionale – con l’opposizione che solleva dubbi sulla sua concretezza – sia a livello internazionale – tra l’approvazione di Bruxelles e le critiche dell’Unione Africana. A febbraio del 2023 la Presidente del Consiglio sosteneva di aver adottato la “formula Mattei” nella conclusione degli accordi con Libia e Algeria per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. L’estate scorsa, durante la Conferenza Internazionale sulla Migrazione a Roma, propose un approccio simile. L’idea rimaneva vaga, si intravedeva poco di concreto.

La Conferenza Italia-Africa: cosa è stato raggiunto di concreto?

Il piano è stato presentato ufficialmente in Senato tra il 28 e il 29 gennaio durante il Vertice Italia-Africa – un summit annuale nato su iniziativa di Paolo Gentiloni nel 2017. Sono stati invitati i 54 Stati dell’Africa – dei quali 46 hanno partecipato con la presenza di capi di Stato, capi di governo o altre delegazioni – i vertici di Bruxelles – la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen - e i rappresentanti delle Nazioni Unite e di altre Banche Multilaterali di Sviluppo. Assenti gli Stati del Sahel – Niger, Nigeria, Gabon, Guinea, Liberia, Mali e Burkina Faso - che stanno vivendo un momento di instabilità politica tra guerre e colpi di Stato – oltre a subire fortemente l’influenza militare e diplomatica della Russia.

La somma dei finanziamenti iniziali che il Piano Mattei propone ammonta a 5,5 miliardi di euro in crediti, donazioni e garanzie, tre miliardi dei quali saranno destinati dal Fondo italiano per il clima – quindi non risorse aggiuntive. Giorgia Meloni ha spiegato che il piano si svilupperà su cinque pilastri e ha citato degli esempi concreti:

- Istruzione e formazione (citando la realizzazione di un “grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabile” in Marocco); 

- Salute (citando l’impegno in Costa d’Avorio per migliorare l’accesso ai servizi sanitari);

- Agricoltura (citando un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura in Algeria e la costruzione di un centro agroalimentare in Mozambico);

- Acqua (citando la realizzazione di impianti di depurazione delle acque in Tunisia);

- Energia (citando la costruzione di un cavo sottomarino tra Italia e Tunisia per l’interconnessione elettrica).

Com’è stato accolto il piano?

La Conferenza ha suscitato giudizi positivi da parte dei leader UE, che hanno paragonato il piano al Global Gateway Europeo, l'iniziativa di Bruxelles da 150 miliardi volta a promuovere lo sviluppo energetico in Africa. Ma non sono mancate le critiche: le opposizioni in Italia hanno fatto notare che i programmi citati in realtà sono già stati avviati dall’ENI o da altri enti internazionali, mentre il Presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki ha criticato la mancata consultazione nell’elaborazione del piano. In generale, la preoccupazione degli Stati africani è che questi progetti restino delle promesse, lasciando poco di concreto – com’è già successo in passato. Giorgia Meloni ha precisato che non si tratta di carità, ma di una partnership tra pari, la cui realizzazione concreta sarà discussa coni singoli Stati.

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Michele Bodei

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