Il veto degli USA alla risoluzione ONU su Gaza.

Una visione sulle diverse posizioni degli stati membri fino alla crisi diplomatica tra Lula e Netanhyahu

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  Chiara Cecere
  28 febbraio 2024
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Gli Stati Uniti hanno nuovamente utilizzato il loro diritto di veto per bloccare una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 20 Febbraio che richiedeva un cessate il fuoco immediato e definitivo nella Striscia di Gaza. Questa è la terza volta che gli Stati Uniti bloccano risoluzioni simili, ma hanno proposto un proprio piano di cessate il fuoco con condizioni diverse. La risoluzione era stata presentata dall'Algeria e ha ricevuto il sostegno di 13 paesi membri del Consiglio. Gli Stati Uniti hanno giustificato il loro veto sostenendo che il momento non era adatto a causa delle trattative in corso tra Qatar, Egitto e le parti coinvolte per porre fine al conflitto in corso tra Israele e Hamas a Gaza. Gli altri 13 paesi membri del Consiglio di Sicurezza hanno votato a favore (di cui i membri non permanenti: Guyana, Giappone, Malta, Mozambico, Corea del Sud, Sierra Leone, Slovenia, Svizzera), mentre il Regno Unito si è astenuto dalla votazione. Il conflitto è iniziato con un attacco di Hamas in territorio israeliano il 7 ottobre, seguito da pesanti bombardamenti e invasioni terrestri da parte di Israele a Gaza con un alto numero di vittime.

Nella proposta di risoluzione presentata dal Gruppo Arabo alle Nazioni Unite era inclusa una richiesta di cessate il fuoco immediato a Gaza. Linda Thomas Greenfield, l'ambasciatrice degli Stati Uniti presso il Consiglio, ha spiegato che l'approvazione della risoluzione araba avrebbe un impatto negativo sui delicati negoziati in corso, che sono considerati l'unica via per raggiungere una pace duratura nella regione. Successivamente, ha annunciato ufficialmente il piano di Washington per una risoluzione alternativa: ha sottolineato che ci sono diversi punti su cui poter trovare un accordo, tra cui un cessate il fuoco immediato, la condanna di Hamas e un monito a Israele affinché eviti un'offensiva terrestre su Rafah. La bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti include un accordo per un cessate il fuoco temporaneo appena possibile e chiede il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani detenuti da Hamas come condizione aggiuntiva. Inoltre, propone la rimozione delle barriere attualmente impedendo l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Non si sa al momento se e quando il Consiglio di Sicurezza voterà sulla proposta degli Stati Uniti. 

Tra le reazioni più forti al veto degli Stati Uniti c'è quella della Cina. Il rappresentante permanente Zhang Jun si è detto deluso dall'esito del voto sulla risoluzione araba su Gaza e ha esortato il Consiglio di Sicurezza ad agire tempestivamente per fermare la violenza in Medio Oriente. Ha elogiato l'atteggiamento costruttivo dell'Algeria nella proposta di risoluzione e ha sottolineato che c'è un consenso all'interno del Consiglio riguardo al cessate il fuoco, ma sono gli Stati Uniti a bloccare ogni iniziativa.
Il rappresentante permanente russo all'ONU, Vasily Nebenzya, ha elogiato la bozza araba presentata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, definendola come "robusta", "equilibrata" e frutto di negoziati in buona fede. Allo stesso tempo, ha criticato gli Stati Uniti per il loro cinismo nell'ostacolare il lavoro del Consiglio sulla situazione in Medio Oriente. Nebenzya ha respinto la proposta statunitense su Gaza, definendola come un'alternativa non praticabile e accusando Washington di agire in cattiva fede e di voler solo guadagnare tempo.
Secondo la Francia, il grande costo umano della crisi a Gaza è inaccettabile, e per questo motivo Parigi ha sostenuto la risoluzione araba che gli Stati Uniti hanno bloccato con il loro veto. Dopo il voto, l'ambasciatore francese Nicolas de Riviere ha affermato che Israele deve fermarsi, ma ha anche notato che è difficile capire perché il Consiglio di Sicurezza non condanni Hamas.

La Giordania ha criticato il fallimento della comunità internazionale, l'Iran ha parlato di una catastrofe diplomatica senza precedenti, mentre l'Egitto ha condannato il vergognoso precedente del Consiglio di Sicurezza nell'affrontare conflitti armati e guerre. L'ambasciatore algerino all'ONU aveva già previsto che in caso di veto prevarrebbero la violenza e l'instabilità. I membri del Consiglio che avevano votato a favore della risoluzione algerina, tra cui Francia e Norvegia, hanno espresso delusione per l'esito della votazione di martedì.
Dopo due veti a proposte di cessate il fuoco, è evidente che le divergenze tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si siano accentuate. La comunità internazionale ha invitato Israele a evitare un'offensiva terrestre a Rafah, per evitare più vittime civili possibili. Tuttavia, il governo israeliano è determinato ad andare avanti, nonostante sia periodo di Ramadan. Gli Stati Uniti vogliono trovare una soluzione rapida per poter riaprire trattative sugli ostaggi ancora in mano ai terroristi, alcuni dei quali sono cittadini americani. Un tentativo di mediazione è stato respinto dagli israeliani, suscitando l'insoddisfazione degli americani e l'incremento delle pressioni delle Nazioni Unite.

Il ministro degli esteri del Brasile Mauro Vieira ha criticato l’”inaccettabile paralisi” del Consiglio di Sicurezza, che porta direttamente alla perdita di vite innocenti. Inoltre, il governo israeliano aveva preso il 18 febbraio la decisione di considerare persona non grata il presidente brasiliano Lula da Silva dopo le sue accuse riguardanti un presunto genocidio dei palestinesi a Gaza e il suo paragone con l'Olocausto. Durante un vertice dell’Unione Africana nella capitale dell’Etiopia, Addis Abeba, il Presidente Lula da Silva aveva affermato: “È la guerra di un esercito professionale contro donne e bambini. […] nella Striscia di Gaza non c’è una guerra, ma un genocidio”. Lula ha anche protestato per la sospensione dei finanziamenti all’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNRWA) per la presunta implicazione di alcuni funzionari nell’azione del 7 ottobre. Il Brasile, ha affermato, continua a condannare Hamas, ma condanna anche l’operato di Israele nella Striscia di Gaza. Colombia, Cile, Cuba, Venezuela, Nicaragua e Bolivia hanno espresso solidarietà al presidente brasiliano.


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L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

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