Italia: eccellenza europea nel campo del riciclo dei rifiuti urbani

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  Filippo del Monte Alia
  30 gennaio 2023
  4 minuti, 59 secondi

Italia: eccellenza europea nel campo del riciclo dei rifiuti urbani


Lo scenario europeo


Il panorama europeo dei rifiuti urbani e delle modalità di riciclo è certamente complesso: il flusso di dati disponibili può confondere chi cerca di analizzarli e, di conseguenza, non è facile stabilire a prima vista il posto che l’Italia vi occupa. I rifiuti urbani rappresentano circa il 10% dei rifiuti totali prodotti in Europa e sono anche alcuni dei più complessi da smaltire per via dell’eterogeneità della loro composizione. Sono anche quelli che tendono a catturare maggiormente la nostra attenzione nella vita quotidiana proprio perché ne siamo continuamente circondati. Si definiscono rifiuti urbani tutti i rifiuti prodotti in ambito domestico oppure raccolti in aree urbane e pubbliche.

Secondo le stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2020 il tasso di riciclo a livello europeo dei rifiuti urbani, ossia la quantità di materiale recuperato dai rifiuti stessi, ammontava al 49%, un tasso che si colloca, anche se di poco, al di sopra del trend medio degli ultimi anni, che invece si attesta sul 46%. Secondo le stime, il tasso di riciclo dei rifiuti urbani ha visto un costante aumento dal 2004 in tutti gli Stati membri dell’Unione. Sono tuttavia ancora presenti forti dislivelli in diversi stati membri: è il caso del tasso del circa 14% della Romania, che però ha fatto grandissimi progressi dal 2004 (tasso tra l’1 e il 2%), contro il 70% della Germania.

Il ruolo italiano


Il ruolo giocato dall’Italia nello scenario europeo del riciclo dei rifiuti urbani può risultare sorprendente per molti. Nel 2020 infatti la quantità di rifiuti urbani riciclati ha raggiunto il 54,4%, a fronte della media europea di 47,8% mentre si registra un calo dei rifiuti smaltiti tramite discarica, che invece si fermano al 20%. Per rendere l’idea: la Germania, paese a cui molti guardano come uno dei leader nel campo delle politiche ambientali, ricicla il 55% dei suoi rifiuti totali, l’Italia invece il 72%. Ad oggi l’industria del riciclo genera in Italia profitti stimati a 13,9 miliardi di euro (circa 0,8% del PIL nazionale) nel 2020. Sono infatti ben 650 le aziende impegnate nel settore della raccolta dei rifiuti, a cui si aggiunge un gran numero di enti locali che gestiscono in economia il servizio.


Il divario regionale


Restano tuttavia da tenere in conto le forti differenze regionali presenti nel paese. Da una parte abbiamo l’esempio di Milano, che condivide insieme a Vienna il titolo di città europea che ricicla più rifiuti, mentre dall’altra c’è sempre il problema della città di Roma, uno dei motivi per cui la percezione all’estero dell’Italia nel campo dei rifiuti urbani è così negativa. Le regioni del Nord spiccano nel campo del riciclo dei rifiuti urbani, mentre la percentuale diminuisce man mano che ci si sposta verso il Meridione. I motivi di tale divario sono molteplici e secondo alcune fonti non sempre riconducibili all’inefficienza delle istituzioni locali o ad una mancanza di interesse da parte di quelle nazionali. Secondo Giovanni Mastrobuoni, professore di economia all’università di Torino, infatti, questo divario si può parzialmente attribuire alle differenze tra le norme sociali predominanti nelle due macroaree geografiche italiane. Il professor Mastrobuoni ha condotto una ricerca incrociando i dati di partecipazione ai referendum in diverse zone geografiche con quelli delle donazioni di sangue e di corretta differenziazione dei rifiuti e ha osservato come nelle aree dove uno di questi tre fattori è alto, anche gli altri due tendono a essere molto positivi. Mastrobuoni, di conseguenza, ipotizza che il “capitale sociale”- come lui stesso lo definisce- sia un fattore essenziale per un riscontro positivo nel sistema di raccolta differenziata dei rifiuti, senza naturalmente negare la rilevanza di altri elementi come la corretta gestione della raccolta da parte dell’amministrazione e i costi economici che la raccolta differenziata dei rifiuti urbani comporta.

Un’altra ricerca condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, basandosi su dati ISTAT, mette in evidenza come nelle regioni in cui la raccolta differenziata dei rifiuti urbani viene svolta con maggior successo siano presenti tre fattori: “maggiore soddisfazione sull’orario di ritiro, maggiore certezza che i rifiuti vengano poi riciclati e maggiore apprezzamento dell’informazione e assistenza ricevute”. Sulla base di questi dati, la ricerca conclude che per favorire una campagna di raccolta più efficace occorrono: “maggiore garanzia che i rifiuti vengano riciclati, sanzioni per chi non rispetta le regole di raccolta e agevolazioni fiscali per chi invece le rispetta”.

La presenza inoltre di deficit impiantistici, vale a dire mancanza di attrezzature e infrastrutture adeguate al riciclo dei rifiuti urbani, prevalentemente nelle aree del Centro-Sud, preclude spesso la possibilità di portare a termine il ciclo di gestione, o non consente di svolgerlo in maniera efficiente. Questo, pertanto, insieme alle modalità di raccolta dei rifiuti nelle aree urbane e al loro livello di efficienza, va a influire sul costo della tassa rifiuti (Tari). Il differenziale di spesa per la Tari nelle tre macroaree geografiche, infatti, non è da trascurare: nel 2020 il costo medio della Tari al Sud ammontava a circa 359€, al Centro circa 334€ e al Nord a 282€ circa.

In conclusione…


In 25 anni l’Italia è riuscita a superare quella che da molti veniva definita la crisi dei rifiuti e ad affermarsi come leader Europeo nel campo del riciclo dei rifiuti urbani, nonché in diverse altre aree inerenti al riutilizzo di materiali di scarto. Nel 1997 solo il 9,4% dei rifiuti urbani era soggetto a raccolta differenziata, a fronte dell’80% che finiva in discarica: una situazione, nonostante le differenze intra-nazionali presenti tutt’ora, molto diversa da quella del presente, dove l’industria del riciclo genera ingenti profitti e fa dell’Italia un paese da cui prendere ispirazione.

Fonti consultate per il presente articolo:


https://unsplash.com/it/s/foto/rifiuti

https://www.eea.europa.eu/ims/waste-recycling-in-europe

https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20180328STO00751/statistiche-sulla-gestione-dei-rifiuti-in-europa-infografica

https://www.repubblica.it/venerdi/2022/06/03/news/riciclo_dei_rifiuti_ce_unitalia_che_fa_davvero_la_differenza-351941978/

https://www.ilsole24ore.com/art/economia-circolare-italia-leader-ue-riciclo-tutti-rifiuti-AE6k4KPB

https://europa.today.it/ambiente/italia-leader-ue-riciclo-rifiuti.html

https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-quanto-si-differenzia-in-italia

https://www.lavoce.info/archives/24723/perche-litalia-si-divide-sulla-raccolta-differenziata/

https://asvis.it/goal12/notizie/1303-12626/green-book-un-quadro-completo-sulla-gestione-dei-rifiuti-urbani-in-italia

https://www.utilitatis.org/wp-content/uploads/green_book_2022.pdf

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Ambiente rifiuti raccolta differenziata