La Cina che non vuole ricordare

La repressione cinese 34 anni dopo Tienamen

  Articoli (Articles)
  Flora Stanziola
  22 giugno 2023
  7 minuti, 40 secondi

Era l'aprile 1989 quando in Cina ebbe inizio la protesta studentesca a seguito della morte del politico riformatore Hu Yaobang, Dirigente della Lega giovanile comunista dagli anni Trenta e segretario del partito fino al 1987. I manifestanti accusarono la leadership cinese di corruzione all’interno del partito, di conseguenza chiedevano una maggiore trasparenza e una riforma del sistema educativo che includesse la possibilità di un accesso più largo all’istruzione e migliori condizioni di vita all’interno dei campus universitari. Si chiedeva di essere riconosciuti come interlocutori e come movimento patriottico per la democrazia inoltre veniva chiesto di riabilitare la memoria dell’ex segretario di partito Hu Yaobang. Le manifestazioni erano relativamente pacifiche, ma nonostante i tentativi di mediazione da parte del nuovo Segretario generale del partito comunista Zhao Ziyang, che cerco di riportare le ragioni dei manifestanti anche in ambienti istituzionali, il 24 aprile il primo ministro Li Peng condannò le manifestazioni definendo gli studenti come "controrivoluzionari al soldo delle potenze estere". Così, il 4 maggio 1989 circa 100.000 persone non solo studenti marciarono nelle strade di Pechino, chiedendo più libertà nei media e un dialogo formale tra le autorità del partito e una rappresentanza eletta dagli studenti. La marcia coincideva con l’anniversario del movimento del 4 maggio 1919, un movimento studentesco culturale e politico antimperialista iniziato proprio a Pechino. Il 13 maggio, duemila studenti iniziarono lo sciopero della fame insediandosi in Piazza Tiananmen e le loro richieste si radicalizzarono ulteriormente in merito alla scia di conservatorismo portata avanti in questo periodo da parte di Deng Xiaoping chiedendo riforme politiche democratiche. La protesta non riguardò solo Pechino ma arrivò a coinvolgere oltre 300 città.

Le tappe che condussero alla notte del 4 giugno 1989

Fu Deng Xiaoping a prendere l'iniziativa, decidendo, assieme ad altri anziani del Partito, di dichiarare la legge marziale per dare un segnale ancora più forte agli studenti. Non tutti furono d’accordo, difatti il segretario generale del Partito, Zhao Ziyang fu l’unico a votare contro l’imposizione della legge marziale, dopodiché fu costretto a dimettersi. Nella sua ultima apparizione in pubblico inviterà gli studenti a lasciare la piazza ma ciò non accadrà. Il 20 maggio il primo ministro Li Peng proclama lo stato d’assedio e la legge marziale: un ultimatum per sgomberare la piazza. Tuttavia, ciò non convinse le migliaia di persone ad abbandonare la piazza e ci fu un primo invio di soldati che non portò a Deng Xiaoping ai risultati sperati in quanto i soldati di Pechino solidarizzarono con i manifestanti e il dissenso divenne sempre più intenso.

Si decise quindi di chiamare soldati da altre regioni che non parlando la lingua di Pechino e non potevano solidarizzare, difronte alla resistenza dei manifestanti la decisione finale di autorizzare l'esercito a usare la forza fu presa ancora una volta da Deng Xiaoping che, nonostante si fosse ritirato da tutte le cariche più importanti rimaneva Presidente della potente Commissione militare.

L’esercito fu chiamato ad aprire il fuoco dando vita a quella notte tra il 3 e il 4 giugno alla massima forma di repressione di questo movimento di protesta. Nonostante non sia possibile una ricostruzione accurata dei fatti, fu un massacro. I soldati dell’Esercito Popolare di Liberazione, che avrebbe dovuto proteggere il popolo; sparano e uccidono il popolo inerme, tra cui studenti e civili di cui numero è ancora ignoto. All'alba del 4 giugno piazza Tienanmen era stata liberata e anche i parenti dei feriti e dei morti, i lavoratori e gli abitanti infuriati che pretesero di entrare nella piazza bloccata dai militari, vennero fucilati da questi ultimi.

Un massacro che provocò la condanna dell'Occidente e l'imposizione di un embargo sulla vendita di armi alla Cina e che diede luogo a una crisi politica molto grave che fu gestita dal leader Deng Xiaoping secondo il principio della non interferenza tra la politica e lo sviluppo economico della Cina, facendo piombare il silenzio sull’accaduto.

La censura da parte del governo cinese

In Cina non esistono tracce riguardanti ciò che avvenne a piazza Tienanmen, i libri di storia non ne fanno menzione e le discussioni online sull'argomento sono sistematicamente censurate.

Il governo cinese teme questa ricorrenza e hanno lavorato a pieno ritmo soprattutto su internet che è stato ripulito da ogni allusione ai fatti. Le generazioni più giovani non possono ricordare e per coloro che ricordano possono esserci pesanti sanzioni.

Persino l'ambasciata britannica a Pechino ha subito la censura da parte del governo cinese quando ha postato sui social network un articolo di prima pagina del 4 giugno 1989 del “Quotidiano del Popolo” che descriveva l’afflusso di feriti negli ospedali dopo la repressione in occasione del 34° anniversario dal massacro. I “censori” hanno difatti cancellato tempestivamente l’articolo da Weibo (social network cinese).

Inoltre, una grande presenza di polizia è stata dispiegata in via preventiva intorno al ponte Sitong di Pechino uno dei luoghi principali in cui a novembre 2022 sono avvenute diverse manifestazioni da parte dei cittadini cinesi che chiedevano una maggiore libertà dalle misure restrittive della politica “Covid-zero”.

Nonostante ciò, nel mondo, così come nella vicina Taiwan, e fino al 2019 anche Hong Kong la memoria viene tenuta viva attraverso manifestazioni da parte di attivisti e sindacati, esuli cinesi e reduci del movimento studentesco stroncato nel 1989 che a New York hanno aperto una mostra che ripercorreva gli avvenimenti della strage.

Fino al 2019, anno in cui sono scoppiate le proteste sulla modifica della legge sull’estradizione ad Hong Kong, era permessa la memoria delle vittime di quel massacro, le persone si riunivano a Victoria Park con candele e lumi per ricordare i morti ma dal 2020 è stato vietato per mantenere le misure di sicurezza dal Covid imposte da Pechino che impedivano gli assembramenti. Se fino al giugno 2022 vigevano ancora le restrizioni inerenti all’emergenza pandemica, questo è il primo 4 giugno in cui a Hong Kong e nel resto della Cina la memoria della più grande manifestazione di repressione nella storia della Cina è stata vietata.

Hong Kong basandosi sul principio “una Cina, due sistemi”, possiede un sistema politico diverso dalla Cina continentale ma da quando è stata introdotta da Pechino la nuova legge sulla sicurezza nazionale il 30 giugno 2021, le cose hanno iniziato a prendere una piega diversa.

Da quando è entrata in vigore, sono iniziati ad avvenire numerosi arresti, soprattutto giornalisti e oppositori politici. Sempre utilizzando questa legge, ormai quasi tutti i media indipendenti dell’ex colonia britannica sono stati chiusi o hanno deciso di chiudere per paura di essere arrestati.

Per comprendere realmente come Hong Kong stia mano mano entrando sempre più nella sfera di controllo di Pechino è utile fare riferimento a Chow Hang-tung, attivista per i diritti umani di Hong Kong la quale è stata imprigionata per 15 mesi dal settembre 2021, dopo essere stata arrestata il 4 giugno e che un magistrato l’ha ritenuta colpevole di incitazione a prendere parte a una veglia a lume di candela, che era stata vietata al Victoria Park.

La censura e il divieto di ricordare vengono mantenuti attraverso un forte impiego della polizia.

Quest’anno a Hong Kong sono stati schierati almeno 5.000 agenti durante il fine settimana per proteggersi da potenziali problemi e raduni non autorizzati intorno a Victoria Park a Causeway Bay effettuando posti di blocco e controlli di arresto e perquisizione vicino al parco. Ci sono stati almeno 23 arresti, tra i fermati, Chan Po-ying, leader della Lega dei socialdemocratici, e Leo Tang Kin-wah, ex vicepresidente della sciolta Confederazione dei sindacati che hanno ignorato la mancata autorizzazione di iniziative per l'anniversario della strage da parte del governo.

Inoltre, il responsabile dell'Istituto di ricerca sull'opinione pubblica di Hong Kong ha annullato la pubblicazione del sondaggio annuale sull'opinione pubblica in merito alla repressione di Piazza Tienanmen dopo una "valutazione del rischio" da parte dei funzionari definendo un rischio elevato e contribuendo ad eliminare ogni traccia del ricordo.

L'ONU si è detta allarmata per le detenzioni a Hong Kong di persone che hanno cercato di celebrare il 34° anniversario della repressione di Piazza Tienanmen durante il fine settimana, ma il ministero degli Esteri cinese ha respinto le critiche affermando che si trattava di un tentativo di "diffamare la Cina e interferire nei suoi affari interni" che non avrebbe avuto successo.

A 34 anni di distanza dalla strage sui fatti di Tienanmen, non solo nella Cina continentale, vige una memoria negata. Hong Kong è stata l'unica città sul suolo cinese ad organizzare attività su larga scala in lutto per le persone uccise in piazza Tienanmen a Pechino nel 1989 ma con la nuova legge sulla sicurezza nazionale, anche Hong Kong rischia di diventare un posto rischioso per i diritti umani e dove la tolleranza per il dissenso pacifico è pari a zero.

Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2023

Fonti utilizzate per il presente articolo:

https://www.agi.it/estero/news/2023-06-04/massacro-tienanmen-pagina-nera-storia-cina-21670716/

https://english.news.cn/20230615/b8d3c233328a4180a2f5432267922771/c.html

https://it.euronews.com/2023/06/04/la-tienanmen-che-la-cina-non-vuole-ricordare

https://www.open.online/2023/06/04/hong-kong-arresti-anniversario-piazza-tienanmen/

https://www.scmp.com/news/hong-kong/law-and-crime/article/3223358/hong-kongs-top-court-allows-appeal-against-decision-acquit-tiananmen-vigil-group-member-incitement?module=perpetual_scroll_0&pgtype=article&campaign=3223358

https://www.scmp.com/news/hong-kong/politics/article/3223171/hong-kong-pollster-cancels-release-annual-survey-public-opinion-tiananmen-square-crackdown-after

https://www.scmp.com/news/hong-kong/politics/article/3223031/hong-kong-and-mainland-chinese-authorities-pour-cold-water-un-criticism-handling-tiananmen-square

https://www.scmp.com/news/hong-kong/politics/article/3222895/hong-kong-police-step-security-victoria-park-june-4-anniversary-former-vigil-organiser-goes-hunger

https://www.scmp.com/news/hong-kong/law-and-crime/article/3222650/5000-hong-kong-police-officers-patrol-streets-guard-against-unauthorised-gatherings-anniversary

https://www.valigiablu.it/cina-proteste-zero-covid/

Fonte immagine:

https://pixabay.com/it/photos/poliziotto-dovrebbe-ufficiale-cina-754567/

Condividi il post

L'Autore

Flora Stanziola

Autrice da giugno 2022 per Mondo Internazionale Post. Originaria dell'Isola d'Ischia e appassionata di lingue e culture straniere ha conseguito nel 2018 il titolo di Dott.ssa in Discipline per la Mediazione linguistica e culturale. Dopo alcune esperienze all'estero e nel settore turistico, nel 2020 ha intrapreso la strada delle relazioni internazionali iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, appassionandosi alle tematiche relative alla tutela dei diritti umani. Recentemente ha concluso il suo percorso di studi con la tesi dal titolo: "L'Uganda contemporaneo: dalle violenze ai processi di sviluppo".

Tag

Tienanmen Cina repressione polizia Hong Kong manifestazioni