La desalinizzazione dell’acqua marina può risolvere la crisi idrica?

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  Alessia Marchesini
  31 marzo 2023
  4 minuti, 24 secondi

Lo scorso 22 marzo era la Giornata mondiale dell’Acqua, istituita per celebrare questo preziosissimo elemento, senza il quale non ci sarebbe vita sulla Terra. Eppure, non c’è molto da festeggiare. Ogni anno si comincia a parlare sempre prima di crisi idrica e siccità in vista dell’estate e della stagione di secca, e gli ultimi dati rilasciati dalla Commissione globale sull’economia dell’acqua parlano chiaro: alla fine di questo decennio, nel 2030, la domanda di acqua dolce nel mondo supererà di circa il 40% l’offerta.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dato l’allarme, sottolineando come entro il 2025 circa la metà della popolazione mondiale vivrà in aree soggette a stress idrico.

In uno scenario come questo, è sicuramente necessario attuare ogni strategia possibile per combattere questa crisi, come migliorare le reti idriche, in Italia responsabili della dispersione del 42% dell’acqua, ma è altresì importante prendere in considerazione tutti gli strumenti disponibili per garantire in ogni caso l’accesso a questo bene di primaria importanza.

Uno di questi strumenti si basa sulla desalinizzazione dell’acqua di mare: si parte dall’acqua marina, vi si rimuovono le impurità, si elimina il sale e la si rende così acqua dolce. In fondo la Terra, chiamata anche Pianeta Blu, è coperta al 70% da acqua, e di questo 70%, il 97% è proprio l’acqua che si trova nei mari e negli oceani. Anche gli antichi, in particolare i Greci e i Romani, condussero una serie di esperimenti sulla desalinizzazione dell’acqua, proprio perché questa risorsa appariva loro come illimitata e pratica.

Eppure, non è così semplice, ci sono molti aspetti da considerare e molte variabili in gioco.

Cos’è e come funziona un dissalatore

Un dissalatore è uno strumento utilizzato per dissalare l’acqua marina tramite il meccanismo chiamato osmosi inversa.

Innanzitutto, l’acqua viene prelevata dai mari e viene sottoposta ad un primo trattamento necessario ad eliminare le grandi impurità; in seguito, avviene l’osmosi inversa: grazie ad una forte pressione l’acqua salata viene spinta attraverso la cosiddetta membrana semipermanente, che funge da filtro, facendo passare le molecole di acqua e trattenendo quelle dei sali;\ infine, l’acqua passa per una cisterna di rimineralizzazione. Il prodotto finale è quindi acqua dolce e pronta ad entrare nelle reti idriche cittadine.

In molti paesi, per garantire un sufficiente apporto di acqua dolce, l’utilizzo di questi dissalatori a osmosi inversa è molto diffuso, in particolare nei paesi del Golfo, situati geograficamente in aree aride e desertiche, ma anche in Spagna, la quale copre il 56% del suo fabbisogno idrico in questo modo.

Tuttavia, al contrario di quello che potrebbe sembrare, questa tecnologia non è priva di controindicazioni.

Quali sono le principali problematiche di questa tecnologia?

Ci sono una serie di considerazioni da fare a riguardo, e in generale l’efficienza e la sostenibilità di questi impianti di desalinizzazione dipende da alcune variabili.

Innanzitutto, come sottolineato in precedenza, per attivare il processo di osmosi inversa serve una forte pressione, che tradotto significa tanta energia. Se questa energia derivasse in toto da fonti rinnovabili, ottenuta ad esempio installando pannelli solari o turbine eoliche in prossimità degli impianti di desalinizzazione, allora l’impatto ambientale dal punto di vista delle emissioni sarebbe quasi nullo. Al contrario, se l’energia utilizzata derivasse da fonti fossili, si parlerebbe di una mera misura di adattamento al cambiamento climatico, che non terrebbe in considerazione l’aspetto della mitigazione, continuando così ad alimentare le emissioni inquinanti.

Anche il costo di questo processo è estremamente variabile, perché ovviamente dipende dal prezzo dell’energia e dal livello di salinità dell’acqua. In generale si può affermare che non è una soluzione propriamente economica, anche se il ricorso ad energie rinnovabili costruite insieme all’impianto stesso potrebbe abbattere questi costi, così come l’incertezza sul prezzo dell’energia.

Inoltre, bisogna considerare l’impatto dei dissalatori sugli ecosistemi marini. Infatti, se il sale intrappolato dal sistema di filtraggio viene reintrodotto in mare, specialmente in zone caratterizzate da correnti deboli, rischia di scompensare l’equilibrio idrosalino di quelle acque, mettendo in pericolo il benessere della biodiversità marina. Infine, anche la rimozione di piante e microrganismi dovuti al prelievo di acqua salata dal mare può essere causa di squilibri della flora e della fauna marina.

In conclusione, possiamo affermare che questa tecnologia si ascrive a pieno tra le strategie di adattamento, che danno quindi per scontato che le misure di mitigazione atte a contenere gli effetti del cambiamento climatico non siano abbastanza.

La crisi climatica è qui, la crisi idrica è già in atto e serve quindi pensare a come ripararsi dalle conseguenze più drammatiche.

I dissalatori non sono certo la soluzione al problema, tuttavia, in casi estremi – come quelli che presto ci troveremo ad affrontare –, potrebbero rappresentare una fonte sicura di acqua dolce, e se progettati con la giusta ratio, gestendo in modo sostenibile l’approvvigionamento energetico e lo smaltimento del sale, potrebbero ridurre notevolmente il loro impatto ambientale.

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Fonti utilizzate per il presente articolo:

https://www.geopop.it/dissalazione-come-trasformare-lacqua-di-mare-in-acqua-dolce/

https://www.lifegate.it/desalinizzazione-siccita

https://www.lifegate.it/carenza-acqua-dolce

Immagine: https://www.pexels.com/it-it/foto/fotografia-di-paesaggio-del-corpo-d-acqua-1001682/

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L'Autore

Alessia Marchesini

Classe '99, si laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna. Attualmente frequenta un Master in Politiche, Progettazione e Fondi Europei presso l'Università di Padova. I suoi interessi più grandi sono la storia e la geopolitica, ma anche la natura e la tutela dell'ambiente. Da convinta europeista, ha deciso di cimentarsi nello studio e nell'approfondimento degli strumenti che l'Unione Europea mette a disposizione di stati e cittadini per rispondere alle esigenze del nuovo secolo, in particolare quelle focalizzate su lavoro, transizione energetica ed ecologica.

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Desalinizzazione dissalatori crisi idrica acqua