La diffusione del colera nel 2022 (1)

Il caso di Haiti

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  Alice Stillone
  10 novembre 2022
  4 minuti, 24 secondi

Il 2 ottobre 2022, dopo più di tre anni in cui ad Haiti non si registravano casi di colera, le autorità del Paese hanno riportato la presenza di due casi confermati di Vibrio cholerae 01 nell’area della capitale, Port-au-Prince. Secondo i dati del Ministero della Salute Pubblica e della Popolazione, tra il 30 settembre e l’8 ottobre di quest’anno, un totale di 189 persone sono state ospedalizzate con un’incidenza di 16 morti. Per ciò che attiene alla popolazione maggiormente colpita, il primato è sicuramente detenuto dai bambini di età compresa tra il primo e il quarto anno di vita e, sul totale dei casi riportati, il 55% sono uomini e il 49% hanno meno di 20 anni.

Il colera è un’infezione diarroica acuta causata dal batterio Vibrio cholerae, il quale si divide in due sierogruppi atti a causare epidemie: il Vibrio cholerae 01 e il Vibrio cholerae 0139. In particolare, il sierogruppo 01 è responsabile della diffusione della maggior parte delle epidemie e, secondo recenti studi e una dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) risalente al 2 novembre 2022, il cambiamento climatico sembrerebbe favorire la formazione di ambienti adatti alla sua proliferazione.

Per quanto attiene alla sua trasmissione, la malattia può essere contratta in seguito all’ingestione di acqua o alimenti contaminati da materiale fecali di persone già infette. Pertanto, come già sostenuto dall’Istituto Superiore della Sanità italiano e dall’OMS, in alcuni Paesi caratterizzati da scarse condizioni igienico-sanitarie o in cui vi è una cattiva gestione degli impianti fognari e quindi, conseguentemente, dell’acqua potabile, la popolazione è più soggetta alla contrazione della malattia. In condizioni igienico-sanitarie stabili, al contrario, la probabilità di contagio diretto da persona a persona si riduce significativamente poiché gli alimenti e l’acqua non vengono contaminati e non c’è pericolo di diffusione del vibrio cholerae.

Ciò detto, è facile dedurre come i Paesi con più probabilità di diffusione dell’epidemia e più elevata mortalità siano quelli in cui la popolazione versa in condizioni igienico-sanitarie complesse o in cui è presente una crisi umanitaria. In particolare, la stessa malattia che in un Paese con libero accesso all’acqua pulita praticamente non causa vittime, in un altro Stato in cui l’accesso a questa risorsa è fortemente limitato alla popolazione ne produce un numero molto maggiore. Infatti, l’aspetto più importante nel trattamento del colera è la tempestiva reintegrazione dei sali minerali e dei liquidi persi durante la malattia, che produce una reidratazione che nel 90% dei casi è sufficiente a far guarire il paziente. Se non si può ricorrere alla reidratazione, chiaramente, il colera ha un’incidenza di morti significativamente maggiore.

Ad Haiti la situazione si è sensibilmente aggravata a causa della grave crisi umanitaria che sta colpendo il Paese dal luglio 2022 e che ha costretto migliaia di persone a rimanere intrappolate per giorni senza acqua, cibo o cure mediche nel quartiere di Cité Soleil, nella capitale Port-au-Prince. Non a caso, infatti, secondo l’OMS l’epidemia di colera sarebbe partita proprio da questo quartiere dove migliaia di civili vivono in condizioni precarie a causa della crescente violenza. Da luglio, infatti, l’aggravarsi della violenza tra le bande criminali del Paese che si contendono il controllo della zona, nonché l’aumento del costo dei generi alimentari e dell’inflazione, hanno fatto piombare la nazione in una profonda crisi umanitaria a causa della quale, secondo il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pem), la fame e la mancanza di accesso all’acqua potabile sono destinati a peggiorare.

Ad aggravare la situazione, le bande armate in lotta per il controllo del Paese, hanno isolato dalla capitale circa 3,8 milioni di persone che vivono nei dipartimenti a sud di Port-au-Prince. Ciò ha reso molto più complessa la distribuzione dei beni di prima necessità alla popolazione, costringendo gli operatori umanitari ad avere come unico mezzo di trasporto per l’accesso alle zone sensibili quello aereo.

È evidente, pertanto, che le conseguenze di una crisi umanitaria di questa portata vanno ad aggravare la già precaria situazione igienico-sanitaria del Paese, e tutto ciò incrementa inevitabilmente il rischio della proliferazione e della trasmissione del batterio.

Di fronte al dilagare dell’epidemia, il Ministero della Salute di Haiti, insieme all’OMS, ha condotto alcune attività per rispondere all’emergenza, tra le quali la condivisione da parte dell’OMS di allarmi epidemiologici per diffondere nella comunità la consapevolezza dell’attuale situazione epidemiologica, e la fornitura di supporto tra le autorità sanitarie di Haiti per controllare e rispondere tempestivamente alla diffusione della malattia.

Tuttavia, come raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le misure intraprese possono avere un ruolo solo marginale dal momento che azioni ben più efficaci dovrebbero essere adottate per porre realmente fine all’epidemia.

Infatti, senza un sostanziale miglioramento della condizione di accesso all’acqua potabile e delle infrastrutture sanitarie del paese, le misure adottate dal Ministero della Salute haitiano con l’Organizzazione mondiale della sanità, rischiano di non essere risolutive nel prevenire il pericolo di contrazione del colera.


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