La guerra del nuovo millennio: quando la geopolitica si inchina ai colossi tecnologici

Il caso di Starlink

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  Lorenzo Graziani
  19 novembre 2023
  6 minuti, 9 secondi

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Siamo ormai abituati alla presenza costante delle nuove tecnologie nella nostra vita. I sistemi digitali rappresentano il mezzo attraverso il quale compiere gran parte delle attività durante la giornata e per questo motivo le grandi aziende informatiche hanno via via acquisito un'importanza sempre maggiore all'interno del mercato mondiale.

Queste ultime stanno però trovando sempre più spazio anche in un settore dove di norma un attore privato non dovrebbe avere grande potere decisionale: la geopolitica. Come hanno dimostrato i recenti conflitti in Ucraina e nella striscia di Gaza, queste società, ma soprattutto le personalità ad esse collegate, stanno diventando attori principali anche in crisi di carattere internazionale.

L'esempio più lampante è sicuramente Starlink di Elon Musk, ma in realtà anche altri colossi informatici, come Amazon, Google e Microsoft, hanno partecipato attivamente all'evolversi delle guerre più recenti.

Il supporto di Amazon e il suo servizio cloud sono stati cruciali per assicurare il salvataggio e la protezione dei dati governativi ucraini durante l'invasione russa. Similarmente, Microsoft si è attivato per proteggere i network civili e governativi dell'Ucraina da possibili attacchi hacker sovietici.

Importante sottolineare come la disponibilità di questi servizi sia stata data in maniera completamente volontaria, senza che questi agenti privati ne avessero alcun obbligo o interesse di parte. Le aziende hanno semplicemente scelto una "fazione" da supportare e si sono limitate a dare il loro appoggio in maniera silenziosa, come spiegato dal Presidente di Microsoft Brad Smith che ha dichiarato che rientrare in questioni di geopolitica sia stato per lui "inusuale e addirittura causa di disagio, ma che sia diventato indispensabile per la protezione dei consumatori".

Non tutti gli attori presi in causa si stanno però limitando a rimanere sostanzialmente"dietro le quinte": è il caso di Starlink, che ci ha dimostrato come le scelte di un singolo individuo possano spostare equilibri giganteschi, arrivando a decidere per la vita o la morte della popolazione civile.

Elon Musk, fondatore di SpaceX e del progetto Starlink, ha infatti cominciato a fornire, attraverso un sistema di migliaia di satelliti in orbita a bassa quota, un servizio di connessione internet che può raggiungere anche i territori più remoti. Questo servizio, definito dagli esperti come "insostituibile" al momento, è stato al centro di continui dibattiti per quanto riguarda l'importanza e l'influenza che sta sviluppando nei conflitti in Ucraina e nella striscia di Gaza.

É dell'inizio del 2022 infatti la decisione di permettere al governo di Kiev di utilizzare la tecnologia Starlink, dopo che l'aggressione russa aveva spazzato via ogni mezzo di comunicazione, diventando di fatto la spina dorsale della resistenza ucraina riuscendo a mantenere i combattenti sempre connessi via radio e via internet.

La situazione ha però avuto un brusco cambiamento quando, nel febbraio del 2023, SpaceX ha imposto alcune restrizioni all'uso di Starlink, vietandone l'utilizzo per "ragioni di offesa militare", come ad esempio per controllare droni d'assalto.

Per questo motivo, quando Kiev ha chiesto l'ampliamento della connessione anche al territorio della Crimea per poter utilizzare dei droni sottomarini in un'operazione militare contro la flotta russa stanziata nella città di Sevastopol, Elon Musk ha deciso di non accettare la richiesta.

"I nostri termini di servizio proibiscono l'utilizzo di Starlink per condurre azioni militari" ha scritto Musk su X, "in quanto siamo un sistema civile" (https://twitter.com/elonmusk/s...). Anche il Presidente di SpaceX Gwynne Shotwell, ha confermato le limitazioni che la compagnia sta imponendo a Kiev nell'utilizzo della tecnologia di Starlink per quanto riguarda operazioni militari attuate con droni.

Inoltre, le truppe ucraine hanno scoperto come le funzionalità del sistema di SpaceX smettano di operare all'interno delle nuove aree liberate, privandole quindi del sistema di comunicazione a causa delle limitazioni del "geofencing", che consiste nella creazione di un perimetro virtuale di funzionamento e successivamente nell'associazione di detto perimetro ad una specifica area geografica oltre la quale la connessione viene a mancare.

Il fatto che sia stata affidata una questione tanto importante ad un singolo individuo ha fatto sorgere non pochi dubbi nell'opinione pubblica, oltre a forti reazioni negative in Ucraina dove Musk è stato accusato di aver dato "un'altra chance ai russi di usare la flotta del Mar Nero per uccidere sempre più persone".

Una situazione medesima si è poi riproposta quando, a seguito del blackout delle comunicazioni nella striscia di Gaza, nei social gli utenti hanno cominciato ad invocare l'intervento di Musk e della sua Starlink per fornire alle zone bombardate una connessione sempre attiva.

Inizialmente il CEO di SpaceX aveva negato la possibilità che i terminali di Gaza potessero connettersi ai satelliti di Starlink, dichiarandosi inoltre dubbioso su chi avesse l'effettivo controllo di detti terminali. L'opinione pubblica ha però continuato a richiedere l'aiuto dell'imprenditore fino a quando Musk non ha annunciato che Starlink avrebbe supportato la connettività a Gaza, ma solo per "aiutare a coordinare le attività in campo delle organizzazioni internazionali".

L'effettiva possibilità che il sistema di SpaceX possa operare liberamente a Gaza rimane però una grossa incognita: come sostenuto da Marc Owen Jones, professore di Middle East Studies alla Hamad Bin Khalifa University a Doha durante un'intervista condotta da Al Jazeera, oltre all'effettiva difficoltà di installazione il problema principale rimarrebbe quello dell'alimentazione, in quanto nel territorio della striscia non ci sarebbe al momento il carburante necessario per permettere il funzionamento stabile del sistema.

Secondo il governo israeliano, bisogna inoltre prendere in considerazione il rischio che Hamas possa appropriarsi delle installazioni e utilizzarle per condurre e organizzare attività terroristiche. A sottolinearlo è stato il Ministro delle Comunicazioni israeliano Shlomo Karhi quando si è scagliato contro Musk minacciando la chiusura delle relazioni tra governo israeliano e SpaceX. I vertici della compagnia hanno però prontamente risposto spiegando come, prima di accendere un terminale, questo sarebbe stato sottoposto a rigidi controlli incrociati tra il governo americano e quello israeliano.

Una risposta ben diversa è invece arrivata dal Direttore Generale della World Health Organization Tedros Adhanom Ghebreyesus che ha dichiarato che l'organizzazione potrebbe trarre grandi benefici nel caso in cui lo staff medico possa riuscire a connettersi con tutte le strutture della striscia di Gaza.

E il governo americano? Cosa pensa l'elite politica americana di questo nuovo attore privato che sta ottenendo sempre più importanza anche in contesti che non dovrebbero riguardare singole personalità ma nazioni e organi sovranazionali? Washington è rimasta prettamente silente riguardo la questione, come ha dimostrato il no comment del Segretario di Stato Anthony Blinken quando è stato interrogato sulla questione durante un'intervista alla CNN.

A differenza di Blinken invece, il Segretario dell'Aeronautica americana Frank Kendall, pur non criticando apertamente Musk, ha sostenuto che il Pentagono dovrebbe al più presto sviluppare una strategia per rapportarsi con strutture e sistemi commerciali che si stanno rivelando essenziali al buon funzionamento operativo dei servizi militari statali, al fine di avere delle salde assicurazioni a riguardo in futuro.

Quello che emerge dalle timide ed eterogenee risposte delle istituzioni pubbliche è un mondo ancora acerbo che dovrà presto confrontarsi con la necessità di controllare il comportamento di operatori privati, spesso mossi più da spinte di carattere economico che da fragili ideali umanitari, in delicate questioni di sicurezza internazionale.

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Lorenzo Graziani

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