La Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile: il nucleare torna in Italia?

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  Leonardo Di Girolamo
  28 settembre 2023
  4 minuti, 38 secondi

Giovedì 21 settembre, al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, si è svolta la prima riunione della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (PNNS). All’incontro, presieduto dal Ministro Gilberto Pichetto Fratin, hanno preso parte associazioni scientifiche, i principali enti pubblici di ricerca, esponenti del mondo accademico e universitario, soggetti pubblici operanti nei campi della sicurezza nucleare e del decommissioning (smantellamento). Presenti anche numerose imprese con investimenti già avviati nel settore nucleare, sia per applicazioni mediche che per la produzione di componenti e impianti necessari.

Obiettivi della Piattaforma

L’obiettivo fondamentale della piattaforma, annunciata dal governo a luglio in occasione dell’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), consiste nell’attivare “competenze e ruoli dei diversi soggetti istituzionali pubblici e privati al fine di definire in tempi certi un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia”. La presenza del mondo scientifico ed accademico, tuttavia, sottolinea un particolare interesse della Piattaforma per la ricerca: il documento pubblicato al termine dell’evento lo conferma, dando spazio a nuove tecnologie nucleari sostenibili in corso di sviluppo. Vengono anche menzionate la sostenibilità e la circolarità come caratteri fondamentali della ricerca, e il conseguente miglioramento della accettabilità sociale di queste nuove tecnologie: non è un segreto che in un Paese come l’Italia la parola 'nucleare' faccia ancora irragionevolmente paura.

La piattaforma viene definita dal MASE come un “network strutturato” che ha il fine ultimo di creare “un punto di sintesi e convergenza nazionale” sul settore nucleare avanzato. Aspettative, criticità, esperienze, iniziative e prospettive sono tutti aspetti che la Piattaforma si impegna a discutere, mettendo al centro la sostenibilità e il contributo alla decarbonizzazione che caratterizzano l’energia prodotta da fonti nucleari.

Attraverso il coordinamento dei diversi attori nazionali che operano nel settore, la piattaforma permetterà di ridurre la frammentazione delle attività da essi svolti a vario titolo (usi energetici, medico-terapeutico-diagnostici, di qualificazione dei materiali). Non si tratterà di un progetto strettamente nazionale: allo scopo di stimolare collaborazioni e iniziative congiunte con Paesi partner, la piattaforma interagirà anche con soggetti europei e internazionali, e si porrà come strumento di confronto e coordinamento internazionale con piattaforme di simile natura già costituite e operative a livello europeo e internazionale (ad esempio, la Piattaforma europea SNETP Sustainable Nuclear Energy Technology Platform).

"Vecchio" nucleare o "nuovo" nucleare?

Il focus sembra sia sul settore degli SMR, che sta per Small Modular Reactors, ossia reattori a fissione nucleare di piccola taglia e composti da unità di dimensioni ridotte che permettono di soddisfare bisogni energetici locali, al centro dell’attenzione già dal marzo scorso, quando 10 Paesi dell’Unione Europea (Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia) hanno firmato una nota ("Communiqué conjoint - Pour un cadre industriel et financier européen favorable à l’énergie nucléaire, permettant l’atteinte de la neutralité climatique d’ici 2050 et le renforcement de l’autonomie stratégique et de la sécurité énergétique de l’Europe") in merito al futuro dell’energia nucleare, nella quale i Paesi firmatari (a cui si aggiungono Belgio, Paesi Bassi e anche l’Italia come Paesi osservatori) si impegnano a supportare questa tecnologia tramite ricerca e innovazione. Centrali nucleari di grandi dimensioni sembrano quindi essere meno considerate, sebben si faccia comunque riferimento alla ricerca dei reattori di quarta generazione e della ormai famosa fusione nucleare nel lungo termine.

Organizzazione e prossimi passi

Con il supporto di RSE ed ENEA, e seguendo un Regolamento interno allo scopo di facilitare il raggiungimento degli obiettivi comuni e stabilire un vincolo alla riservatezza sui lavori, la piattaforma sarà suddivisa in sette diversi gruppi di Lavoro, con aree tematicheobiettivi differenti: contesto, scenari e prospettive; tecnologie di fissione; tecnologie di fusione; sicurezza e prevenzione, quadro normativo, certificazione; rifiuti e decommissioning; formazione ed educazione; aspetti trasversali (ambiente, accettabilità sociale, comunicazione, altro). È interessante notare come la quasi totalità di questi gruppi abbia come corposa parte dei propri obiettivi l’attività di ricognizione della situazione nazionale e internazionale in quella specifica area tematica, dimostrando quindi che la Piattaforma rappresenta solo un primo passo.

I tempi indicati dal Ministro Fratin sono chiari: entro nove mesi la piattaforma sarà in grado di elaborare le Linee Guida (azioni, risorse, investimenti e tempi) necessarie per un ritorno del nucleare in Italia, un argomento oramai tabù a seguito dei referendum in materia. Le attività di ricognizione dei vari gruppi di lavoro avranno una durata stimata di tre mesi, a cui si aggiungeranno altri tre mesi necessari per l’elaborazione delle varie proposte; dopo un ulteriore mese, sarà redatto il documento completo e riassuntivo della roadmap e negli ultimi due mesi i gruppi di lavoro collaboreranno per finalizzare le Linee Guida.

Dunque, fra meno di un anno potremmo tornare a parlare di nucleare in Italia, allineandoci così a quegli altri dodici Paesi europei che si sono già impegnati ad investire nel settore. Le reazioni della politica si sono già manifestate: il Vicepremier Matteo Salvini sostiene che “l’Italia non può perdere tempo” e che bisogna “tornare a produrre energia pulita e sicura tramite il nucleare a partire dai prossimi anni”; d’altra parte, il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli minaccia “un nuovo referendum” nel caso in cui il governo intenda proseguire su questa strada. Non ci resta altro che attendere il completamento del lavoro degli esperti entro l’inizio della prossima estate.

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