La violenza di genere in America Latina

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  Redazione
  20 agosto 2020
  5 minuti, 27 secondi

A cura di Chiara Landolfo


Per violenza contro le donne si intendono tutte quelle forme di violenza (fisica, sessuale, psicologica, ecc.) fondate sul genere. Esempi di violenze di genere sono lo stupro, lo stalking ed il femminicidio e, poiché la maggior parte di questi abusi, avviene all’interno del nucleo familiare, spesso si parla anche di violenza domestica.

La violenza di genere è una grave forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione. Questa va distinta dagli altri tipi di abusi per poterne comprendere e combattere le cause e le ripercussioni. Infatti, il problema della violenza sulle donne non deve essere visto unicamente in relazione alla sicurezza e l’incolumità fisica delle donne, ma è da inquadrare in un contesto più generale di disuguaglianza di genere. Tale forma di discriminazione è conseguenza diretta di una cultura fortemente sessista all’interno della società, che svilisce e oggettifica il corpo le donne e ne limita visibilità e autorevolezza.

In America Latina, la violenza di genere è una delle maggiori piaghe sociali. Dei 25 paesi con il più alto tasso al mondo di femminicidi, ben 14 si trovano in Sud America e nei Caraibi (UN Women 2015). Secondo l’Osservatorio della CEPAL sulla Parità di Genere, in America Latina sono 4.000 i femminicidi ogni anno, 12 al giorno. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che in media ogni anno in America Latina vi siano 160.000 casi di violenza sessuale, con una media di 500 casi al giorno. Spesso questo tipo di violenze non vengono denunciate, a causa della vergogna che provano le vittime, insieme alla generale impunità di cui godono i carnefici. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine, anche la criminalità organizzata è una delle cause dell’alto numero delle violenze contro le donne in questa regione. Le donne che ne sono vittime spesso sono costrette a lavorare nel mercato del sesso, dove rischiano quotidianamente di subire ulteriori violenze.

Le fasce più deboli della popolazione, come i minori, sono anche le più colpite: secondo dati UNICEF, oltre un milione di bambine e adolescenti latino-americane hanno subito abusi sessuali, il 75% delle quali avevano meno di 18 anni. Secondo l’ONU, i paesi latino-americani sono i più violenti al mondo verso le donne e i bambini al di fuori dei contesti di guerra. Le conseguenze psicologiche e fisiche degli abusi possono essere devastanti. In particolare, in questa regione molte adolescenti sono costrette a portare a termine gravidanze indesiderate, a causa delle legislazioni che vietano l’aborto.

In risposta agli impressionanti numeri dei femminicidi e delle violenze di genere, in America Latina è emerso un importante movimento di protesta, diventato uno dei più importanti al mondo: la Green Wave. Milioni di donne hanno colorato le strade con le loro bandane verdi, in segno di solidarietà, o viola, colore tradizionale della lotta femminista. Nato in Argentina nel 2015 in seguito al femminicidio di Chiara, un’adolescente incinta uccisa dal fidanzato, le proteste si sono diffuse anche in Perù, Colombia, Messico, Cile e in altri paesi, diventando un movimento internazionale che è riuscito a porre le questioni di genere al centro del dibattito politico dell’area latino-americana. L’hashtag #NiUnaMenos viene usato da allora per chiedere la fine della violenza di genere attraverso un intervento più forte delle istituzioni ed un cambiamento culturale. Tale movimento vuole evidenziare il fatto che la violenza contro le donne è soprattutto un problema culturale che riflette e rafforza le disuguaglianze fra donne e uomini nella società. Le tematiche si sono poi estese oltre il femminicidio, ad esempio alle richieste per l’uguaglianza sul lavoro e per l’aborto legale e sicuro. Il più grande successo del movimento è stato far emergere, al centro del dibattito politico latino-americano, il femminicidio e le violenze di genere, e sottolineare il legame che questo ha con il maschilismo dominante.

In seguito alle proteste, in Argentina è, finalmente, stata approvata una legge specifica contro il femminicidio, che però non è bastata ad evitare che nel 2019 venissero uccise 327 donne. Di questi omicidi, quasi tre su quattro sono stati compiuti da un compagno o un ex compagno della vittima. Anche in Brasile la situazione resta critica nonostante i progressi della legislazione: ogni giorno vengono uccise 15 donne. Le più colpite sono soprattutto le donne transessuali, indigene e le fasce più povere della popolazione.

In Venezuela la violenza di genere è un’emergenza dentro l’emergenza. Vi sono attualmente gravi carenze di farmaci, di beni di prima necessità e di cibo. La situazione ha spinto più di quattro milioni di venezuelani a fuggire dal paese come migranti o richiedenti asilo. Quest’anno le proteste delle femministe venezuelane hanno ricordato i nomi delle tante ragazze uccise o scomparse, ma passate in secondo piano a causa della situazione generale del paese.

In Messico, la violenza contro le donne è molto diffusa, ma l’impunità è dilagante: le vittime non denunciano le violenze e, anche nei casi in cui lo fanno, raramente si arriva ad un processo. Il 66,1% delle donne e ragazze sopra i 15 anni hanno subito violenza almeno una volta nella propria vita, il 43,5% da parte del proprio partner. Nel paese, sono stati registrati 3.892 casi di donne assassinate tra il 2012 e il 2013, ma di questi, solo 613 sono stati classificati dallo Stato come femminicidi. A tale riguardo, le femministe messicane puntano il dito contro la cultura fortemente maschilista e patriarcale che permea il sistema giudiziario.

In particolare, la città messicana simbolo del femminicidio è Ciudad Juarez, cittadina industriale al confine tra Stati Uniti e Messico, dove un numero enorme di donne viene ucciso ogni anno. I canali ufficiali cercano di ridimensionare il fenomeno, scegliendo di non riportare all’attenzione pubblica tutti i casi. In questi anni, infatti, sono state poche le condanne per questi crimini a causa del disinteresse, e a volte della complicità, delle istituzioni.

Sono state numerose, invece, le proteste e gli scioperi delle donne messicane contro la violenza di genere, il machismo dominante e la mancanza di una volontà politica che affronti il fenomeno in tutte le sue sfaccettature, che siano culturali o legali. In seguito alle numerose proteste, il governo messicano ha posto una maggiore attenzione nella lotta alle disuguaglianze, ma manca ancora una reale presa di coscienza sulla necessità di politiche pubbliche serie per combattere la violenza di genere.

Fonti:

https://openknowledge.worldbank.org/bitstream/handle/10986/13997/wps3438.pdf%3Bjsessionid%3D84F741BA63267573A7D170133455135A?sequence%3D1

https://www.amnesty.org/en/latest/campaigns/2019/08/the-green-wave/

https://it.globalvoices.org/special-coverage/in-che-modo-combattono-le-donne-contro-la-violenza-di-genere-in-america-latina/

https://unstats.un.org/unsd/gender/downloads/Ch6_VaW_info.pdf

https://progress.unwomen.org/en/2015/embed/

https://www.qcodemag.it/archivio/2018/05/07/america-latina-bambine-e-adolescenti-vittime-di-violenza/

https://www.rawpixel.com/image/487560/free-illustration-vector-feminism-fist-protest

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