Le bande armate e la crisi umanitaria nella Repubblica Democratica del Congo

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  Veronica Grazzi
  05 aprile 2024
  4 minuti, 40 secondi

Nell'est della Repubblica Democratica del Congo si è verificato un aumento degli attacchi armati da parte di gruppi ribelli, che solo nel mese di febbraio ha costretto almeno 250.000 persone a fuggire dalle proprie case e spostarsi verso la periferia di Goma, capitale della provincia del Nord Kivu e una delle città più grandi dopo Kinshasa.

Le organizzazioni umanitarie hanno lanciato l'allarme alla comunità internazionale per le gravi conseguenze sulla popolazione civile, intrappolata nel fuoco incrociato e disperatamente in cerca di aiuti umanitari come dichiarato dal direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale Tigere Chagutah. Lontano dalla capitale del Paese, Kinshasa, l'est del Congo è da tempo invaso da oltre 120 gruppi armati che cercano di impossessarsi dell'oro e di altre risorse della regione, compiendo massacri.

I continui combattimenti e li ritiro della missione ONU

Secondo le Nazioni Unite, in totale circa sette milioni di persone sono state sfollate nella Repubblica Democratica del Congo a causa di violenza e conflitti; Medici Senza Frontiere ha definito la situazione attuale molto preoccupante, affermando che le unità mediche presenti nel Nord Kivu hanno assistito a un grande afflusso di feriti di guerra nell’ultimo periodo.

I recenti scontri contrappongono i ribelli dell'M23 (movimento per il 23 marzo), all’esercito regolare del Congo supportato da milizie armate filo-governative conosciute localmente come Wazalendo (patrioti in swahili). Sebbene l'M23 abbia dichiarato di prendere di mira le forze di sicurezza e non i civili, ha assediato diverse comunità e circa metà della provincia del Nord Kivu è sotto il suo controllo, accerchiando sempre di più Goma. I combattimenti si sono intensificati dopo una pausa durante le elezioni del 20 dicembre che hanno riportato al potere il presidente Felix Tshisekedi per un secondo mandato.

Il presidente congolese Félix Tshisekedi ha accusato il Ruanda di fornire sostegno militare ai ribelli e nonostante il Ruanda neghi le accuse, gli esperti delle Nazioni Unite hanno affermato che esistono prove sostanziali della presenza delle sue forze in Congo. Il conflitto ha infatti radici nel genocidio in Ruanda del 1994, e coinvolge l'odio etnico tra Hutu e Tutsi.

Va inoltre ricordato che il nuovo governo congolese ha chiesto alle forze di pace regionali delle Nazioni Unite di lasciare il Congo dopo che il governo le ha accusate di non aver risolto il conflitto. La missione MONUSCO (la missione delle Nazione Unite specializzata per la stabilizzazione in RDC) è arrivata in Congo nel 2010 dopo aver preso il posto di una precedente missione di peacekeeping dell'ONU per proteggere i civili e il personale umanitario e sostenere il governo congolese nei suoi sforzi di stabilizzazione e consolidamento della pace. Tuttavia i congolesi, frustrati, dicono che nessuno li sta proteggendo dagli attacchi dei ribelli, portando a proteste contro la missione dell'ONU che a volte si sono trasformate in violenze mortali.

La crisi umanitaria, in numeri

A febbraio, molte delle persone in fuga dagli ultimi scontri armati sono arrivate a Goma. Goma ha una popolazione di circa due milioni di abitanti ma dispone di scarse risorse per l’emergenza: ripari inadeguati, strutture igienico-sanitarie scadenti e limitate opportunità di lavoro, esacerbando la vulnerabilità delle persone costrette a fuggire e delle comunità ospitanti. Secondo Richard Moncrieff, direttore del Crisis Group con focus sulla regione dei Grandi Laghi, molte persone sono rimaste intrappolate e fuori dalla portata degli aiuti umanitari. La situazione richiede un’azione urgente per proteggere i civili e garantire l’accesso umanitario”, ha aggiunto il Forum Internazionale, organizzazione che rappresenta più di 120 ONG internazionali che operano nella RDC.

L'UNHCR, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, evidenzia come la situazione prolungata nel tempo aggravi la crisi umanitaria: due anni di conflitto continuo nel Nord Kivu hanno spinto più di 1,3 milioni di individui a fuggire dalle proprie abitazioni all'interno della Repubblica Democratica del Congo, portando il totale degli sfollati interni nelle province del Nord Kivu, Sud Kivu e Ituri a 5,7 milioni.

Quasi 300.000 persone sono giunte a Goma e nelle vicinanze, ulteriori 85.000 persone hanno trovato rifugio nella regione di Minova, nel Sud Kivu. A gennaio, Minova già ospitava oltre 156.000 sfollati, la maggior parte dei quali viveva in condizioni precarie.

I partner umanitari sul campo hanno segnalato anche incursioni sistematiche dei gruppi armati in strutture civili come campi di sfollati, ospedali e centri sanitari, rendendo difficile fornire assistenza ai più vulnerabili. Nel 2023, 25 scuole sono state occupate da gruppi armati non statali solo nei territori di Masisi e Rutshuru, mentre altre 17 scuole sono state attaccate. Nel 2024, sette scuole sono state distrutte da bombardamenti. Centinaia di migliaia di persone sono state identificate come sfollate dietro le linee del fronte nei territori di Masisi, Rutshuru e Nyiragongo, prive di accesso agli aiuti.

La protezione dei civili è di fondamentale importanza, milioni di persone sono costrette a fuggire dalle proprie case in cerca di assistenza e sicurezza a causa degli attacchi armati, delle violazioni dei diritti umani e della proliferazione di gruppi ribelli. È fondamentale intensificare gli sforzi per proteggere i civili, garantendo un accesso libero e sicuro agli aiuti umanitari e alle infrastrutture necessarie.

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L'Autore

Veronica Grazzi

Veronica Grazzi è originaria di un piccolo paese vicino a Trento, Trentino Alto-Adige ed è nata il 10 dicembre 1999.

Si è laureata in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna, ed è durante questo periodo che si è appassionata al mondo della scrittura grazie ad un tirocinio presso la testata giornalistica Il Post di Milano. Si è poi iscritta ad una Laurea Magistrale in inglese in Studi Europei ed Internazionali presso la scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

Grazie al Progetto Erasmus+ ha vissuto sei mesi in Estonia, dove ha focalizzato i suoi studi sulla relazione tra diritti umani e tecnologia. Si è poi spostata in Ungheria per svolgere un tirocinio presso l’ambasciata d’Italia a Budapest nell’ambito del bando MAECI-CRUI, dove si è appassionata ulteriormente alla politica europea ed alle politiche di confine.

Veronica si trova ora a Vienna, dove sta svolgendo un tirocinio presso l’Agenzia specializzata ONU per lo Sviluppo Industriale Sostenibile. È in questo contesto che ha sviluppato il suo interesse per l’area di aiuti umanitari e diritti umani, prendendo poi parte a varie opportunità di formazione nell’ambito.

In Mondo Internazionale Post, Veronica è un'Autrice per l’area tematica di Diritti Umani.

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Diritti Umani

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