L'estrema destra francese in vista della maggioranza per la prima volta dopo il primo turno di votazioni: ecco cosa potrebbe succedere ora

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  Redazione
  03 luglio 2024
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A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Gli elettori francesi si sono recati alle urne domenica per il primo turno delle elezioni legislative anticipate.

Per la prima volta, una vittoria della destra sembra una prospettiva credibile: una svolta davvero straordinaria per un partito che fino al 2022 deteneva solo una manciata di seggi in parlamento.

Il Rassemblement National di destra è in testa ai sondaggi con una percentuale che supera il 33% dei voti al primo turno (rispetto al 18,7% del 2022).

L'alleanza di sinistra, Nuovo Fronte Popolare, è qualche punto dietro, al secondo posto, con il 28% dei voti. L'alleanza centrista “Ensemble” di Emmanuel Macron sta languendo dolorosamente al terzo posto dopo aver ottenuto un umiliante 21%.

Questo risultato mette il Rassemblement National sulla buona strada per diventare il gruppo più numeroso nell'Assemblea Nazionale composta da 577 seggi.

Ma vige ancora un alto grado di insicurezza sul fatto che l'estrema destra possa vincere abbastanza seggi per ottenere una maggioranza effettiva, e un'incertezza ancora maggiore su cosa potrà accadere se non ci riuscirà.

Il sistema elettorale francese a due turni implica che alcuni seggi producano una complessa competizione a tre nel secondo turno (triangulaires).

Con un'affluenza alle urne al suo massimo storico da decenni, più della metà di tutti i seggi ha visto tre candidati qualificarsi per il secondo turno, che si terrà il 7 luglio. Una manciata di seggi ha addirittura prodotto una competizione a quattro.

I partiti stanno ora prendendo decisioni tattiche su come approcciare i “triangulaires”. Tutti i partiti di sinistra hanno indicato che faranno arretrare un candidato terzo classificato per evitare di dividere il voto, e sosterranno invece chiunque si schieri contro l'estrema destra.

I partiti centristi, d'altro canto, hanno accettato di sostenere tutti i candidati che condividono valori "repubblicani", mentre hanno rinnegato quelli all'estrema sinistra e all'estrema destra.

Queste decisioni potrebbero portare a meno seggi per la destra di quanto attualmente previsto.

A complicare ulteriormente l'incertezza, gli elettori dovranno ora anche prendere decisioni tattiche in vista del secondo turno.

Gli elettori il cui candidato preferito è stato eliminato devono decidere se sostenere un candidato “diverso” o astenersi.

Alcuni partiti hanno chiesto ai loro elettori di bloccare l'estrema destra. Ma il partito di destra cerca di sfruttare al massimo il mainstream attuale. Mentre i repubblicani, che hanno ricevuto il pur importante 6,6% dei voti, si sono rifiutati per il momento di dare alcun segnale chiaro al loro elettorato.

Stavolta il quadro è particolarmente confuso: l'inaspettata convocazione di elezioni anticipate, combinata con una finestra troppo breve di campagna elettorale (solo 20 giorni), ha dato ai partiti un lasso di tempo molto stretto entro il quale riuscire a negoziare accordi validi e completi con altri partiti e preparare nel contempo la campagna elettorale e relativi manifesti.

I partiti di sinistra hanno formato un'alleanza sorprendente, rapida e piuttosto fragile. I repubblicani si sono divisi in due, con il leader del partito, Eric Ciotti, e i suoi colleghi che si sono alleati con la destra.

Anche il blocco centrista di Macron sembra ogni giorno più diviso, con alcuni che mettono apertamente in dubbio la saggezza di Macron nell'indire in primo luogo le elezioni.

Tutto questo movimento improvviso, all'interno di un sistema partitico costruito in buona parte su sabbie mobili, ha lasciato gli elettori perplessi e incerti sulla propria scelta.

Un altro giro, e poi?

Il confronto politico non è comunque finito in quanto il mordersi ferocemente le unghie non si concluderà fino a che non si conosceranno i risultati che emergeranno dal secondo turno.

Inoltre, quest’ultimo concluderà soltanto l'atto di apertura, ma molte delle trame più importanti dovranno ancora arrivare.

Se la destra dovesse effettivamente ottenere la maggioranza, avrebbe un'opportunità senza precedenti nella propria azione politica nella storia della Francia. Tuttavia, essa sarebbe limitata dai vincoli imposti dalla Costituzione, dall'Unione Europea e dalla necessità di lavorare con Macron, il quale continuerà a mantenere la sua carica di Presidente fino al 2027 allorché si terranno le elezioni presidenziali, e nel frattempo costituirà una continua e penetrante spina nel fianco dell’attuale vincitore.

Macron continuerà a guidare per intero la politica estera della Francia e avrà una piattaforma privilegiata dalla quale criticare con efficacia l’operato del prossimo governo.

Sarà invece il governo a guidare la maggior parte della politica interna in tutti i suoi risvolti.

Un governo di destra dovrebbe probabilmente anche fare i conti con proteste diffuse che potrebbero sfociare in manifestazioni di violenza. Proprio l'estate scorsa, sono scoppiate estese rivolte innescate dalla brutalità della polizia e dalla profilazione razziale.

Il leader della destra, Jordan Bardella, ha dichiarato di non voler formare un governo di minoranza che sarà continuamente esposto ai voti di sfiducia.

Anche i partiti rimanenti sono troppo piccoli per governare da soli e sembrano ancora troppo divisi per riuscire lavorare in sinergia.

Il Nuovo Fronte Popolare include i partiti di estrema sinistra come “France Insoumise” che però detesta, e viene abbondantemente ricambiato anche nei toni sia dai centristi che dalla destra.

Un parlamento in stallo con un governo di minoranza che non riesce a trovare abbastanza alleati per fare qualcosa produrrà una situazione di stallo. Questa era la posizione affrontata dal governo uscente.

E la natura insostenibile di questo scenario è il motivo in primo luogo per il quale le elezioni sono state indette.

L’ attuale questione chiave è se la minaccia credibile di un governo di destra riuscirà a concentrare finalmente le intenzioni degli altri leaders politici convincendoli a lavorare in sinergia nel modo in cui Macron aveva sperato. Per riuscirci, dovranno mettere seriamente da parte le loro differenze e mascherare le profonde divisioni – che comunque sopravvivranno - all'interno della politica e della società francese.

Che l'estrema destra assuma le redini del potere o che ne derivi un governo di minoranza instabile, la politica francese potrebbe rimanere di fatto in uno stato di sofferenza con margini di volatilità decisionale fino alle prossime elezioni presidenziali del 2027.

Quanto è oggi commentabile vede Emanuel Macron mentre percorre un’enorme scommessa convocando queste elezioni senza le necessarie garanzie sui rischi che successivamente finirà per pagare.

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