L’Italia vieta la carne coltivata: cosa significa?

Cos'è la carne coltivata e quali sono i pericoli di questa legge

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  Maria Pol
  16 dicembre 2023
  4 minuti, 3 secondi

Il 19 luglio 2023 è stato approvato in Senato il disegno di legge presentato dal ministro della Salute Schillaci e dal ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Lollobrigida. L’articolo 2 sostiene che:

1. Sulla base del principio di precauzione di cui all'articolo 7 del regolamento (CE) n. 178/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2002, è vietato agli operatori del settore alimentare e agli operatori del settore dei mangimi impiegare nella preparazione di alimenti, bevande e mangimi, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare o distribuire per il consumo alimentare ovvero promuovere ai suddetti fini alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati.”

Ciò significa che il Senato italiano ha deciso di vietare non solo la commercializzazione e promozione della cosiddetta “carne coltivata”, ma anche la sua produzione.

Ma cosa si intende con "carne coltivata"?

Il primo "hamburger" di carne coltivata risale al 2013 quando un ingegnere dell’università di Maastricht - Mark Post- lo presenta al pubblico. Il suo prodotto era costituito da cellule di bovino, ottenute da cellule staminali fatte crescere in laboratorio. Il risultato aveva però due principali problemi: la consistenza stopposa dell’alimento e l’utilizzo del siero fetale bovino. Quest’ultimo costituisce un problema per la sostenibilità del prodotto e il concetto a esso correlato di cruelty free.

Oggi, dopo 10 anni di ricerca, la carne coltivata moderna non presenta nessun problema né nel sapore né nella consistenza ed è stato persino eliminato l’utilizzo del siero fetale bovino nella sua produzione. Inoltre, la ricerca ha coinvolto sempre più numerose start up e ricercatori nella creazione di questo alimento.

Perché tutto questo?

Tra i maggiori vantaggi della carne coltivata si trova l’aspetto etico legato al consumo di proteine animali e la sua sostenibilità. Si calcola che ogni anno circa 70 miliardi di animali terrestri vengono uccisi per soddisfare le esigenze alimentari a livello globale. Di questi, la maggior parte si trova a vivere in gabbie piccolissime per tutta la loro vita.

È necessario però tenere conto della loro alimentazione, che costituisce uno dei fattori più inquinanti per il nostro pianeta. Infatti, l’allevamento intensivo è “uno dei fattori che maggiormente contribuiscono ai più gravi problemi ambientali attuali”, come ha sostenuto la FAO nel 2006. Questo perché, per prima cosa, gli animali hanno bisogno di cibo: il 67% delle colture statunitensi viene dedicato all’alimentazione animale e da queste colture viene sprigionato il 15% delle emissioni globali di gas serra. In seconda analisi, ”l'allevamento del bestiame è responsabile di oltre il 60% delle nostre emissioni globali di ammoniaca." (FAO, 2006); ciò ha un impatto sull'assottigliamento dello strato di ozono e sull’inquinamento delle acque.

Uno dei principali problemi con cui si scontra la carne coltivata è però di carattere burocratico e ideologico: infatti, l’idea di consumare qualcosa di “sintetico” non trova molto successo. Un altro fattore a sfavore di questo prodotto è sicuramente il costo, che si sta però progressivamente riducendo. Certamente i prezzi si sono abbassati rispetto ai circa 250.000 dollari impiegati per il primo “hamburger sintetico” della storia. 

Tuttavia, se in Italia la produzione, la commercializzazione e la vendita di questo prodotto va verso la possibilità di essere vietata, altri paesi del mondo hanno iniziato a consumare questo alimento. Nel 2020 nasce il primo ristorante al mondo di carne coltivata a Singapore, dove è possibile gustare il pollo coltivato per 13€ a piatto. Da giugno 2023 anche il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha approvata la vendita del pollo coltivato.

La posizione dell'Italia 

Il 16 novembre 2023 il Parlamento italiano con l’approvazione del disegno di legge proposto dal governo Meloni chiude le porte alla ricerca e alla produzione di questo prodotto. Infatti il ddl è stato approvato con 159 voti favorevoli, 53 contrari e 34 astensioni con l’obiettivo di “tutelare la salute e il patrimonio agroalimentare italiano”

Successivamente, il Parlamento ha inviato il ddl al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che, nonostante i dubbi iniziali, ha firmato il decreto, e a Bruxelles. La Commissione Europea ha 90 giorni per pronunciarsi su questa legge che rimane sospesa fino al 4 marzo 2024. 

Se l’UE accettasse la commercializzazione della carne coltivata o comunque si opponesse alla legge italiana, il pericolo è che questa legge possa portare a delle sanzioni da parte dell’Unione Europea perché viola le norme comunitarie, alle quali l’ordinamento giuridico italiano deve conformarsi secondo il diritto internazionale. 

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L'Autore

Maria Pol

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