L’UE e il percorso incerto verso la Corporate Sustainability Due Diligence Directive

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  Gaia De Salvo
  10 marzo 2024
  4 minuti, 14 secondi

Il cammino verso l'adozione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) nell'Unione Europea (UE) si è rivelato tortuoso, incontrando una serie di ostacoli che hanno reso incerto il destino di questa proposta legislativa. La CSDDD mira a rendere obbligatoria la due diligence in materia di ambiente, sociale e governance (ESG) per le imprese europee, con l'obiettivo di migliorare la sostenibilità delle operazioni aziendali e ridurre gli impatti negativi sui diritti umani e sull'ambiente.

Nonostante un accordo provvisorio raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio dell'UE nel dicembre 2023, la mancata approvazione da parte del Consiglio ha bloccato l'iter legislativo. Questo stallo ha generato incertezza sul destino della direttiva, specialmente considerando la scadenza del mandato del Parlamento europeo.

Ma cos’è il CSDDD?

La proposta del CSDDD mira a integrare la due diligence ESG, dunque di ambiente, sociale e governance, per le aziende europee in maniera obbligatoria, piuttosto che facoltativa, come prevede il regime legislativo corrente. Specificamente, le aziende sarebbero obbligate a identificare i possibili risvolti negativi sugli aspetti ESC legati alle loro operazioni, complessi partner, società controllate e catene di approvvigionamento.

L’idea trae origine dalla necessità di successo nella transizione verso l’economia verde e la neutralità climatica, in linea con il Green Deal europeo e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, specialmente gli obiettivi legati ai diritti umani e all'ambiente. Infatti, ciò richiede l'implementazione di processi completi di mitigazione degli impatti negativi sui diritti umani e sull'ambiente nelle catene del valore, l'integrazione della sostenibilità nella governance aziendale e nei sistemi di gestione e l'inquadramento delle decisioni aziendali in termini di diritti umani, impatto climatico e ambientale, nonché in termini di resilienza dell'azienda nel lungo periodo.

L'azione volontaria non sembra aver portato a miglioramenti su larga scala; infatti alcune imprese dell'UE sono state associate a impatti negativi sui diritti umani e sull'ambiente, con questioni relative ai diritti umani, come il lavoro forzato, il lavoro minorile, l'inadeguatezza della salute e della sicurezza sul posto di lavoro, lo sfruttamento dei lavoratori, e impatti ambientali, come le emissioni di gas serra, l'inquinamento, la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi.

Lo Stallo

La principale opposizione alla direttiva è venuta dalla Germania, che ha temuto che la CSDDD potesse danneggiare la competitività europea e minacciare le catene di approvvigionamento. Questa opposizione ha causato un blocco nel Consiglio, impedendo l'adozione della direttiva. La Germania è seguita dal governo italiano e quello francese. A gennaio, il Partito Liberale Democratico della Germania, il partner di coalizione minore del governo, ha ritirato il sostegno all'accordo, affermando che la direttiva, precedentemente negoziata e approvata dal governo tedesco, avrebbe onerato in modo irragionevole le piccole e medie imprese nei settori ad alto rischio.

Ma solo le aziende abbastanza grandi da soddisfare una combinazione di soglie di dipendenti e fatturato rientrano nel campo di applicazione della legge proposta. Le piccole e medie imprese, il 99 percento di tutte le imprese dell'UE, non avrebbero alcun obbligo legale.

A metà febbraio, sono emersi rapporti su una trattativa tra il Ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, del Partito Liberale Democratico, e l'Italia. Lindner, rappresentando il governo tedesco, avrebbe concordato di bloccare una bozza di regolamento UE sull'imballaggio per accontentare l'Italia; in cambio l'Italia avrebbe promesso di bloccare la direttiva sulla dovuta diligenza.

Negli ultimi giorni, la Francia ha anche giocato un ruolo negativo inaspettato, cercando di limitare il campo di applicazione della legge proposta alle aziende con più di 5.000 dipendenti. Manon Aubry, membro del Parlamento francese di sinistra, ha notato che la proposta della Francia escluderebbe il 98 percento delle grandi aziende, riporta Human Rights Watch.

Oltre 140 organizzazioni della società civile hanno esortato i governi dell'UE a attenersi ai principi chiave concordati nel dicembre 2023 e ad andare avanti con la legge. Farlo è cruciale per livellare il campo di gioco per le grandi aziende e superare il ricorso all'azione aziendale volontaria. Il fallimento nell'approvare la legge avrebbe conseguenze significative, includendo la perdita di coerenza tra le varie leggi dell'UE in materia di ESG e la mancanza di un livello comune di obblighi di due diligence a livello europeo.

Prossimi Passi

Il prossimo passo prevede un'ulteriore valutazione da parte della presidenza belga del Consiglio, che cercherà di affrontare le preoccupazioni degli Stati membri in consultazione con il Parlamento europeo. Tuttavia, se l'accordo provvisorio non verrà approvato entro il 7 marzo, è probabile che il lavoro sulla direttiva continuerà nella prossima legislatura del Parlamento europeo, rendendo incerta l'adozione della legge, almeno nella sua forma attuale.

Mentre l'UE si impegna a promuovere la sostenibilità aziendale, il percorso verso la CSDDD rimane incerto, con implicazioni significative per il futuro della legislazione europea in materia di ESG.


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L'Autore

Gaia De Salvo

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Diritti Umani

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