L’Unione europea fatica a trovare un’unica voce per la pace in Ucraina

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  Giulia d'Angelis
  18 maggio 2025
  4 minuti, 6 secondi

Oggi, a più di settant'anni dalla fondazione di quella Comunità che sarebbe poi diventata Unione europea, una nuova guerra sembra intrecciarsi strettamente con la sua storia e, al tempo stesso, sembra plasmarne lo stesso futuro.

L’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, violando la sovranità della stessa, ha innescato una serie di eventi che coinvolgono strettamente le istituzioni europee, prontamente schieratesi al fianco della causa ucraina. In particolare, Dmytro Kuleba (ex Ministro degli Affari Esteri ucraino), riferendosi alle relazioni intercorrenti tra Ucraina e Unione europea, ha utilizzato la seguente definizione: «A brotherhood in diplomatic arms». Sono infatti molteplici le iniziative portate avanti dall’Unione, la quale è determinata a fornire sostegno al partner ucraino, riprendendo un’espressione utilizzata di frequente dalla Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, «fino a quando sarà necessario».

Il sostegno dell’Unione europea all’Ucraina

La reazione dell’Unione europea alla guerra di aggressione russa è stata rapida e determinata: i 27 Paesi membri, infatti, hanno immediatamente espresso la loro unanime condanna e hanno concordato sulla necessità di isolare politicamente ed economicamente la Federazione russa, tenendo altresì conto delle violazioni del diritto internazionale e chiedendo un pieno accertamento dei crimini di guerra e di altre violazioni commesse.

Il sostegno fornito dalle istituzioni europee non ha riguardato solamente gli aiuti economici, ma si è esteso a forme di assistenza diretta alla popolazione, anche tramite l’attivazione del meccanismo di protezione temporanea per i rifugiati, senza mai dimenticare la volontà - di più lungo periodo - di fornire una prospettiva europea per l’Ucraina, attualmente candidata all’adesione.

Sebbene l’Unione europea abbia fornito sostegno al partner ucraino fin dai primi istanti dell’invasione, bisogna comunque ricordare come il percorso di adesione del Paese all’Unione costituisca certamente un passaggio tanto significativo quanto complesso.

Nel mondo accademico risulta tuttora in corso una riflessione circa le modalità e le tempistiche del sostegno dell’Unione europea nei confronti del partner ucraino. In particolare, ci si domanda quanto a lungo le istituzioni europee possano fornire supporto all’Ucraina, non tanto dal punto di vista bellico quanto da quello politico.

A tal proposito, finora è possibile evidenziare una grande compattezza e unione di intenti da parte degli Stati membri, a eccezione di rari casi in cui l’Ungheria ha espresso il proprio dissenso, senza tuttavia impedire l’adozione di fondamentali decisioni in materia di allargamento e difesa.

Il nodo dei negoziati di pace

Se dunque dal punto di vista del sostegno fornito è possibile affermare una evidente costanza e un significativo impegno da parte dell’Unione, che si trova ad agire con un’unica voce, lo stesso non può dirsi per la questione relativa ai negoziati di pace.

In tale contesto, infatti, sembra prevalere una nuova tipologia di alleanza, definita da marzo 2025 “dei volenterosi” e comprendente anche Paesi, come il Regno Unito, che non fanno parte dell’Unione europea.

Un esempio evidente è costituito dal recente viaggio a Kyiv intrapreso da quattro leader - il francese Macron, il britannico Starmer, il polacco Tusk e il tedesco Merz - finalizzato al raggiungimento di un iniziale cessate il fuoco della durata di 30 giorni.

Al di là degli aspetti puramente simbolici e di immagine, un simile assetto fa emergere delle riflessioni circa l’attuale difficoltà dell’Unione di presentarsi nello scacchiere internazionale come un fronte coeso che si faccia portavoce di ideali condivisi dai 27 Stati membri.

Una possibile spiegazione può essere ricercata nella differente natura delle questioni dibattute dalle istituzioni europee e dalla diplomazia internazionale. Se, da un lato, nel corso delle riunioni del Consiglio europeo e delle plenarie del Parlamento si discute di materie quali il sostegno finanziario e l’adesione dell’Ucraina all’Unione, le iniziative della coalizione dei volenterosi sono finalizzate a raggiungere obiettivi di più breve periodo, ma fondamentali per porre fine a una guerra in corso ormai da tre anni.

Le idee portate avanti dai volenterosi includono, tra le altre, garanzie di sicurezza nel caso in cui la Federazione russa non rispetti un eventuale cessate il fuoco e il conseguente invio di truppe europee sul campo, possibilità accettata solamente da Francia e Regno Unito.

Un simile quadro potrebbe dunque spiegare in parte la reticenza mostrata da alcuni Paesi europei, fortemente determinati a fornire il proprio sostegno all’Ucraina ma poco propensi ad affrontare le questioni più prettamente belliche, in un’Europa che proprio in questi mesi sta discutendo il più grande piano di riarmo dai tempi della Guerra fredda.

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L'Autore

Giulia d'Angelis

Giulia d’Angelis è nata a Fondi (LT) nel 2000. Ha frequentato il corso di Laurea Triennale in Scienze politiche e Relazioni internazionali presso La Sapienza, Università di Roma, e si è laureata nell’ottobre 2022 con una tesi sulla Presidenza Sassoli. Ha poi frequentato il corso di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali e Istituzioni Sovranazionali, presso la medesima Università, laureandosi nell’ottobre 2024 con una tesi sull'allargamento dell'Unione europea. Da sempre appassionata di attualità internazionale, sta approfondendo in particolare l’analisi dell’Unione europea e delle sue politiche, concentrandosi anche sulla proiezione esterna dell’Unione e sui paesi candidati all’adesione nell’Ue.

Attualmente fa parte di Mondo Internazionale come Autrice presso Mondo Internazionale Post - Organizzazioni Internazionali, dove ha modo di analizzare nello specifico le politiche europee e il loro impatto.

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