Miyazaki e la forza di essere donne

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  Redazione
  07 marzo 2019
  4 minuti, 11 secondi

Uno dei maggiori rappresentanti dell’animazione giapponese è Hayao Miyazaki. Famoso per il suo studio cinematografico (lo studio Ghibli) da lui fondato nel 1985 insieme al suo collega Isao Takahata, Miyazaki non è solo conosciuto in Oriente. I suoi lungometraggi hanno vinto premi anche in Occidente, come il premio Oscar per La città incantata (Sen to Chihiro no kamikakushi) nel 2001.

Miyazaki è apprezzato in tutto il mondo per la bellezza dei suoi lavori e per la capacità di affrontare tematiche importanti attraverso la delicatezza dei suoi disegni. Nonostante i suoi film possano essere affrontati da punti di vista differenti, in questa sede si è deciso di concentrarsi su una prospettiva particolare; il ruolo della donna. A questo riguardo si potrebbe affermare che Miyazaki sia un innovatore. Partendo dagli anni ‘80 con Principessa Mononoke fino agli anni 2000 con il Castello errante di Howl, le sue protagoniste sono giovani donne che combattono in un universo fantastico. Il mondo femminile viene ripreso in tutte le sue fasi; le eroine di Miyazaki sono infatti bambine, adolescenti e giovani donne. La loro figura non è statica, ma sono personaggi complessi, in continuo mutamento che vivono in un mondo deturpato dalla guerra, dalle macchine e dall’uomo. Sono donne sognatrici, con degli ideali forti che perseguono con determinazione e coraggio. Le eroine di Miyazaki difendono la realtà dalla guerra e dalla violenza in nome della pace e della difesa di natura e animali. La novità di questi personaggi non sta nell’accostamento di “pace e natura” con il mondo femminile. Questa non è in sé una visione rivoluzionaria, le donne possono venir spesso descritte come il “sesso debole” proprio perché viste come esseri più sensibili e vulnerabili e quindi più inclini alla pace e alla non violenza. Ciò che rende Miyazaki interessante, invece, è il rendere queste caratteristiche un Potere. Il regista giapponese riesce ad elogiare quei tratti considerati più femminili quali la dolcezza, l’empatia, la sensibilità, come una forza indispensabile per salvare il mondo dalla corruzione delle macchine e dalla violenza della guerra. Le sue eroine non cercano di assomigliare alle loro controparti maschili, ma la loro forza risiede nel connubio tra compassione e coraggio, dolcezza e determinazione. Senza queste caratteristiche le protagoniste dello studio Ghibli non potrebbero sopravvivere

Nonostante i lungometraggi parlino di un mondo fantastico fatto di spiriti, draghi, castelli erranti e magia, quella rappresentata da Miyazaki è la realtà. Nella sua animazione non viene celato il fatto che il mondo sia costituito da dolore, morte, delusione, e violenza. Le sue eroine, che potremmo essere tutti noi, combattono in questo ambiente insidioso per raggiungere i propri scopi e realizzare i propri sogni. Alcune di queste giovani donne hanno bisogno di un aiutante, un amico, un amante o un personaggio senza volto (Kaonashi in La città incantata), ma non perdono mai la loro indipendenza.

Due figure interessanti delle opere di Miyazaki sono Mononoke e Chihiro. La prima è una principessa, ma non viene rappresentata in maniera tradizionale. La si vede vestita di pelliccia di animale con il viso sporco di sangue nel lungometraggio Principessa Mononoke, nel quale la protagonista cerca di combattere in difesa della foresta e dei lupi che l’hanno cresciuta. Questa figura rappresenta la complessità delle sue protagoniste: forte e fragile. Mononoke si troverà separata tra il mondo degli umani e il mondo della natura, non sapendo a quale dei due appartiene. Il secondo personaggio è Chihiro, la bambina della La città incantata. La protagonista si perde con i suoi genitori in un mondo fantastico governato dalla magia e dagli spiriti. Per salvare i genitori rapiti, Chihiro dovrà trovare dentro di sé la forza necessaria per combattere. La città incantata non è altro che la storia di una bambina che si approccia al mondo confuso e difficile dell’adolescenza. Questo lungometraggio rappresenta il viaggio interiore della protagonista alla scoperta della sua forza interiore, della fiducia in sé stessa e della sua autostima, le uniche armi disponibili per il compimento positivo del suo viaggio.

La forza delle donne viene magicamente descritta da Miyazaki. Coraggio, indipendenza e forza ma anche dolcezza, empatia e sensibilità sono le caratteristiche delle sue eroine. Sebbene l’animazione giapponese non sia così conosciuta in Occidente, i film di Miyazaki presentano un modello positivo di donna. Paragonandole con le tradizionali principesse Disney, le eroine del regista giapponese non vengono salvate da un bacio di un principe o da una scarpetta di cristallo, non si sottolinea la loro bellezza e eleganza, ma il loro coraggio, determinazione e anche la capacità di chiedere aiuto. Nonostante queste doti di forza, Miyazaki sottolinea anche alcune debolezze che però non le rendono più fragili, ma più vere. E proprio in questo risiede la forza di essere donne.

A cura di Silvia Passoni

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