Napoli in festa, dopo 33 anni Spalletti e la squadra riescono a riportare lo scudetto in città

La grande gestione della squadra da parte del tecnico Toscano e la grande determinazione dei giocatori permette ai partenopei un grande risultato stagionale e Diego sorride.

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  Jacopo Cantoni
  17 maggio 2023
  3 minuti, 55 secondi

La storia degli ultimi vent’anni del calcio italiano ha permesso, di dimostrare che la nostra Serie A, può essere uno tra i campionati europei e mondiali di maggior spicco. Partendo dal 2003, con le semifinali di Champions League tra Milan e Inter, le grandi rose, le grandi squadre, la vittoria del mondiale 2006, il brutto momento di Calciopoli, il primo e unico triplete italiano nel 2010, la vittoria degli Europei 2020, disputati l’anno successivo causa pandemia, per non parlare delle Champions milaniste, delle finali Juventine e altri innumerevoli episodi.

Più nel particolare, a partire da quella che potremmo chiamare “era Juventus” iniziata nella stagione 2011-12 solo altre due squadre erano state all’altezza di una società, come quella torinese, che aveva dimostrato una grandissima capacità di mercato e gestione della rosa, ovvero le due milanesi. Le due “cugine” come tanti dicono.

Ebbene è proprio nella stagione ancora in corso e che sta per finire, che arriva, il cambiamento. Il Napoli di Spalletti si era praticamente confermato campione d’Italia già a metà marzo con i 17 punti di distacco dalla Lazio di Sarri. Lazio che come lo stesso mister sottolineò, durante un’intervista, oltre a vincere riusciva a divertire.

Credo che in pochi lo avrebbero detto ma una città intera ha dato la carica ad una squadra che durante il mercato estivo ha fatto indigestione di talenti. Giovanni Simeone, ceduto dal Verona con un prestito oneroso e diritto di riscatto che ha fruttato da sostituto tanto quanto un titolare nel momento del bisogno, Giacomo Raspadori, promessa della nazionale in arrivo dal Sassuolo e da una stagione al massimo rendimento , Zambo Anguissa su cui nessuno, credo, avrebbe mai scommesso una lira e che invece si è guadagnato il posto da titolare fisso dopo le due doppiette di inizio campionato.

Fino ad arrivare a Khvicha Kvaratskhelia che ha incantato il San Paolo, diventato Maradona, per 17 partite lì disputate e che ha lasciato a bocca aperta la maggior parte delle tifoserie avversarie con tecnica e determinazione propria di pochi altri giocatori, anche al suo livello.

Kim Min-Jae, salvatore del reparto centrale difensivo dopo la partenza di un grandissimo del nostro campionato Kalidou Koulibaly, in grado di rimanere nella top difensiva per tutta la sua permanenza nella penisola. Arrivato dal Fenerbahce e parte integrante della nazionale sudcoreana, ha dimostrato il suo valore e la sua fisicità imponendosi da subito come top di difesa, anche al fantacalcio.

Per non parlare di coloro che fanno parte della rosa da anni, Alex Meret, Giovanni di Lorenzo, che possono mettere in bacheca il loro primo scudetto vicino alla loro prima coppa Europea, Stanislav Lobotka, che milita nelle file partenopee ormai da quattro anni, insieme a Piotr Zielinski che nel capoluogo campano fa la sua prima apparizione nella stagione 2016-17 e che non ha mai lasciato il “buco” a centrocampo.

Ultimi ma non per importanza l’Uomo Mascherato che i napoletani hanno riprodotto in ogni sala dalle torte alle statuette del presepio, Victor Osimhen, molto vicino al premio come capocannoniere di questa stagione che fin da subito ha trovato l’intesa vincente con il compagno georgiano e colui che questa intesa, coesione e questo bel gioco l’ha creato e plasmato sotto ogni punto di vista; Luciano Spalletti, toscano, ma adesso anche un po’ napoletano.

Era destino? Maradona è scomparso ormai da due anni e mezzo, andando a posizionarsi lassù, vicino ad altri campioni di questo magnifico sport e se ci si crede, ad imporre le mani su Argentina e Napoli, permettendo a queste due magnifiche squadre di vincere il terzo Mondiale e il terzo Scudetto della loro storia, io credo sempre che il caso non sia così preciso.

Era dal 1990 che Napoli non si tingeva di bianco e azzurro per festeggiare questo tipo di vittoria, ma finalmente tutto ciò è realtà e la città non può far altro che onorare ciò con un capodanno a maggio.

Solo il passaggio in Champions League ai quarti contro il Milan e il passaggio agli ottavi di coppa Italia, contro la Cremonese avrebbero potuto migliorare quest'anno magnifico, fatto ad esclusione di questi episodi, di sole vittorie.

Maradona sicuramente sorride e Napoli ringrazia.



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Fonti utilizzate per il presente articolo:

Immagine: https://www.flickr.com/photos/...

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L'Autore

Jacopo Cantoni

Laureato in Cinema presso l'Alma mater Studiorum di Bologna, mi cimento nella scrittura di articoli inerenti a questo bellissimo campo, la Settima Arte. Attualmente frequento il corso Methods and Topics in Arts Management offerto dall'università Cattolica del Sacro Cuore.

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