In un contesto successivo a una complessa fase di mutamenti internazionali e geopolitici in cui ogni Stato si trova di fronte a un bivio, chiamato a fare i conti con i recenti sviluppi per decidere da che parte schierarsi, c’è chi sceglie di non scegliere. Ci sono Stati, come l’Ungheria, che scelgono di accomodare le richieste e supportare le iniziative di entrambi i principali protagonisti dell’attuale scena internazionale (o almeno una delle tante prevalenti): Stati Uniti e Russia.
L’Ungheria opera secondo una strategia di ambiguità solo apparente, dietro la quale si nasconde una pianificazione lucida e intenzionale, un’astuta e calcolata linea d’azione.
In un’analisi sul nuovo ruolo e la nuova identità della NATO e dell’UE nell’era Trump 2.0, l’analista geopolitico George Friedman sostiene che il modello ungherese potrebbe essere quello vincente: un approccio “che prevede un’amicizia sia con i russi sia con gli americani” potrebbe, infatti, compensare un eventuale disimpegno americano dall’Europa, sia in termini di presenza fisica tramite la NATO, sia sul piano dell’interesse strategico. A tal proposito, Friedman sostiene che si potrebbe pensare di estendere tale approccio al modello europeo.
Ma com’è vista l’Ungheria dai due Paesi ex-protagonisti della Guerra fredda, Russia e USA?
La Russia sa che l’Ungheria difficilmente si allontanerà da lei, poiché è altamente dipendente dall’importazione di fonti energetiche russe. Un altro chiaro segno del forte legame tra i due Paesi è la crescente presenza di personale diplomatico ungherese nell’ambasciata russa.
Nonostante l’Ungheria cerchi di gridare al mondo la sua posizione di neutralità, talvolta dai fatti e dalle dichiarazioni emergono chiari segni di parzialità: basti far riferimento alle critiche rivolte alle sanzioni impartite ai russi o al simbolico rifiuto di prendere parte al sostengo militare all’Ucraina. Questa traballante neutralità, però, causa rotture e dissesto all’interno dell’Unione Europea e della NATO, di cui l’Ungheria fa parte.
Per Putin il sostegno da parte dell’Ungheria è più che ben accetto, poiché rappresenta uno spiraglio attraverso cui poter avere un’influenza diretta sull’Unione Europea, nel tentativo di arginare e limitare le pressioni di quest’ultima nel contesto della guerra in Ucraina.
L’élite politica ungherese ha sicuramente mantenuto un orientamento pro-Russia anche a livello di valori. Nonostante ciò, dal 1989 l’Ungheria ha adottato un governo – almeno apparentemente – in stile democrazia occidentale.
All’Ungheria conviene non inimicarsi gli USA e questi ritengono fondamentale coinvolgerla al fine di rafforzare i valori di libertà e democrazia che uniscono i Paesi transatlantici e che spesso sono minacciati dai Paesi confinanti e vicini. Si tratta di una mossa che rientra perfettamente nel quadro dell’interesse nordamericano di voler mantenere saldi i propri alleati senza lasciarseli sfuggire e di non perdere Paesi con posizioni geografiche, politiche e diplomatiche strategiche come quella dell’Ungheria stessa.
L’Ungheria come sta giocando? Qual è il suo obiettivo?
L’Ungheria si serve in modo pragmatico di tutte le relazioni a sua disposizione per massimizzare il più possibile i suoi interessi. Per esempio, approfitta del proficuo ruolo di mediatore della Turchia, la quale fa da ponte tra Europa e Medio Oriente e che costituisce, dunque, un elemento fondamentale sulla scacchiera per la gestione di flussi migratori e questioni di sicurezza regionale.
Mantenere una posizione di equidistanza da tutti i grandi centri di potere – per esempio condannando l’invasione russa dell’Ucraina, ma negando il coinvolgimento militare a favore di quest’ultima e provvedimenti nei confronti della Russia – permettono al Paese di Orbán di agire come una perfetta potenza della Mitteleuropa. In questo modo, l'Ungheria può ottenere vantaggi economici, politici e geopolitici da tutte le direzioni, assicurandosi protezioni e supporto, che in un periodo come quello attuale tornano sicuramente utili al fine di mantenere un equilibrio interno.
L’Ungheria potrebbe aver anche considerato l’ipotesi di sfruttare la sua posizione geografica strategica per fungere da mediatore nei dialoghi tra le due grandi potenze, Russia e USA, e con l’UE, traendo dalla situazione vantaggi a livello di potere e legittimazione internazionale.
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L'Autore
Chiara Croci
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Ungheria Russia USA UE Guerra in Ucraina strategia neutralità