Shanghai Cooperation Organisation
Il 3 e 4 luglio si è tenuto ad Astana, Kazakistan, l’annuale summit dei capi di Stato dei Paesi membri dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (anche nota come Shanghai Cooperation Organisation, SCO).
Lontano dall’Occidente, si è discusso dei temi cruciali che caratterizzano il nuovo ordine mondiale: un ordine sempre più “multipolare” e incendiato dai conflitti armati – dalla Palestina all’Ucraina – scoppiati o riaccesisi negli ultimi 24 mesi. Ad Astana, si è inoltre deciso un ulteriore allargamento: alla Bielorussia di Aleksandr Lukashenko è stato infatti riconosciuto lo status di Paese membro a tutti gli effetti.
Dalla sua fondazione a Shanghai nel 2001, la SCO si è trasformata da organizzazione intergovernativa regionale con sei membri iniziali – comprendente solo Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan – a blocco internazionale, contrapposta alternativa a quello occidentale, che oggi coinvolge ben ventisei Paesi. A partire dal 2017 ha avviato un sempre più rapido regime di allargamento differenziato a più livelli, raggiungendo i dieci “membri a pieno titolo”, nonché Afghanistan e Mongolia come “membri osservatori” senza diritto di voto; e altri 14 Stati, dall'Asia al Medio Oriente (tra cui Turchia, Egitto, Arabia Saudita e Qatar), come “partner di dialogo”, cioè Paesi affiliati all’Organizzazione.
(Queste tre classificazioni devono essere considerate in termini progressivamente gerarchici).
E così oggi quella di Shanghai è la più grande organizzazione regionale al mondo, sia geograficamente che demograficamente: riunisce in una sola stanza i leader di Paesi che rappresentano complessivamente l'80% del territorio dell'Eurasia, il 40% della popolazione mondiale e quasi il 30% del Pil globale. Questo il frutto di oltre due decadi di diplomazia e strategia eurasiatiche.
Bielorussia, primo Paese europeo
Dopo l'apertura all’Iran nel 2017 – che ne ha ridotto l’isolamento internazionale conseguente alle sanzioni americane – è ora il turno della Bielorussia di entrare a far parte ufficialmente del circuito dell'Organizzazione di Shangai. Nella ventiquattresima edizione dell'annuale summit, si assiste dunque – seppure nel pressoché totale disinteresse della stampa e degli analisti occidentali – all’espansione della Shanghai Organisation verso il continente europeo. Minsk diventa infatti il primo, e finora unico, Paese europeo ad entrare a far parte a tutti gli effetti della SCO.
Del resto, in seguito alla rottura della Bielorussia con l’Occidente a causa del supporto di Lukashenko all’invasione russa dell’Ucraina, l'Organizzazione di Shanghai rappresenta l'unica piattaforma di cooperazione internazionale per Minsk al di fuori dello spazio ex-sovietico. In particolare, dopo le sanzioni impostele dall’Unione Europea nel 2022, per la Bielorussia la SCO resta un canale strategico per preservare le proprie risorse economiche e stringere ulteriormente le relazioni con gli altri Stati membri a livello bilaterale.
D'altronde anche Mosca mantiene un atteggiamento positivo all’ingresso di Minsk nella SCO. La crescita di un’organizzazione internazionale come quella di Shanghai, in cui la Russia continua a mantenere un ruolo di primazia anche nell'attuale contesto internazionale, dimostra infatti come il Cremlino non sia esattamente un attore marginale sullo scacchiere geopolitico mondiale: nonostante le sanzioni imposte a Mosca da gran parte del mondo occidentale, qui Vladimir Putin è tutt'altro che isolato.
Futuro globale?
Dall’Asia centrale e meridionale fino a raggiungere il Caucaso, il Medio Oriente e a breve il Nord Africa: questa l'evoluzione di un blocco regionale che diventa globale. L'allargamento mostra l’espansione dello scopo stesso della SCO, organizzazione ormai sempre meno legata al mandato originale sulla sicurezza dei confini regionali e maggiormente proiettata verso una dimensione più globale, che incorpora anche tematiche quali commercio, cybersecurity, sviluppo economico e tecnologico.
Oltre ai leader di Mosca e Pechino, tra gli ospiti di questa edizione anche il presidente turco Erdoğan e il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. Assente invece il recentemente rieletto Primo Ministro indiano, Narendra Modi, nel tentativo forse, dopo aver partecipato al G7 pugliese, di bilanciare le relazioni dell'India tra Russia e Occidente.
Per la Russia, l'incontro di Astana rappresenta un palcoscenico internazionale prestigioso, dimostrativo del mancato isolamento di Mosca. A Pechino, invece, consente di proiettare la sua tentacolare influenza sull'Asia centrale e il Sud globale, promuovendo la Cina come alternativa agli Stati Uniti e ai suoi alleati.
Istituita a dieci anni dal crollo dell’Unione Sovietica, l'Organizzazione di Shanghai invitava Russia e Cina a cercare un dialogo e un coordinamento, soprattutto per evitare contrasti e criticità relativi alle politiche di vicinato. Negli anni, ha sviluppato invece un variegato portafoglio di attività legate ai vari ambiti politici ed economici di collaborazione tra i Paesi dell’Asia centrale e gli altri Stati membri.
Ora la Shanghai Organisation si proietta verso il futuro sempre più come un blocco geopolitico globale alternativo ai forum decisionali occidentali, seppure con divisioni interne (tra India e Pakistan, ad esempio) e un allargamento della membership a cui non corrisponde un altrettanto rafforzamento della cooperazione.
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L'Autore
Giuliana Băruș
Studi in Giurisprudenza e Diritto Internazionale a Trieste.
Oltre che di Diritto (e di diritti), appassionata di geopolitica, giornalismo – quello lento, narrativo, che racconta storie ed esplora mondi – fotoreportage, musica underground e cinema indipendente.
Da sempre “permanently dislocated – un voyageur sur la terre” – abita i confini, fisici e metaforici, quelle patrie elettive di chi si sente a casa solo nell'intersezionalità di sovrapposizioni identitarie: la realtà in divenire si vede meglio agli estremi che dal centro. Viaggiare per scrivere – soprattutto di migrazioni, conflitti e diritti – e scrivere per viaggiare, alla ricerca di geografie interiori per esplorarne l’ambiguità e i punti d’ombra creati dalla luce.
Nel 2023, ha viaggiato e vissuto in quattro paesi diversi: Romania, sua terra d'origine, Albania, Georgia e Turchia.
Affascinata, quindi, dallo spazio post-sovietico dell'Europa centro-orientale; dalla cultura millenaria del Mediterraneo; e dalle sfaccettate complessità del Medio Oriente.
In Mondo Internazionale Post è autrice per la sezione “Organizzazioni Internazionali”.
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