Panoramica dei diritti umani nel 2023: le violazioni

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  Gaia De Salvo
  20 dicembre 2023
  8 minuti, 34 secondi

Il 2023 è stato un anno segnato da tragedie umanitarie, spesso causate dallo scoppio di nuovi conflitti armati, l’inasprirsi delle crisi protratte, e da calamità naturali. Questa retrospettiva esplora alcune delle situazioni più critiche, evidenziando le sofferenze dei civili e le sfide nella risposta internazionale.

Ucraina, crimini di guerra e sofferenza civile

La guerra russa in Ucraina ha inflitto gravi sofferenze ai civili, con le forze russe accusate di crimini di guerra e contro l'umanità, inclusi atti come torture, esecuzioni sommarie e sparizioni forzate, secondo un rapporto di Human Rights Watch. Gli attacchi indiscriminati contro le aree civili e le infrastrutture energetiche hanno lasciato milioni di ucraini senza elettricità, acqua e riscaldamento invernale, costringendo oltre 14 milioni di persone a fuggire dalle proprie case. Inoltre, ci sono segnalazioni di violazioni delle leggi di guerra da parte delle forze ucraine, con maltrattamenti e presunte esecuzioni sommarie di prigionieri di guerra.

Il 17 marzo, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto per il presidente russo Putin e per Maria Lvova-Belova, commissario per i diritti dei bambini del governo russo, in relazione a crimini di guerra riguardanti il trasferimento illegale e la deportazione di bambini. Tuttavia, i funzionari russi hanno respinto tali accuse, affermando di voler salvare gli "orfani", nonostante la realtà evidenzi la separazione delle famiglie, dato che la maggior parte dei bambini negli istituti ucraini ha ancora i genitori. Il trasferimento dei bambini, presentato come "evacuazione", solleva preoccupazioni sulla mancanza di un passaggio sicuro nelle aree sotto il controllo del governo ucraino.

A luglio, gli Stati Uniti hanno annunciato l'intenzione di inviare munizioni a grappolo all'Ucraina, violando la Convenzione sulle Munizioni a Grappolo del 2010, firmata da 123 nazioni, ma non dalla Russia, dagli Stati Uniti o dall'Ucraina. La Dottoressa Alice Jill Edwards, Relatrice Speciale ONU sulla Tortura, ha condannato queste munizioni, notoriamente dannose per i civili, esortando gli Stati Uniti a riconsiderare la loro decisione. Importante notare che sia la Russia che l'Ucraina hanno utilizzato queste munizioni pericolose, causando centinaia di morti e feriti nel 2022 e superando la Siria come paese con il maggior numero di vittime da queste armi controverse.

Terremoto in Siria e l’uso politico degli aiuti umanitari

Il 6 Febbraio 2023, la terra trema al sud della Turchia: un terremoto di magnitudo 7.8 che ha causato la morte di più di 50.000 persone. Il terremoto ha colpito pesantemente anche la Siria nord-occidentale, aggravando le sfide esistenti, come l'epidemia di colera e le rigide condizioni invernali. La risposta umanitaria, compresi i convogli di aiuti transfrontalieri, ha incontrato ostacoli a causa dei problemi di viabilità anche a causa della fragile situazione politica in Siria, paese diviso tra forze governative di Assad e ribelli.

Nonostante le aree più colpite siano state quelle settentrionali di Aleppo e Idlib (base dei ribelli), dove è stato registrato il 90% delle vittime siriane, la maggior parte degli aiuti internazionali e delle Nazioni Unite è stata indirizzata attraverso Damasco, anche per l’insistenza della Russia di sottolineare il rispetto della sovranità del governo siriano. Questa decisione ha sollevato preoccupazioni a causa della storia del regime di Assad di deviare e manipolare gli aiuti umanitari. Inoltre, il regime ha continuato a colpire con attacchi aerei aree fuori dal suo controllo nel nord-ovest della Siria, con un impatto sugli sforzi di risposta umanitaria.

La “donor fatigue”, stanchezza dei donatori nel sostenere un paese in guerra da più di un decennio, ha ulteriormente contribuito a una drastica riduzione degli aiuti. Nel nord-ovest della Siria, su 4,5 milioni di persone, 4,1 milioni sono identificati dalle Nazioni Unite come bisognosi di aiuti, 3,3 milioni sono in condizioni di insicurezza alimentare e 2,9 milioni sono sfollati interni, con 1,9 milioni che vivono in condizioni difficili nei campi. Il terremoto e l'inadeguata risposta internazionale hanno aumentato la richiesta di assistenza.

A sei mesi dal conflitto la situazione è ancora difficile, "La fase di soccorso della risposta al terremoto si è conclusa, ma la situazione di emergenza persiste", afferma Mads Brinch Hansen, capo delegazione della Federazione Internazionale della Croce Rossa in Siria. "È necessario un immediato sostegno internazionale, sia per soddisfare i bisogni umanitari immediati, sia per costruire la resilienza della popolazione e riabilitare le infrastrutture vitali e i servizi comunitari, che sono sull'orlo del collasso".

Guerra civile e atrocità in Sudan

Il 15 aprile 2023, è scoppiato un conflitto tra l’esercito sudanese e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF). Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (UNHCR), più di sei milioni di persone sono forzatamente sfollate, sia all’interno che al di fuori del paese, dall’inizio delle ostilità. Da settembre, il conflitto, pieno di violazioni dei diritti umani, si è esteso al Darfur e agli Stati del Kordofan meridionale e del Nilo Blu. La violenza sessuale è in aumento, i civili subiscono attacchi deliberati e indiscriminati e i giornalisti e i difensori dei diritti umani vengono messi a tacere. Le atrocità sono particolarmente gravi per la comunità dei Masalit nel Darfur occidentale, al confine con il Ciad, uccisi in massa e sepolti in fosse comuni, secondo un’indagine di Reuters.

Esperti dell'UNHCR hanno espresso sgomento per il fatto che, nonostante le rassicurazioni iniziali delle RSF che tutte le forme di violenza sarebbero state indagate in modo imparziale, atti di violenza sono stati perpetrati senza sosta. Tra questi, gli attacchi ai campi e ai quartieri in cui risiedono gli sfollati interni, in cui le RSF e le milizie alleate avrebbero saccheggiato proprietà, torturato e giustiziato sommariamente gli sfollati sudanesi. "Le RSF non ha dimostrato il suo impegno ad affrontare queste ripugnanti atrocità commesse dalle sue forze e da quelle ad esse associate", hanno dichiarato.

A ottobre, la missione internazionale d'inchiesta per il Sudan è stata istituita dal Consiglio per i Diritti Umani ONU per indagare sulle violazioni dei diritti umani al fine di garantire che i responsabili siano chiamati a risponderne.

Il disastro di Pylos e la crisi migratoria

La mattina del 14 giugno 2023, la nave Adriana, un peschereccio sovraccaricato partito dalla Libia, si è ribaltata, portando alla morte di più di 600 persone provenienti dalla Siria, dal Pakistan e dall’Egitto. Solo 104 dei “passeggeri” si sono salvati e solo 82 corpi sono stati recuperati.

Da indagini di Amnesty International e Human Rights Watch è emerso che nelle 15 ore trascorse dal momento in cui hanno ricevuto la prima segnalazione che l'Adriana si trovava nella loro zona di ricerca e salvataggio e il momento in cui si è ribaltata, le autorità greche non hanno mobilitato le risorse adeguate per il salvataggio. Le autorità erano chiaramente a conoscenza di indicatori di disagio, come il sovraffollamento e l'insufficienza di cibo e acqua, sull'Adriana e, secondo i sopravvissuti, sapevano dei cadaveri a bordo e delle richieste di soccorso. Le testimonianze dei sopravvissuti contestano anche le dichiarazioni delle autorità secondo cui le persone a bordo dell'Adriana non volevano essere soccorse, cosa che in ogni caso non avrebbe sollevato la Guardia costiera ellenica dall'obbligo di adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza in mare.

A novembre, l’Ombudsman greco ha aperto un'inchiesta sulle azioni della Guardia Costiera, in reazione al suo rifiuto di condurre un'indagine disciplinare interna. Il suo omologo europeo ha aperto un'indagine sul ruolo dell'agenzia di frontiera dell'Unione europea Frontex, il cui aereo ha inizialmente avvistato l'imbarcazione, mentre il responsabile dei diritti fondamentali di Frontex stessa sta conducendo una propria indagine.

Sofferenza umana a Gaza

Nelle prime ore del 7 ottobre 2023, Hamas ha lanciato un attacco su più fronti contro Israele, comprese le città israeliane di confine che circondano la Striscia di Gaza. Nelle prime ore sono piovuti migliaia di razzi su Israele. Questi hanno dato copertura ai militanti di Hamas, che hanno penetrato nelle aree urbane e ucciso 1200 israeliani e rapito più di 200, distruggendo il senso di sicurezza del paese ebraico.

A loro volta, le operazioni israeliane a Gaza sono state spietate, uccidendo circa 17.000 palestinesi, tra cui più di 7.000 bambini, sfollando la maggior parte degli abitanti della Striscia e radendo al suolo gran parte del suo nord. Una breve pausa il 24 novembre - durante la quale Hamas ha liberato 105 ostaggi, principalmente donne e bambini, e Israele ha rilasciato 243 palestinesi detenuti nelle sue prigioni di cui 83 donne e 157 bambini e adolescenti - ha offerto sollievo fino al 1° dicembre, quando l'assalto è ripreso.

In una lettera al presidente del Consiglio di Sicurezza, bloccato dal veto americano, il Segretario Generale Antonio Gutierrez ha invocato l’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite permettendogli di portare all'attenzione del Consiglio di sicurezza questioni che minacciano il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. La lettera è una lucida richiesta di aiuto per i civili a Gaza che inizia con una chiara condanna alle azioni dei militanti verso Israele, chiamando per l’immediato rilascio degli ostaggi e dichiarando terrificanti le testimonianze di violenza sessuale durante gli attacchi del 7 ottobre. Gutierrez ha riportato il numero di civili uccisi da Israele nella striscia, di cui il 40% sono bambini. Ha evidenziato il pericolo causato dai bombardamenti costanti in tutto il territorio di Gaza, dichiarando che "gli ospedali sono diventati campi di battaglia".

Un nuovo cessate il fuoco è considerato necessario per proteggere la popolazione civile, come sottolineato dalla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 12 dicembre, con 153 stati favorevoli. Nonostante ciò, il futuro di Gaza è incerto: i leader israeliani affermano di voler sradicare Hamas, o almeno la sua ala militare, ma i risultati ottenuti finora suggeriscono che è improbabile che questo sforzo abbia successo - non senza distruggere gran parte di ciò che resta di Gaza.


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Gaia De Salvo

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