Politica brasiliana

Canarinho e amarelo

  Articoli (Articles)
  Matteo Gabutti
  13 novembre 2022
  8 minuti, 24 secondi

"Questa domenica votate con la maglia gialla."

Jair Bolsonaro, Presidente uscente del Brasile, in vista del ballottaggio del 30 ottobre 2022

Domenica 30 ottobre 2022, il ballottaggio per le Presidenziali in Brasile ha decretato la vittoria del candidato di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva sul Presidente uscente Jair Bolsonaro. Un successo quasi millimetrico, con un margine inferiore a 2 punti percentuali, a conclusione di un testa a testa serrato e senza esclusione di colpi che proietta l’immagine di un Paese spaccato a metà. E infatti, le proteste dei bolsonaristas non si son fatte attendere, visto che a migliaia hanno bloccato centinaia di autostrade chiedendo l’intervento dell’esercito per ribaltare l’esito dello spoglio elettorale, considerato come "fraudolento" – una narrativa nutrita per anni da Bolsonaro. Solo dopo due giorni di silenzio, quest’ultimo ha esortato i suoi sostenitori a protestare pacificamente, per poi accettare il risultato delle elezioni autorizzando l’inizio del processo di transizione, pur senza riconoscere la sconfitta e senza mai menzionare Lula.

In questo contesto, la prospettiva dei Mondiali di calcio in Qatar, per i quali la nazionale brasiliana, la Seleção, è considerata una delle favorite, potrebbe lenire le fratture della popolazione. Eppure, in questo momento anche la divisa verdeoro della nazionale ha assunto un ruolo divisivo. La camisa canarinho – così chiamata per la tinta gialla canarino – si è infatti resa protagonista delle presidenziali, essendo divenuta un simbolo del populismo di destra di Bolsonaro.

In questo e nel prossimo articolo, cercheremo dunque di approfondire l’utilizzo politico della maglia di calcio brasiliana, del suo colore e dello sport nazionale, totem di cui più di uno schieramento ha tentato d'impossessarsi.



Canarinho

L’incoraggiamento del Presidente uscente ai suoi sostenitori di indossare la maglia gialla non è stata una sorpresa. La camisa canarinho è stata infatti usata insieme alla bandiera verdeoro come uno dei simboli identificativi dei bolsonaristas fin dalla campagna elettorale che portò il “Trump del Brasile” al potere nel 2018. In un certo senso, la divisa della nazionale rappresenta la versione latina del cappellino rosso “Make America Great Again promosso dall’ex inquilino della Casa Bianca, poiché entrambi sono l’espressione di una narrativa che dipinge tutti gli oppositori come nemici del Paese, separandoli dai “veri” patrioti.

Per rispondere a questa appropriazione simbolica, anche Lula ha fatto spesso uso della bandiera nazionale. Nella sua campagna elettorale, il candidato del Partito dei Lavoratori (PT) ha inoltre invitato i propri sostenitori a non permettere alla destra di impadronirsi dei colori del Paese. D’altro canto, già ad agosto il Presidente uscente aveva messo in guardia il proprio elettorato del fatto che “chi ama il rosso [colore del PT] passerà al verde e al giallo.” Una conferma, dunque, del significato politico che la divisa di calcio ha irrevocabilmente assunto, a causa dell’errore di “lasciare che fosse rapita” da Bolsonaro, come sentenziato dall’ex calciatore Walter Casagrande Jr.

Chi non ha apprezzato la politicizzazione della maglia della nazionale è stato il suo sponsor tecnico, Nike. Il colosso americano ha infatti impedito sul proprio sito la personalizzazione delle magliette con i nomi dei due candidati, così come con parole quali “socialismo” o “comunismo”. Al contempo, una certa insofferenza è comparsa tra i Brasiliani stessi, che in vista del Mondiale in Qatar sembrano prediligere sempre di più al canarinho il meno equivoco blu cobalto della seconda maglia.

Eppure, nel suo ringraziamento a coloro che lo hanno votato domenica 30 ottobre, Bolsonaro ha ribadito il suo impegno nella difesa dei “colori verde e giallo della nostra bandiera.” E gli stessi colori hanno dominato le proteste che hanno seguito la sua sconfitta, con molti manifestanti a bloccare le autostrade sfoggiando la camisa canarinho.



Amarelo

L’appropriazione della maglia che ha vinto ben cinque coppe del mondo, e in particolar modo del suo colore, amarelo (giallo), tuttavia, non è solo appannaggio dell’ultima espressione del populismo di destra del Paese.

Secondo Jorge Chaloub, Professore di scienze politiche presso l’Università di Rio de Janeiro, le radici della recente politicizzazione della camisa canarinho risalgono a giugno 2013, quando il gruppo radicale Movimento Passe Livre (MPL) promosse le proteste a San Paulo contro un aumento dei prezzi dei mezzi di trasporto. La “primavera brasiliana,” come venne soprannominata, da richiesta circoscritta nata a sinistra si evolse poi a contestazione apartitica dell’intero establishment brasiliano, innescando un’autentica crisi di legittimità del sistema politico del Paese. In questo contesto, la maglia della nazionale divenne un simbolo di un patriottismo che sfuggiva ad un preciso colore politico.

Ad assumere le redini del malcontento popolare, tuttavia, furono gruppi come il Movimento Brasil Livre (MBL), un’organizzazione conservatrice che approfittò dell’occasione per lanciarsi contro il Partito dei Lavoratori allora al governo. Lo scandalo di corruzione emerso nel 2014 con Lava Jato – un mani pulite in salsa brasileira che portò all’arresto dello stesso Lula, con una condanna ribaltata dalla Corte Suprema solo lo scorso anno – fomentò ulteriormente la protesta di piazza, che s’indirizzarono in particolare contro l’allora Presidente Dilma Roussef (PT), poi estromessa per impeachment nel 2016. Il colore scelto per le dimostrazioni? Il giallo, ovviamente. E visto che nel 2014 il Brasile ospitava anche i Mondiali di calcio, per i manifestanti fu facile ripiegare proprio sulla camisa canarinho.

Nelle parole di Laura Carvalho, economista presso l’Università di San Paulo, “il problema è che parte di questa disillusione finì per essere incanalata verso false soluzioni”. L’eredità politica delle proteste e della lotta alla corruzione venne infatti raccolta da chi si proponeva come la personificazione dell’antiestablishment, ovvero Bolsonaro, che nell’occasione s’impadronì anche con successo dei colori nazionali.

Ma la contesa del colore giallo è antica quanto il Brasile stesso, come spiegato dalla storica ed antropologa Lilia Schwarcz al quotidiano Folha de S. Paulo. L’amarelo era infatti originariamente associato alla casata Asburgo-Lorena cui apparteneva la prima imperatrice del Brasile indipendente, Maria Leopoldina D’Austria. Il colore venne poi ripreso in un’ottica antimperiale dalla prima Repubblica Brasiliana (1889-1930) quale segno di oro e ricchezza, ma fu investito di un’importanza ancor maggiore durante la dittatura militare cominciata nel 1964, che lo integrò nei simboli di un feroce patriottismo. Eppure, ciò non scoraggiò l’opposizione al regime – concretizzatasi nel movimento politico Diretas Já, volto ad instaurare elezioni presidenziali dirette – dal tentare una riappropriazione culturale dell’amarelo. Quest’ultimo divenne così il tono della campagna che portò al ritorno della democrazia tra il 1985 – con l’elezione indiretta del Presidente Tancredo Neves – e il 1990 – con la piena entrata in vigore dell’attuale Costituzione del Paese.

E da allora, tra altri due mondiali vinti (1994 e 2002), l’amarelo e la camisa canarinho continuano ad essere intrinsecamente legati al Brasile, ora come elemento di unità nazionale, ora come polarizzante e divisivo pomo della discordia tra questo e l’altro schieramento politico.



Copyright © 2022 - Mondo Internazionale APS - Tutti i diritti riservati

Condividi il post

L'Autore

Matteo Gabutti

IT

Matteo Gabutti è uno studente classe 2000 originario della provincia di Torino. Nel capoluogo piemontese ha frequentato il Liceo classico Massimo D'Azeglio, per poi conseguire anche il diploma di scuola superiore statunitense presso la prestigiosa Phillips Academy di Andover (Massachusetts). Dopo aver conseguito la laurea in International Relations and Diplomatic Affairs presso l'Università di Bologna, al momento sta conseguendo il master in International Governance and Diplomacy offerto alla Paris School of International Affairs di SciencesPo. All'interno di Mondo Internazionale ricopre il ruolo di autore per l'area tematica Legge e Società, oltre a contribuire frequentemente alla stesura di articoli per il periodico geopolitico Kosmos.

EN

Matteo Gabutti is a graduate student born in 2000 in the province of Turin. In the Piedmont capital he has attended Liceo Massimo D'Azeglio, a secondary school specializing in classical studies, after which he also graduated from Phillips Academy Andover (MA), one of the most prestigious preparatory schools in the U.S. After his bachelor's in International Relations and Diplomatic Affairs at the University of Bologna, he is currently pursuing a master's in International Governance and Diplomacy at SciencesPo's Paris School of International Affairs. He works with Mondo Internazionale as an author for the thematic area of Law and Society, and he is a frequent contributor for the geopolitical journal Kosmos.

Tag

Brasile lula Bolsonaro elezioni Brasile Elezioni presidenziali voto calcio Mondiali di Calcio divisa maglia giallo verdeoro Storia lava jato Trump populismo campagna elettorale