Ritardo nel PNRR: Italia come osservato speciale.

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  Jacopo Biagi
  07 aprile 2023
  5 minuti, 17 secondi

L’Italia è in ritardo nel raggiungimento degli obiettivi prefissati per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il 26 Marzo la Commissione che si occupa di vigilare sul Piano Italiano aveva inviato una lettera da cui emergeva che l’utilizzo dei fondi stanziati dall’Unione Europea non stava procedendo secondo i piani e che l’Italia non avrebbe superato l’esame sugli obiettivi del 2022. Sulla base di questi fatti, gli uffici europei, di comune accordo con Palazzo Chigi, hanno rinviato a fine aprile l’esame sul raggiungimento degli obiettivi di spesa dello scorso semestre che permetterebbero di sbloccare l’emissione della nuova tranche da 19 miliardi di euro.

La situazione che si prospetta all’orizzonte è abbastanza preoccupante tanto da spingere il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a convocare la premier Giorgia Meloni al Quirinale. Nel corso del colloquio il Presidente ha richiesto un aumento degli sforzi, da parte del governo, nella realizzazione dei progetti presentati nel PNRR sottolineando anche le conseguenze di eventuali ritardi nel conseguimento degli obiettivi prefissati.

Con il passare del tempo stanno emergendo sempre più criticità nell’organizzazione e nella gestione dei fondi per il PNRR. Il Commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha speso parole di fiducia nei confronti del governo affermando però che "Man mano che il piano va avanti la strada diventa più impegnativa". L’Italia si è da sempre mostrata poco capace nello spendere i fondi europei ed è proprio questo il punto nevralgico che fa preoccupare le Istituzioni.

Cos’è il PNRR?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è il programma, stilato dal governo Draghi nel 2021, con cui l’Italia intende gestire i fondi europei del Next Generation EU. Il PNRR prevede, per il nostro Paese, lo stanziamento di 191,5 miliardi di euro, divisi in dieci rate nell’arco di sei anni, che saranno erogati solo al raggiungimento di alcuni obiettivi. Ogni sei mesi la task force di Bruxelles, che si occupa del Piano italiano, verifica il raggiungimento degli obiettivi prestabiliti e, nel caso di un riscontro positivo, versa una rata al paese in esame. Il ritardo sugli obiettivi può far perdere il diritto ai fondi o, come accade solitamente, spingere la Commissione a congelare la tranche semestrale per fare pressione sul governo nel raggiungere più in fretta i traguardi prefissati. Il caso dell’Italia è il secondo; la Commissione ha deciso di congelare la seconda rata del 2022 e, per due volte, rinviare ad aprile l’esame degli obiettivi. Se il Bel Paese non superasse l’esame si vedrebbe negare anche la rata da 19 miliardi di euro e questo significherebbe perdere per sempre la possibilità di utilizzare queste risorse. Si tratterebbe di una situazione particolarmente grave dal momento che gli altri Stati europei considerano il Next generation Eu un progetto costruito su misura proprio per il nostro Paese.

Le modifiche al PNRR.

L’Italia non è solo in ritardo nel portare a compimento le opere previste ma lo è anche nel presentare le modifiche al Piano. Fin da ottobre, subito dopo la vittoria del centrodestra, la premier aveva ripetutamente invocato cambiamenti per gli obiettivi del PNRR. Il governo sostiene che il mutamento di alcuni fattori, come la crescente inflazione, richiederebbe una maggior attenzione per alcune tematiche ritenute non prioritarie al momento della prima stesura degli obiettivi del Piano.

La Commissione che si occupa di vigilare sull’operato dell’Italia si è da subito mostrata disponibile e flessibile al cambiamento e, in accordo con Palazzo Chigi, ha deciso che febbraio sarebbe stato il momento giusto per presentare i cambiamenti al Piano. Tale Commissione tuttavia non ha ancora ricevuto alcuna proposta di modifica e, dopo aver rinviato l’esame degli obiettivi italiani, attende ora per fine aprile la presentazione di un nuovo testo in alternativa al Piano attuale.

Il ritardo del governo mette a rischio ben più dei 19 miliardi, ancora da stanziare, per i traguardi del 2022. A fine aprile, se non saranno presentate le modifiche al Piano richieste da Palazzo Chigi, la task force europea sarà costretta a valutare i progressi basandosi sull’attuale testo del Piano; se così fosse l’Italia sarebbe bocciata sugli obiettivi e rischierebbe di perdere anche i 34 miliardi di euro attesi nel 2023.

Le cause del ritardo.

I 55 obiettivi previsti dal Piano per il 2022 sono stati raggiunti solo sulla carta e tra questi progetti ve ne sono tre, in particolare, che hanno suscitato dubbi sulla loro ammissibilità. La riforma sulle concessioni portuali è stata giudicata troppo generosa dalla commissione che ha chiesto di limitarne la durata; Alcuni interventi delle reti di teleriscaldamento sono stati giudicati inammissibili; Infine, i Piani Urbani Integrati, in particolare la realizzazione dei nuovi stadi di Venezia e Firenze.

Sono presenti inoltre diversi problemi “strutturali” riportati anche nell’ultimo rapporto periodico della Corte dei Conti. L’Italia, come detto, ha sempre avuto difficoltà nella spesa dei fondi europei, soprattutto, per via di gravi mancanze nell’amministrazione a livello locale. Una buona parte dei fondi del PNRR sono destinati ai Comuni che da mesi hanno aperto bandi di assunzione di personale ad hoc per la gestione dei fondi. Questi bandi si sono rivelati un flop: i vincitori sono stati spesso scoraggiati dal basso stipendio e dalla breve durata dei contratti preferendo invece indirizzarsi su accordi più stabili nel settore privato. Nella sua relazione la Corte dei Conti riporta che molte amministrazioni “non hanno competenze adeguate per seguire procedure così complesse come quelle del PNRR”.

Un altro grande problema, da sempre ben noto ai governi, che ha spesso impedito una meticolosa spesa dei fondi europei è la troppa burocrazia. Lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti ammette che “la struttura burocratica della pubblica amministrazione probabilmente non era e non è all’altezza di sostenere questo tipo di choc di domanda”. Nonostante i decreti Semplificazioni che hanno introdotto deroghe alle procedure di appalto, i lunghi iter burocratici e la lentezza degli enti locali rischiano di far perdere all’Italia buona parte dei fondi europei.

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Fonti consultate per il presente articolo:

Immagine: https://unsplash.com/it/foto/0NRkVddA2fw

https://www.repubblica.it/economia/2023/03/27/news/pnrr_rata_tranche_ultimatum_ue_italia-393918187/

https://www.repubblica.it/economia/2023/04/01/news/pnrr_ritardi_italia_governo_meloni-394568247/

https://www.ilpost.it/2023/04/01/problemi-pnrr/

https://www.ilsole24ore.com/art/pnrr-altro-rinvio-terza-rata-pesano-porti-energia-e-citta-AEsaMbAD

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/31/pnrr-tutte-le-cause-e-le-colpe-dei-ritardi-flop-delle-assunzioni-della-pa-semplificazioni-insufficienti-intoppi-nei-bandi-e-aumento-dei-costi/7114364/

https://www.adnkronos.com/stato-di-attuazione-sul-pnrr-la-relazione-della-corte-dei-conti_45EcJBfwYpqKeCFK9KYDa9?refresh_ce

https://www.corteconti.it/HOME/StampaMedia/Notizie/DettaglioNotizia?Id=0f45b809-b8ea-4540-9c24-73a969cee872

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