Rovesciare Putin: una possibilità concreta?

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  Redazione
  04 novembre 2022
  5 minuti, 17 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale Post

Si tratta di un quesito che tutti gli analisti si pongono fin dall’inizio della guerra provocata della Russia contro l’Ucraina. Il potere di Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, non è mai stato del tutto sicuro. Tuttavia dall’inizio fallimentare della guerra d’aggressione, la posizione di Putin in patria si è fatta sempre più precaria alimentando rumors sui suoi possibili successori e su quale tipo di regime potrà affermarsi a Mosca.

Il numero delle previsioni si sprecano anche tra i commentatori politici più vari.

La soluzione proposta dalla maggioranza di loro ipotizza (e spera) che vengano ristabilite le norme democratiche unitamente al sistema dei controlli top-down e degli onesti equilibri che devono sussistere in ogni rapporto tra il cittadino e lo Stato. Il tutto che sia gestito da un apparato tecnocratico animato da principi minimamente liberali. Al contrario c’è chi prevede il crollo dello Stato russo. Oggi regna l’incertezza sul tipo di evoluzione politica verso una Russia post-Putin: ovvero non esiste attualmente un progetto proficuo e illuminato.

C'è un consenso tra la maggior parte dell'élite russa, comprese le piccole frange dei liberali: insomma, non esiste una vera Russia precostituita post-Putin. Dopo oltre un decennio al potere il putinismo appare ancora abbastanza radicato nella gestione dell’economia e nelle strategie seguite in politica internazionale. Il potere putiniano è così radicato nelle istituzioni e nelle relazioni politiche, sociali ed economiche del paese che è molto difficile anche da immaginare un’alternativa al potere della Federazione Russa. Qualsiasi piano di successione farà bene a tenerne ben conto.

Ogni valutazione prognostica ma realistica di una Russia post-Putin e di un piano di successione dovrà considerare questi elementi di base con molta attenzione, pena il tragico fallimento.

Il piano di Putin è chiaramente quello di succedere in ogni modo a se stesso. La carta costituzionale consegna nell’immediatezza le redini della presidenza al primo ministro, Mikhail Mishustin, per poter successivamente indire nuove elezioni, ma solo in caso di uscita prematura e improvvisa del presidente in carica. Quel che viene reputato del tutto improbabile è il cambio volontario della leadership a meno che qualcosa non sia cambiato nelle segrete stanze del Cremlino in seguito ai fallimenti militari e al diffuso malcontento popolare.

Ma potrebbe esserci un terzo piano di successione che sarebbe applicato alla fine delle ostilità con risoluzione del conflitto. Su questa base si spiegherebbe la tendenza russa a prolungare il più possibile il conflitto sia in termini politici che economici.

Ci sono altri scenari?

Realisticamente si possono individuare tre scenari:

Il primo scenario

Sarebbe rappresentato da una sorta di stallo militare tra le parti in conflitto.

E’ probabile che la propaganda del Cremlino trasformerebbe questa occasione spacciandola al suo popolo per una stupefacente vittoria del Cremlino. Ma la dirigenza politica attribuirebbe comunque e pervicacemente la colpa alle potenze occidentali e al proprio sostegno nei confronti dell’Ucraina con enormi quantità di forniture varie e armamenti sofisticati,

I lealisti del regime sarebbero i più complottisti dando la colpa delle gravi perdite russe ai liberali “silenziosi” e ai falchi inefficienti del regime.

Il malcontento sarebbe espresso da parte dei pochi liberali e poi dall’élite militare oltre alla classe degli alti dirigenti della burocrazia statale.

E’ molto importante che lo Stato russo svolga un’azione lenitiva verso le élite deluse oppure metterle a tacere. Questa soluzione si tradurrebbe in posizioni faziose che porterebbe a usuranti e croniche lotte intestine.

L’alta dirigenza ne otterrebbe la maggior parte dei benefici.

A dimostrazione di ciò, si possono citare gli episodi di due dei più fedeli e arditi sostenitori di Putin nel conflitto in Ucraina: il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, e il leader del gruppo mercenario Wagner, Yevgeniy Prigozhin. Entrambi si sono espressi con affermazioni durissime nei confronti del ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e verso gli alti gradi delle forze armate russe.

Il secondo scenario

Sarebbe quello rappresentato da una vittoria russa sul campo.

Questo caso, ritenuto però decisamente improbabile, sarebbe rappresentato da un avanzamento russo, ampio e risoluto, sul territorio del conflitto, conseguendo il controllo totale sul territorio annesso. Come nello scenario precedente, nessun piano di successione immediata è in programma per il prossimo futuro.

Una transizione di potere avverrebbe in futuro con condizioni simili alle recenti transizioni in Asia centrale, come ad esempio la sostituzione di Nursultan Nazarbayev con il suo candidato maggiormente preferito, Kassym-Jomart Tokayev, come leader nella Repubblica del Kazakistan.

Ma i recenti tumulti di piazza di Tokayev e le successive purghe dei funzionari dell'era Nazarbayev sono ancora freschi nella memoria del regime di Putin. Per cui è meglio non bruciarsi e attendere contingenze migliori.

Il controllo dei burocrati e delle autorità di contrasto

Sono sia i tecnocrati che gli elevati esponenti di importanti agenzie e società statali (siloviki), apparati dell’intelligence, forze armate e altre strutture a cui lo stato delega il diritto di poter usare la forza.

Ma una candidatura moderata alla presidenza russa, non controversa e controllabile da parte della tecnocrazia è preferibile se Putin semplicemente fa un passo indietro ma non fuori dal potere (ad esempio, mantenendo il controllo sul bilancio, la sicurezza e l'intelligence). La successione sarà in questo modo più serena ed equilibrata.

La terza prospettiva

Questo scenario appare il più incerto da realizzarsi dei tre.

La crescente autonomia dell'élite statale durante il conflitto creerà le condizioni per un frazionismo politico estremo: Siloviki contro liberali e tecnocrati. Le decisioni di Putin saranno in gran parte irrilevanti e una successione non regolamentata e improvvisa sembra plausibile per il breve-medio termine. Questo potrebbe prendere forma se Putin viene rimosso con la forza o si rimuove volontariamente dall'incarico.

Nel caso di un'elezione della leadership - considerando il malcontento sociale e la distruzione economica e politica - i liberali silenziosi e i tecnocrati si assicurerebbero i voti necessari.

Tuttavia, avrebbero dovuto affrontare l'opposizione delle varie fazioni sopra menzionate.

In tal caso, la Russia probabilmente cadrebbe in un guazzabuglio di instabilità simile a quello dell’era Eltsin, in preda all’autoritarismo tecnocratico, in cui sarebbero necessari interventi tecnici non democratici per mantenere il nuovo status quo.

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Europa

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#Putin #russia guerra Ucraina