Sahara occidentale: dopo il riconoscimento di Israele, sale la tensione tra Marocco ed Algeria

Il recente riconoscimento della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale da parte di Israele inasprisce i rapporti tra Marocco ed Algeria. Uno sguardo sulla questione Saharawi tra passato, presente e futuro.

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  Francesco Maria Lorenzini
  24 agosto 2023
  12 minuti, 22 secondi

Nel luglio scorso, Israele ha riconosciuto formalmente il Sahara occidentale come territorio sovrano del Marocco. Si tratta di una svolta importante, dato che il governo di Benjamin Netanyhau è il secondo, dopo l’amministrazione Trump nel 2020, a prendere questa storica decisione. La presa di posizione israeliana ha quindi risvegliato l’attenzione nei confronti della questione Saharawi –nome del popolo che abita il Sahara occidentale – che si trascina ormai da quasi cinquant’anni senza che ancora sia stata trovata una soluzione definitiva.

Il Marocco controlla il Sahara occidentale dal 1975, anno in cui gli spagnoli abbandonano le due province coloniali del Río de Oro e del Saguía El Hamra - sotto il controllo di Madrid da fine XIX secolo - per far fronte al collasso del regime franchista in patria. Sebbene gli spagnoli fossero favorevoli alle richieste di autonomia della popolazione locale, la questione si è subito internazionalizzata a causa delle rivendicazioni dei due paesi vicini, la Mauritania e il Marocco, che vantano entrambi antiche pretese di sovranità nell’area. Le Nazioni Unite, da sempre impegnate contro il colonialismo, sostengono invece un Sahara occidentale indipendente fin dal 1965, anno della prima risoluzione dell’Assemblea Generale sulla questione Saharawi. Principale sponsor dell’indipendenza del West Sahara è poi la vicina Algeria che guarda con sospetto alle mire espansionistiche di Rabat, suo principale competitor nella regione. Proprio in questo quadro il 15 ottobre 1975 la Corte Internazionale di Giustizia emana un parere storico con cui, pur riconoscendo l’esistenza di legami culturali tra il Sahara occidentale da una parte e Marocco e Mauritania dall’altra, afferma che non vi siano prove sufficienti per dimostrare la sovranità di uno di questi due Stati sul territorio conteso.

Mohamed V – padre dell’attuale re del Marocco - decide però di giocare di anticipo rispetto a un intervento ONU e il 6 novembre 1975 lancia la “Marcia Verde”: 350.000 civili marocchini entrano disarmati nel Sahara occidentale, dando vita a una manifestazione pubblica volta a dimostrare al mondo le intenzioni pacifiche del Regno. La Spagna, desiderosa di liberarsi velocemente della patata bollente, firma un accordo tripartito con Mauritania e Marocco, trasferendo loro l’amministrazione del Sahara occidentale. I due paesi annettono subito le proprie aree di competenza, anche se la Mauritania cederà la propria parte al Marocco nel 1979, in quanto incapace di reggere lo sforzo bellico necessario per far fronte alla guerriglia locale.

Di fronte a una nuova occupazione considerata come straniera, il popolo Sahrawi si è nel frattempo organizzato. Sul piano politico, nel 1976 Viene proclamata la Repubblica Araba Democratica del Saharawi (RADS), mentre su quello militare nasce fin da subito il Fronte Polisario (acronimo di Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro), movimento di liberazione sostenuto sul piano finanziario e logistico dall’Algeria. Prende avvio un conflitto a bassa intensità che si trascinerà fino al 1991, anno in cui l’ONU riuscirà a negoziare un "cessate il fuoco", inviando una missione di peacekeeping, MINURSO. I Caschi Blu avrebbero il compito di accompagnare le parti verso un referendum sul futuro del territorio, ma il voto non avrà mai luogo data l’impossibilità di trovare un compromesso tra le parti. Il principale motivo di disaccordo consiste ancora oggi nel definire chi ha diritto a prendere parte alla votazione: nel corso degli anni tanti marocchini si sono infatti trasferiti nel Sahara occidentale, ottenendo dal governo di Rabat terra, lavoro e altri incentivi economici. Questi flussi migratori costanti hanno inciso sulle tendenze demografiche della regione. Tanti Saharawi, in fuga dal conflitto, si sono rifugiati all’estero, soprattutto nei campi profughi allestiti appena oltre il confine in Algeria. Dal 1991 a oggi, la comunità internazionale ha cercato più volte di riavviare il dialogo, ma si è rimasti in una situazione di sostanziale stallo.

Il controllo del West Sahara è un importante atout economico per il Marocco: l’area è ricca di fosfati (fondamentali per produrre fertilizzanti), senza contare la pescosità delle sue coste e la concreta possibilità di sfruttare giacimenti di gas off-shore nelle acque territoriali prospicenti. La questione Saharawi ha tuttavia creato non pochi grattacapi nel corso degli anni al Regno marocchino. Ancora oggi, la regione è inserita nella lista ONU dei territori non autonomi, vale a dire quelle aree del mondo ritenute ancora soggette al fenomeno del colonialismo. L’Unione Africana ha inoltre riconosciuto la RADS come suo membro ufficiale nel 1984, spingendo Rabat a ritirarsi dall’organizzazione per protesta. Solo nel 2017 il Marocco è tornato sui suoi passi, consapevole di come la “politica della sedia vuota” abbia in realtà comportato più svantaggi che benefici.

L’isolamento diplomatico marocchino ha iniziato a cedere nel 2020, quando il Consiglio di Sicurezza ONU, nel rinnovare il mandato di MINURSO, ha anche riconosciuto la validità della proposta marocchina: ampia autonomia alla regione in cambio del riconoscimento internazionale della sovranità di Rabat sull’area. Sempre nel 2020 il Regno ha aderito ai cosiddetti “Accordi di Abramo”, frutto della strategia dell’amministrazione Trump in Medio Oriente e ancora oggi portata avanti anche dall’attuale amministrazione democratica. Si tratta di un tentativo di normalizzazione dei rapporti tra Israele e il mondo arabo da realizzare attraverso reciproche concessioni. Nel quadro di tali accordi quattro paesi membri della Lega Araba (EAU, Bahrain, Sudan e Marocco) hanno instaurato relazioni diplomatiche ufficiali con Tel Aviv nel 2020. In cambio, Rabat ha ottenuto da Washington il riconoscimento della sua sovranità sul Sahara occidentale, ma gli spill-over della partecipazione marocchina e gli accordi di Abramo non finiscono qui: 28 paesi (principalmente africani e arabi) hanno nel frattempo aperto consolati a Dakhla, una delle città principali del Sahara occidentale. La Spagna ha inoltre rotto la sua attitudine di storica neutralità sulla questione Saharawi nel marzo 2022, quando il Primo Ministro Sanchez ha descritto come la soluzione «più seria, realistica e credibile» il piano del Marocco di rendere il Sahara Occidentale una regione autonoma facente parte del proprio Regno. A seguito di tale dichiarazione, la pressione migratoria verso Ceuta e Melilla si è significativamente ridotta nei mesi seguenti.

Non mancano però fattori di rischio. Gli sviluppi sopra citati hanno infatti riacceso gli animi tra i Saharawi, provocando tra il 2020 e il 2021 proteste e tumulti in vari centri urbani. In reazione a ciò, il Polisario ha dichiarato la fine unilaterale del "cessate il fuoco" negoziato nel 1991. Da agosto 2021 l’Algeria ha poi interrotto le relazioni diplomatiche con il Marocco e il recente riconoscimento israeliano ha gettato benzina sul fuoco, provocando una dura presa di posizione da parte del governo algerino. Algeri ha d’altronde gioco facile nel dare contro a Rabat, sfruttando il sentimento antiisraeliano e anticolonialista tanto diffuso nel mondo arabo. L’Algeria resta tuttavia un attore imprescindibile per qualsiasi soluzione diplomatica, essendo il principale sponsor del Fronte Polisario. L’evoluzione della competizione tra i due paesi per il ruolo di leader nel Maghreb – con le sue inevitabili ripercussioni sul fronte del Mediterraneo – dipende in particolare modo da come verrà affrontata la questione del Sahara occidentale nei prossimi anni.

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Al Jaziraa, Israel recognises Western Sahara as part of Morocco, lug 2023, https://www.aljazeera.com/news/2023/7/17/israel-recognises-western-psahara-as-part-of-morocco

Gabriele Nunziati, IARI, marzo 2023, https://iari.site/2023/03/09/s... Indelicato, Inside Over, giu 2021, https://carnegieendowment.org/2017/02/25/morocco-and-african-union-back-into-fold-pub-68130

Anouar Boukhars, Carnegie Endowment for International Peace, feb 2017, https://carnegieendowment.org/2017/02/25/morocco-and-african-union-back-into-fold-pub-68130

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L'Autore

Francesco Maria Lorenzini

Project manager e consulente nell'ambito della cooperazione internazionale, ha lavorato alla realizzazione di progetti di sviluppo in Burkina Faso, Mali, Senegal e Tunisia. Appassionato di politica internazionale, segue con interesse i rivolgimenti politici ed economici in corso in Africa e nell'area MENA.

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