Siria: la vittima di una crisi umanitaria

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  Francesca Alfonzi
  23 febbraio 2023
  3 minuti, 43 secondi

La Siria, paese dell’Asia occidentale, è da molti anni oggetto di attenzione da parte degli occhi di tutto il mondo a causa dell’emergenza umanitaria che sta vivendo. Le origini di questa situazione, che è andata esacerbando di anno in anno, possono essere identificate principalmente negli effetti della guerra, scoppiata dodici anni fa, a cui si sono poi sommati altri eventi che hanno aggravato ulteriormente la preesistente crisi, come la pandemia da Covid-19. Inoltre, il recentissimo terremoto che ha colpito il territorio a confine tra la Turchia e la Siria, ha peggiorato la condizione già tragica della popolazione.


La guerra civile siriana ha inizio quando il Presidente Bashar al-Assad, per reprimere una serie di manifestazioni, indirizza il governo verso l’uso della forza: da tempo i manifestanti chiedevano la fine del regime di Assad a favore di una Siria più democratica. Nonostante inizialmente queste proteste non fossero di carattere violento, la situazione ha subito un’escalation e già nel settembre del 2011 gli scontri tra truppe governative e milizie organizzate dai ribelli erano assai comuni e frequenti. Questi combattimenti hanno causato gravi perdite. I dati relativi parlano di centinaia di migliaia di persone uccise e di moltissime infrastrutture che sono state danneggiate o distrutte: tra queste ultime, oltre che scuole o abitazioni, sono comprese anche installazioni che garantivano servizi alla popolazione (acqua, luce, sanità, ecc.). Le conseguenze sono state significative e si sono tradotte principalmente in sfollamenti di massa, infatti molte persone per sfuggire agli orrori della guerra si sono rifugiate in altri paesi o in altre zone della Siria (nel 2021 si contavano più di 6 milioni di sfollati interni).

Prima dello scoppio della guerra, più del 90% della popolazione aveva accesso all'acqua pulita ed a servizi sanitari efficienti ma, dopo anni di conflitto, questo settore è entrato in forte crisi: infatti, non è possibile garantirne l’accesso alla popolazione, se non eccezionalmente e in modo molto limitato. Nel 2019, con lo scoppio della pandemia da Covid-19 la Siria è stata messa nuovamente a dura prova. I rischi, già notevolmente alti, considerando la malattia stessa, erano acuiti dalla fragilità del sistema sanitario, dalle infrastrutture danneggiate (o direttamente dall’assenza di esse) e dalla carenza di acqua potabile. La crisi sanitaria siriana ha ricevuto un altro colpo nel settembre dello scorso anno, quando sono stati registrati i primi casi di colera. “Sono potuto andare solo alla farmacia più vicina dato che non vi sono strutture sanitarie o ospedaliere nel mio villaggio” è la testimonianza di un uomo che ha rischiato la sua vita a causa di questa infezione che, si sostiene, essere collegata all'impossibilità di accesso a fonti di acqua pulita e a servizi igienico-sanitari.

Un ulteriore declino si è registrato il 6 febbraio scorso quando un forte terremoto ha colpito la zona sud della Turchia e il nord della Siria distruggendo molti edifici e uccidendo più di 45 mila persone, tra cui circa 6 mila siriani. Innumerevoli persone trasferitesi nella zona colpita per fuggire dalla guerra (il sopraccitato sfollamento di massa) sono state colte da questa terribile calamità, oltretutto in un periodo caratterizzato da temperature particolarmente basse, rimanendo quindi senza un posto dove potersi riparare. Moltissime organizzazioni e altrettanti paesi - tra cui l’Italia- stanno cercando di sostenere la Siria e di inviare aiuti e ma le condizioni sono estremamente precarie: l’ONU ha infatti dichiarato che i danni alle strade e alle infrastrutture rendono molto difficile il raggiungimento - e di conseguenza l'aiuto - di queste comunità. Nonostante gli impedimenti si impegneranno a fare il possibile per una ripresa collettiva.

Come si può evincere da quanto precedentemente illustrato, la situazione che sta vivendo la Siria è il risultato di molti fattori che hanno contribuito a provocare quella che può essere definita una delle più gravi crisi umanitarie del ventunesimo secolo.

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Immagine: https://unsplash.com/photos/B1j21oi9jVk

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L'Autore

Francesca Alfonzi

Laureata nel 2021 in International Relations and Diplomatic Affairs presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna; al primo anno di Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università Sapienza di Roma.

Autrice per l'area tematica 'Diritti Umani'

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