Stati Uniti - Cina, una concorrenza rischiosa?

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  Redazione
  30 gennaio 2023
  7 minuti, 10 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

La diplomazia internazionale ha stabilito da tempo che la concorrenza portata oltre un certo limite comporta non pochi rischi. Questo principio trova la sua più elevata appropriatezza nella gestione in forma virtuosa della crisi tra USA e la Cina Popolare.

Nelle società liberali la concorrenza è da sempre considerata un fattore capace di accentuare e migliorare le prestazioni proprie e dei propri avversari.

Ma non sempre avviene così, specie se la rivalità invade il campo della geopolitica e della politica internazionale. Valga per tutti l’attuale stato vigente nei rapporti Stati Uniti e Cina caratterizzati da una concorrenza sempre più acuta per via dell’interessamento strategico di entrambi per la vastissima area dell’Indo-Pacifico.

Nei rapporti tra questi due giganti è o potrebbe essere sufficiente un evento o un segnale banale, ma male interpretato per suscitare uno scontro, anche militare di gravi proporzioni. Al momento attuale il rischio d’incidente è molto basso ma proprio per questo è necessario incrementare il dialogo tra le due potenze affinché il pericolo si mantenga tale.

Il rischio reale

Agli analisti appare verosimile la possibilità di una collisione, ovviamente involontaria, tra mezzi navali o aerei statunitensi e cinesi – che però è concretamente cresciuto negli ultimi anni, specie nel mar delle Filippine - man mano che i due rivali incrementano le proprie attività nel Mar Cinese Meridionale e lungo lo Stretto di Taiwan.

Le crescenti tensioni politiche che talvolta ne sono derivate hanno incrementato uno stato di potenziale escalation rendendo più arduo il dialogo reciproco.

Cina e USA danno molta importanza alle cause sporadiche di conflitto.

Oggi non c’è alcun esperto di geopolitica che veda la possibilità concreta di un conflitto militare tale da far precipitare la pur esistente crisi di rapporti tra Cina e USA. Tuttavia, essa crea un clima di maggiore incertezza e instabilità a livello bilaterale, sia regionale che globale.

Quale prospettiva?

Qui le prospettive di USA e Cina si differenziano sulle soluzioni da adottare per ridurre efficacemente il rischio e migliorare la gestione della crisi stessa.

Tra Washington e Pechino è stata già intrapresa una serie di provvedimenti tra i quali un più assiduo controllo delle vie marittime di maggiore importanza strategica fra i due, il rinvigorimento del dialogo diplomatico sulla difesa e una più attenta comprensione sui percorsi di una eventuale escalation avvenuta per incomprensione o banalità attraverso simulazioni addestrative di crisi.

La gestione delle crisi

Costituisce un dato di fatto che finora la corretta gestione dei rapporti reciproci abbia determinato un accettabile equilibrio e serenità, ma di fronte alla progressione della concorrenza in sinergia con la guerra in Ucraina, le due parti sono maggiormente impegnate nell’escogitare modi diversi per rafforzarli senza lasciare la presa sulle problematiche in corso.

In alcuni casi è stata proficua l’attivazione delle cosiddette linee “calde” per una rapida comunicazione delle informazioni reciproche atte a prevenire gli incidenti.

I dialoghi di difesa

Nell’analisi geopolitica e geostrategica, è ben nota l’importanza di espandere i contatti attraverso le linee “rosse” in modo da poter comunicare immediatamente e in forma diretta le proprie intenzioni in modo il più chiaro possibile: è indispensabile in quanto alimenta il clima di fiducia reciproco e viceversa.

Il ruolo della politica

La competizione tra Stati Uniti e Cina è di tipo strategico ed è sempre più interpretata e assunta da entrambe le parti come una rivalità tra i rispettivi sistemi politici interni, specie con l’utilizzo del reciproco apparato propagandistico.

Da un lato, Washington la rappresenta come una battaglia a favore del sistema democratico e contro l’iniqua l'autocrazia.

Dall’altra parte, Pechino si presenta come fautore del sistema totalitario e autocratico, tutelato e guidato in esclusiva dal Partito Comunista Cinese e dai suoi funzionari, che, a suo dire, rappresenta una diversa e più funzionale forma di governo della società e dello Stato.

La competizione nel conflitto Russia-Ucraina

La competizione ha cambiato forma e natura per entrambe le parti: il sostegno di Pechino a Mosca e di Washington a Kiev ha potenziato il senso ed il peso della loro rivalità a livello globale per diverse considerazioni.

In primis, le due parti lottano da un lato per mantenere le proprie posizioni a livello internazionale e nel settore commerciale mentre dall’altro riducono lo spazio per il raggiungimento di un compromesso proficuo per entrambi e rendono più difficile la diminuzione del rischio di un conflitto.

A rendere le cose ancora più laboriose da interpretare, la competizione bilaterale è diventata sempre più militarizzata nella vasta area del Mar Cinese Meridionale e nello Stretto di Taiwan.

La sfida di Trump

Sotto la precedente amministrazione Trump, l’obiettivo da perseguire era l’ordine basato sulle regole che ha determinato un incremento dell’attività militare statunitense come deterrente ai tentativi cinesi di destabilizzare gli interessi USA nel mondo.

Per contro, Pechino ha incrementato le sue capacità e potenza militare aumentando la presenza delle sue forze armate nelle ampie aree limitrofe, in specie nei territori contesi e nei luoghi di strozzatura geografica delle vie commerciali per mare.

Il pretesto cinese è rappresentato dall’apparato propagandistico per il quale queste misure sarebbero essenziali ai fini della sicurezza nazionale che Pechino ritiene minacciata.

Il dialogo

Tra Washington e Pechino i contatti diplomatici sono stati per lo più senza scadenza e sempre a livello diplomatico, mai invece di tipo statale.

E’ pertanto necessario che si abbia un incontro tra i due leader per analizzare e chiarire de visu le reciproche necessità e posizioni in particolare su questioni oltremodo sensibili come la sovranità di Taiwan e l’espressione dei reciproci rapporti di forza, ambita da entrambi nel vasto Mar Cinese Meridionale

Nel 2020, Pechino ha interpretato erroneamente una serie di azioni statunitensi come sintomatico di un prossimo attacco statunitense verso gli avamposti militari cinesi nel Mar Cinese Meridionale.

Tale situazione di crisi è stata rapidamente disinnescata dall’immediato chiarimento da parte del Ministero della Difesa americano passante per i canali di comunicazione ufficiali.

Tuttavia, Il rischio d’incidente navale o aereo rimane in queste aree sulle quali le due potenze hanno visioni opposte sui propri (ritenuti) diritti e doveri tutti ai sensi delle Leggi internazionali.

La tensione

L'accresciuta concorrenza accentuerà il nervosismo spingendo i responsabili delle decisioni a percepire motivi ostili dietro le azioni della parte avversa.

A questo punto, com’è già accaduto in passato, una volta che un incidente è reso pubblico, i funzionari di entrambe le parti saranno sottoposti a forti pressioni interne al fine di assumere posizioni pubbliche poco duttili che a loro volta riducono lo spazio anche per le trattative più riservate come quelle diplomatiche.

Le tensioni attuali

Nell’attuale contesto geostrategico la probabilità che si scateni un conflitto militare è ragionevolmente bassa. Tutt’al più la tensione provocata determinerebbe un nuovo afflusso di forze militari nell’area dell’incidente ponendo le basi di un’escalation.

La terza possibilità o conseguenza sarebbe che le due grandi potenze precipitino un una condizione di aperta belligeranza senza in realtà che nessuna delle due l’abbia davvero perseguita.

In questo passaggio sarà decisiva la capacità e abilità delle singole cancellerie nel mostrare se i due governi possono impedire che un incidente o un'interpretazione errata degeneri in tensioni più elevate o peggio, dipende dalla capacità dei funzionari di mostrare autocontrollo e prudenza nell’agire.

I meccanismi di governo della crisi

Attualmente si possono intravvedere almeno cinque meccanismi

Uno. La regolamentazione delle vie marittime: l’ultimo accordo consultivo firmato nel 1998 (MMCA) e le successive norme di comportamento reciproco del 2014.

Due. La piena e più completa attivazione della “linea calda” telefonica tra le due sale presidenziali del 1998 per fornire comunicazioni certe e tempestive tra i due governi durante e prima di una crisi.

Al terzo posto stanno gli importanti dialoghi di difesa ai massimi livelli istituzionali (Ministeri della Difesa) ricorrenti e decisivi che chiariscono in tempo reale le intenzioni dei protagonisti e a ridurre le possibilità di equivoci.

Conclusioni

Finora, quanto detto ha contribuito al mantenimento di un’accettabile stabilità generale nell’ambito delle relazioni bilaterali, che non vedono un incidente grave dal 2001.

Tuttavia, molto rimane da ultimare, pur con alterne fortune, questi meccanismi i quali sono stati perfezionati in modo incompiuto.

Il problema maggiore resta la carenza nella loro progettazione che appare inadeguata per affrontare i pericoli che stanno emergendo man mano che i rapporti tra Cina e Stati Uniti diventano più difficili e controversi.

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