Strage di migranti a Melilla

La cattiva gestione dei flussi migratori ai confini dell'Europa meridionale

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  Flora Stanziola
  26 luglio 2022
  3 minuti, 47 secondi

Ceuta e Melilla sono due enclave spagnole situate nella zona Nord del Marocco le quali dal 1995 hanno ottenuto lo status di Città autonome. Sebbene la Spagna eserciti la sua sovranità sulle due città, l’ONU non le considera come territori occupati. Le città sono circondate da una recinzione per impedire l’immigrazione irregolare ma nel corso degli anni hanno vissuto numerosissime ondate di migranti che tentano di valicare le porte dell’Africa con la speranza di raggiungere l’Europa. Il 24 giugno Melilla, collegamento strategico tra Africa ed Europa è stata protagonista di un assalto da parte di circa 2000 migranti provenienti da più parti dell’Africa subsahariana.

Considerato come il primo assalto di massa verso questa enclave spagnola, molti migranti da Nader sono riusciti a raggiungere la città e sono stati assistiti dal centro di accoglienza temporanea (CETI) mentre per altri si è consumata una vera e propria strage: le operazioni di contenimento da parte della polizia marocchina, così come la violenza nello scavalcare il confine hanno provocato diversi feriti e almeno 23 morti (dichiarate dalle autorità marocchine) ma che si pensa possano essere 37 secondo le ONG locali.

La Moroccan Association for Human Rights (AMDH) mostra immagini di persone e cadaveri ammassati per terra. Queste persone, presto finite nel dimenticatoio come i morti del Mediterraneo che aumentano quotidianamente, non sono semplicemente morte nella speranza di un migliore avvenire, ma sono state volutamente uccise dalle autorità marocchine. Quest'ultime hanno addirittura ricevuto il plauso del primo ministro spagnolo che in un primo momento si è complimentato per la gestione della crisi ma che successivamente, dopo essere stato travolto dalle critiche delle principali ONG che agiscono sul posto, ha ritirato le sue parole senza comunque incolpare le autorità marocchine bensì attribuendo la strage alle mafie che agiscono sul posto. Senza vie d’accesso legali, le persone in fuga che cercano di raggiungere l’Europa, sono costrette ad affidarsi a reti di trafficanti di esseri umani tentando quindi di attraversare la frontiera in modo così pericoloso.

Non è la prima volta che questo tipo di migrazioni di massa avviene nelle enclave presenti sui territori marocchini. Il Marocco ha da sempre utilizzato la carta dell’apertura e chiusura delle frontiere per esercitare pressione verso la Spagna riguardo il riconoscimento della sovranità marocchina sul Sahara occidentale. La prova più eclatante di questo ricatto fu quanto avvenuto nel maggio 2021 quando Rabat aveva spinto circa 8mila migranti oltre le frontiere di Ceuta, per poi essere deportati nei loro paesi d'origine.

La pressione internazionale sia da parte dell’Unione Europea che dell’Unione Africana ha portato il procuratore generale della Spagna, Dolores Delgado ad avviare un'indagine per chiarire quali cause abbiano portato al massacro. Difatti sebbene i migranti abbiano tentato in maniera violenta di valicare il confine, le autorità spagnole hanno effettuato respingimenti di massa in maniera incondizionata e senza tener conto delle norme del diritto internazionale riguardanti il divieto di espulsione di massa, così come le autorità marocchine hanno impiegato la violenza eccessiva contro persone su cui già avevano il controllo.

L’orrore della morte di questi migranti è accompagnato dall’ulteriore indifferenza sempre da parte del Marocco per il seppellimento di questi in fosse comuni, senza identificazione né indagini. Ciò dimostra un’ulteriore conferma di come la gestione della pressione migratoria sia determinata da atti militari e uso della forza ai confini dell’Europa meridionale dimostrando una grave violazione dei diritti umani.

Secondo i principali enti internazionali operanti nel terzo settore, le politiche migratorie europee si dimostrano ancora una volta inadatte a rispondere alle esigenze migratorie. L’Unione Europea continua ad affidare a paesi terzi il controllo delle sue frontiere a discapito di persone: lavoratori e migranti in fuga dalla guerra o a causa del cambiamento climatico lavandosi in questo modo le mani dalle brutalità messe in atto da questi paesi per bloccare i flussi migratori. Per evitare situazioni del genere, è necessario garantire procedure eque d’asilo e percorsi legali e sicuri per tutte le persone che sono costrette a fuggire dalle loro terre, a prescindere da dove provengano.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/06/27/news/strage_di_melilla_almeno_37_morti-9705900/

https://it.euronews.com/my-europe/2022/06/30/condanna-internazionale-e-richiesta-di-indagini-sul-massacro-di-migranti-a-melilla

https://www.amnesty.it/la-strage-di-migranti-di-melilla-conseguenza-di-vecchi-e-illegali-comportamenti/

https://www.nigrizia.it/notizia/spagna-marocco-melilla-strage-migranti-fakimahamat-johnasson

https://www.nigrizia.it/notizia/sahara-occidentale-accordi-spagna-marocco-irritano-algeria

Fonte immagine: https://pixabay.com/images/id-1995820/

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L'Autore

Flora Stanziola

Autrice da giugno 2022 per Mondo Internazionale Post. Originaria dell'Isola d'Ischia e appassionata di lingue e culture straniere ha conseguito nel 2018 il titolo di Dott.ssa in Discipline per la Mediazione linguistica e culturale. Dopo alcune esperienze all'estero e nel settore turistico, nel 2020 ha intrapreso la strada delle relazioni internazionali iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, appassionandosi alle tematiche relative alla tutela dei diritti umani. Recentemente ha concluso il suo percorso di studi con la tesi dal titolo: "L'Uganda contemporaneo: dalle violenze ai processi di sviluppo".

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Migranti enclave