Sudan, Khartoum sotto assedio: l’esercito lancia un'offensiva decisiva contro i paramilitari RSF

Lotta per il controllo della capitale tra esercito e forze paramilitari.

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  Chiara Del Prete
  13 ottobre 2024
  4 minuti, 31 secondi

Il 26 settembre 2024, l’esercito sudanese ha lanciato un'importante offensiva militare per riconquistare Khartoum, la capitale del Paese, caduta in larga parte sotto il controllo delle Forze di Supporto Rapido (RSF) sin dall’inizio del conflitto civile scoppiato nell’aprile 2023. L’attacco, caratterizzato da raid aerei e colpi d’artiglieria, segna uno degli scontri più intensi degli ultimi mesi e potrebbe rappresentare una svolta decisiva nel conflitto che ha devastato il Sudan negli ultimi diciassette mesi.

L’offensiva a Khartoum

L’operazione militare dell’esercito sudanese (SAF) è iniziata all'alba, con l'obiettivo di riprendere il controllo di aree strategiche della capitale, comprese le zone centrali e i principali ponti che collegano Omdurman a Khartoum. I militari, supportati da bombardamenti aerei e colpi di artiglieria, hanno attraversato almeno due ponti fondamentali sul Nilo, che separano le aree della capitale in mano all’esercito da quelle controllate dai paramilitari RSF.

Secondo fonti militari e testimoni locali, le truppe dell’esercito sono riuscite a riconquistare importanti quartieri centrali, tra cui Souk al-Araby, uno dei principali mercati di Khartoum, e hanno preso il controllo di tre attraversamenti strategici della città. L’esercito è inoltre riuscito ad avvicinarsi al Palazzo Presidenziale e ha ripreso il controllo della Banca Centrale sudanese, che era caduta nelle mani delle RSF a metà aprile 2023.

Le difficoltà della popolazione civile

I combattimenti hanno colpito duramente la popolazione civile, già provata da mesi di guerra e carestia. I residenti di Khartoum, specialmente nelle aree sotto il controllo delle RSF, vivono sotto costante minaccia. I paramilitari sono stati accusati di numerosi abusi, tra cui saccheggi di mercati e ospedali, occupazioni forzate di abitazioni e violenze sessuali su donne e ragazze.

Una fonte umanitaria, Augreis, attiva nella distribuzione di aiuti, ha riportato che i civili si trovano in una situazione disperata, esprimendo sia sollievo che paura per l’intensificarsi dei combattimenti. Se da una parte la popolazione spera in una sconfitta delle RSF, dall’altra teme l’escalation della violenza e l’aggravarsi della crisi umanitaria.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha definito la situazione "apocalittica", sottolineando che il conflitto ha già causato oltre 13 milioni di sfollati interni e migliaia di vittime. La guerra ha inoltre messo a rischio la sicurezza alimentare di circa 25 milioni di persone, con cinque milioni sull'orlo della carestia.

Le ambizioni delle forze armate

L'esercito sudanese sta cercando di rafforzare la sua posizione non solo a livello militare ma anche politico. Il capo dell’esercito, il generale Abdel Fattah al-Burhan, ha recentemente parlato all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, affermando che l’offensiva per riconquistare Khartoum rappresenta un passo fondamentale per riportare il controllo dello Stato sotto le forze governative.

Nel suo discorso, Burhan ha anche accusato alcuni Paesi stranieri, senza menzionarli esplicitamente, di sostenere le RSF fornendo armi e supporto logistico. Tuttavia, il generale ha sottolineato che l'esercito è pronto a negoziare la pace, a condizione che le RSF cessino l'occupazione della capitale e depongano le armi.

Dall'altro lato, il leader delle RSF, Mohamed Hamdan Dagalo, ha ribadito la sua disponibilità a un cessate il fuoco nazionale che permetta la distribuzione di aiuti umanitari. Tuttavia, gli scontri continuano a infuriare e la prospettiva di una tregua appare ancora lontana.

Le accuse reciproche di crimini di guerra

Entrambe le fazioni sono state accusate di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani. Oltre agli attacchi indiscriminati contro i civili, si segnalano esecuzioni sommarie, violenze di genere e rapimenti, particolarmente attribuiti alle RSF e alle milizie alleate. Anche l’esercito è stato accusato di aver commesso violazioni, tra cui la repressione di attivisti e volontari umanitari nelle aree sotto il suo controllo.

Il conflitto si è esteso anche ad altre regioni del Sudan, in particolare nel Darfur, dove i combattimenti tra le forze governative e le RSF hanno devastato la città di El Fasher. Le Nazioni Unite hanno avvertito del rischio di violenze etniche, mentre migliaia di civili restano intrappolati nella regione assediata.

Una crisi umanitaria senza precedenti

Secondo le stime dell'ONU, il conflitto in Sudan ha già causato la morte di almeno 20.000 persone, con alcune fonti che parlano di un numero di vittime fino a 150.000, molte delle quali non ancora contabilizzate. La guerra ha inoltre creato la più grave crisi umanitaria del mondo, con 26 milioni di persone che affrontano la fame acuta e 10 milioni di sfollati interni, oltre a 2,2 milioni di rifugiati che hanno attraversato i confini.

La comunità internazionale, inclusi Stati Uniti e Unione Europea, ha richiesto un cessate il fuoco immediato e una maggiore protezione dei civili. Il segretario generale dell'ONU, António Guterres, ha espresso la sua preoccupazione per l'escalation del conflitto e per i rischi di un suo allargamento a livello regionale.

Mentre l'esercito sudanese cerca di riguadagnare il controllo di Khartoum, il futuro del conflitto rimane incerto. Nonostante i successi militari iniziali, la strada verso una soluzione negoziata appare ancora lunga e complessa. Con milioni di persone in fuga, una popolazione civile esasperata e una crisi umanitaria che peggiora giorno dopo giorno, la pace sembra ancora lontana dal Sudan devastato dalla guerra.


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Chiara Del Prete

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