Tagliato il Fondo per i disturbi alimentari: migliaia di giovani vite messe a rischio

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  Laura Rodriguez
  31 gennaio 2024
  5 minuti, 21 secondi

Inseriti dal 2017 nei Livelli di assistenza essenziale (Lea), i disturbi del comportamento alimentare (Dca) rappresentano la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali, con numeri in crescita e stime che fanno rabbrividire. Di fronte a tale fenomeno, il governo di Giorgia Meloni, nella revisione della Legge di Bilancio per il 2024, ha recentemente deciso di tagliare il Fondo destinato a sostenere la cura di queste patologie.

Cosa sono i DCA?

Quando si sente parlare di disturbi del comportamento alimentare si tende erroneamente a pensare che si tratti “solo” di casi estremi come quelli della bulimia o dell’anoressia, ma lo spettro è in realtà molto più ampio. Il primo passo per capire le dinamiche che si innescano quando si sviluppa una malattia di questo genere è l’inquadramento del problema: è necessario comprendere che si tratta in primis di patologie mentali che, spesso e volentieri, rappresentano solo la punta dell’iceberg di disagi psichici o psichiatrici ben più profondi. È importante quindi mettersi in ascolto degli adolescenti che manifestano questo genere di disagio per chiedersi e comprendere quale sia il malessere che sta alla base.

Più in generale, è necessario comprendere che un disturbo alimentare va solitamente di pari passo con un disturbo nelle relazioni. Anche per questo si è assistito ad un’impennata di casi a partire dal 2020, anno dello scoppio della pandemia che ha stravolto il nostro sistema sociale e relazionale. Il Covid è stato senza dubbio un acceleratore, ma non avrebbe avuto delle conseguenze così forti (soprattutto tra i giovani) senza un terreno fertile in cui svilupparsi. Il sistema relativo al funzionamento dei social e delle modalità relazionali che abbiamo sviluppato negli ultimi anni, infatti, è sicuramente uno dei primi elementi che andrebbe rivisto, essendo uno dei principali responsabili dell’acuirsi di questi disagi.

Un errore che si tende spesso a commettere è quello di dare la colpa al cibo quando, in realtà, ciò che gli adolescenti (ma non solo) che soffrono di Dca tendono a mettere in atto è più un comportamento autopunitivo nei confronti del proprio corpo. È in lui che si rinchiudono tutte le emozioni, le mancanze e i problemi. Si potrebbe prendere ad esempio il caso del binge eating, un disturbo meno sviluppato e considerato meno “estremo” della bulimia o l’anoressia, ma che troppo di frequente viene sottovalutato. In quelle che i dottori definiscono come abbuffate (intese nell’accezione clinica del termine e non in quella, sbagliata, utilizzata nel linguaggio comune per descrivere una mangiata più abbondante del solito), la persona affetta da questo disturbo ingurgita una quantità di cibo spropositata nel giro di pochi minuti. Non c’è la percezione di quel che si mangia, ci si sente sazi solo dopo aver terminato un intero pacco di biscotti, una vaschetta di gelato piuttosto che una tavoletta di cioccolato. In questo senso, così facendo, la sensazione è quella di appagare una mancanza: sensazione che rapidamente svanisce non appena si innesca il senso di colpa che si combatte solo vomitando tutto.

I numeri

Venendo al Fondo istituito da Draghi con la Legge di Bilancio 2021, si tratta di 25 milioni di euro da investire nell’arco di due anni che, ripartiti tra le varie regioni, avrebbero supportato il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare. La sua cancellazione comporterà la chiusura di decine di ambulatori in tutta Italia, a meno che non si intervenga entro il 31 ottobre, data di scadenza del progetto.

I numeri relativi all’anno appena trascorso sono allarmanti: stando ai dati forniti, si parla di almeno 22mila persone prese in carico nei servizi ambulatoriali e nei day hospital (creati proprio grazie ai soldi del Fondo).

Questi ambulatori multidisciplinari hanno rappresentato di fatto la svolta più grande nella cura dei Dca, mettendo a disposizione dei pazienti un’equipe di professionisti provenienti da diversi settori e quotidianamente coinvolti nel percorso di guarigione: psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili, infermieri, assistenti sociali, nutrizionisti, tecnici della riabilitazione psichiatrica e operatori della riabilitazione motoria. Il censimento del 2023, realizzato dall’Istituto superiore di sanità, ha messo in evidenza che la maggior parte dei centri (63) è localizzata nelle regioni del nord, con 20 strutture in Emilia-Romagna e 15 in Lombardia. In queste cliniche operano 1491 figure professionali, delle quali circa la metà è stata assunta proprio grazie all’utilizzo dei soldi del Fondo.

La “soluzione”

Nel tentativo di calmare, per quanto possibile, le acque e mettere a tacere le polemiche sul mancato rinnovo in legge di Bilancio del Fondo, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha presentato un “Fondo straordinario” da 10 milioni, al quale si andranno ad aggiungere trentadue prestazioni totalmente gratuite per i pazienti, il tutto a partire dal primo di aprile.

Rimane però il problema alla base, vale a dire l’esistenza di costi eccessivamente onerosi per chi si trova a dover curare queste patologie. Ad oggi, infatti, solo nove esami sono completamente gratuiti mentre molti altri (come l’elettrocardiogramma o l’erogazione di “pasti assistiti” nei day service) prevedono la compartecipazione dei soggetti interessati.

Non si tratta purtroppo però solo di soldi. Le spese si vanno a sommare al dolore delle famiglie e alle difficoltà dei pazienti che, in casi estremi, si trovano a pagare il prezzo di un percorso di guarigione non adeguato con la morte: quelle registrate l’anno passato sono state quattromila.

L’ultima ratio diventa quindi quella di recarsi in ospedale e non in ambulatorio (luogo più adatto in termini di cura della malattia) perché solo il ricovero consente al paziente di ottenere tutte le prestazioni senza pagare. Così il pronto soccorso funziona come una sorta di imbuto, anche quando non rappresenterebbe, invece, la scelta più opportuna.

Per valutare l’efficacia o, al contrario, l’insufficienza di questa misura di tamponamento annunciata da Schillaci, la deadline è il primo semestre 2024. Nel frattempo, è di fondamentale importanza continuare a parlare di disturbi del comportamento alimentare per cercare di sensibilizzare un’opinione pubblica ancora troppo restia nel riconoscere la gravità (e la diffusione) di questa condizione di disagio con la quale migliaia di giovani si trovano a dover fare i conti.

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L'Autore

Laura Rodriguez

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Diritti Umani

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Dca anoressia centri di cura governo Meloni