La trasformazione nel senso della sostenibilità dei sistemi alimentari rappresenta oggi un'assoluta priorità. Non soltanto, infatti, il ciclo di produzione, trasformazione, confezionamento e distribuzione del cibo che consumiamo – e che almeno per un terzo sprechiamo – è responsabile del 30% circa delle emissioni globali di gas a effetto serra; l'agricoltura e l'allevamento contribuiscono all'inquinamento del suolo e delle riserve idriche e alla perdita di biodiversità e la necessità di estensioni sempre più ampie di suolo da destinare alla coltivazione e all'allevamento, a fronte di una domanda crescente di cibo da parte di una popolazione in aumento, è causa di deforestazione, che a sua volta alimenta il surriscaldamento del pianeta. Proprio gli effetti - già evidenti - dei cambiamenti climatici, quali i fenomeni meteorologici estremi cui assistiamo sempre più frequentemente, contribuiscono poi a spiegare perché i sistemi alimentari necessitino di un'urgente riforma, che li renda più resilienti rispetto a siccità, inondazioni e, più in generale, a un clima in drastico e rapido mutamento.
Ma non è solo sul piano della sostenibilità che i sistemi alimentari odierni si dimostrano del tutto inadeguati. Permangono, a livello globale, profonde e intollerabili disparità nell'accesso al cibo: mentre una persona su dieci risulta denutrita – tasso in crescita, a dimostrazione di come il conseguimento del secondo dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda ONU per il 2030, “sconfiggere la fame”, resti ancora un miraggio lontano –, una su quattro è sovrappeso (tasso anch'esso in aumento). Si aggiunga poi che, attualmente, non tutti gli operatori delle filiere alimentari sono equamente ricompensati per il proprio lavoro. Si pensi, in particolar modo, a coloro che si collocano all'origine delle catene produttive, gli agricoltori, cui solitamente finisce per spettare una frazione infinitesimale del guadagno ricavato dalla vendita del prodotto finale.
Di riforma dei sistemi alimentari si è discusso recentemente allo UN Food Systems Summit, tenutosi il 23 settembre a New York contestualmente all'Assemblea Generale dell'ONU, e proprio alla trasformazione dei sistemi alimentari mira, nel contesto dell'Unione Europea, la Strategia “Farm to Fork” presentata dalla Commissione Europea il 20 maggio 2020. Componente cruciale dello European Green Deal, la Strategia “Farm to Fork” ambisce a rendere il sistema alimentare europeo più “equo, sano e rispettoso dell'ambiente”, attraverso una varietà di misure intervenienti a ogni livello delle filiere alimentari (dalla fattoria alla forchetta, appunto), che la Commissione adotterà tra il 2020 e il 2024. 27, in particolare, sono i provvedimenti che la Commissione ha indicato nel proprio piano d'azione e che vedranno la luce entro il 2024. Gli obiettivi cui ciascuno di essi risponde, alternativamente, sono quattro: garantire la sostenibilità della produzione alimentare; stimolare pratiche sostenibili nei settori della trasformazione alimentare, del commercio all'ingrosso e al dettaglio, alberghiero e dei servizi di ristorazione; promuovere un consumo alimentare sostenibile e agevolare il passaggio a regimi alimentari sani e sostenibili; ridurre le perdite e gli sprechi alimentari.
Equo, sano e rispettoso dell'ambiente è, secondo la descrizione offerta dalla Commissione stessa, un sistema alimentare dall'impatto ambientale neutro o positivo, resistente agli effetti del cambiamento climatico (che contribuisce a mitigare), rigenerativo della biodiversità oggi minacciata, capace di garantire la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare (dove con ciò s'intenda la disponibilità per tutti di alimenti nutrienti e sostenibili in quantità sufficienti) e, sul piano economico, in grado di assicurare a tutti i suoi operatori un equo compenso, al contempo garantendo prezzi il più possibile accessibili a tutti i cittadini. Il sistema alimentare a cui la Strategia “Farm to Fork” si propone di agevolare la transizione, in altre parole, è un sistema che salvaguarda al contempo la salute del pianeta e delle persone (a partire dal presupposto che non esista l'una in assenza dell'altra), senza per questo compromettere il reddito di coloro che derivano il proprio sostentamento dal settore agricolo-zootecnico e della trasformazione alimentare.
La Strategia, com'è ovvio, mira a una trasformazione che interessi innanzitutto l'Unione e i suoi Paesi membri, ma non manca di proporsi anche l'obiettivo di favorire una transizione globale verso sistemi agroalimentari sostenibili. All'interno della comunicazione trasmessa dalla Commissione al Parlamento, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni il 20 maggio 2020, a questo proposito, si legge che “attraverso le sue politiche esterne, compresa la politica sulla cooperazione e il commercio internazionali, l'UE perseguirà lo sviluppo di alleanze verdi sui sistemi alimentari sostenibili con tutti i suoi partner, nel contesto di forum bilaterali, regionali e multilaterali”. L'Unione, detto altrimenti, si servirà della propria leva commerciale per promuovere, per quanto possibile, una trasformazione dei sistemi alimentari nel senso della sostenibilità in quei Paesi terzi con cui intrattiene rapporti commerciali – come già avviene attraverso l'introduzione, nei trattati commerciali, di clausole di condizionalità relative, per esempio, al rispetto dei diritti umani.
All'interno della Strategia la Commissione ha indicato, in alcuni casi, obiettivi quantitativi concreti da conseguire entro il 2030. Relativamente alla sostenibilità della produzione alimentare, per esempio, la Commissione si è proposta di conseguire, entro il 2030, il dimezzamento dell'utilizzo di pesticidi chimici, della perdita di nutrienti in eccesso nei suoli (in particolare azoto e fosforo) e delle vendite di farmaci antibiotici per l'allevamento e l'acquacoltura, oltre a una riduzione del 20% dell'utilizzo di fertilizzanti. La Commissione si adopererà anche per favorire una maggiore diffusione dell'agricoltura biologica, cosicché entro il 2030 il 25% delle terre coltivate all'interno dell'Unione sia soggetto a coltivazione biologica.
La Strategia ha riscosso, nell'autunno 2020, l'approvazione del Consiglio, del Comitato Economico e Sociale e del Comitato delle Regioni. Proprio il 18 ottobre prossimo, invece, il Parlamento Europeo si esprimerà, in sessione plenaria, sul rapporto redatto congiuntamente (di propria iniziativa) dalle sue due commissioni “Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare” (ENVI) e “Agricoltura e sviluppo rurale” (AGRI).
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L'Autore
Irene Boggio
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#farmtofork Commissione Europea sostenibilità #climatechange #transizioneecologica