Willy Monteiro Duarte

Ad un anno dalla sua morte

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  Alice Stillone
  06 settembre 2021
  3 minuti, 25 secondi

La notte tra il 5 e il 6 settembre di un anno fa a Colleferro, un comune in provincia di Roma, si consumava l’omicidio di Willy, ragazzo di vent’anni morto a causa di una rissa fuori da un locale.

I motivi per i quali è scoppiata la lite sembrerebbero futili. Secondo i racconti degli amici di Willy infatti, questa sarebbe avvenuta a causa di commenti poco carini da parte di alcuni ragazzi indirizzati alle amiche del gruppo di Willy, a seguito delle quali Federico Zurma e Alessandro Rosati si sarebbero indirizzati verso i ragazzi in questione chiedendo spiegazioni.

Da quel momento ha inizio l’escalation della violenza che in un primo momento non coinvolgeva Willy che fino ad allora aveva provato a mediare. Tuttavia Willy e il suo gruppo non sapevano che uno dei ragazzi, appartenente al gruppo degli aggressori, avesse chiamato Gabriele e Marco Bianchi, due fratelli noti per avere precedenti penali quali spaccio di stupefacenti, lesioni e rissa.

L’amico della vittima aggredito insieme a Willy, riferisce di non essersi nemmeno accorto di ciò che stava accadendo, i due infatti sono stati colpiti ripetutamente da un gruppo di ragazzi che, stando alle testimonianze, era composto da 4 persone: Gabriele e Marco Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.

Le ultime immagini di Willy in vita sono riportate dai testimoni che l’hanno visto a terra inerme con gli “aggressori che gli salivano sul corpo” conferendogli “una serie di colpi ripetuti”, fino a lasciarlo privo di conoscenza.

L’ambulanza, nonostante i solleciti, arriverà 40 minuti dopo.

I quattro aggressori sono accusati di omicidio volontario aggravato da motivi futili, non comparirebbe pertanto nell’accusa l’aggravante del movente razziale.

Tuttavia il fatto che Willy fosse nero e che fosse stato aggredito brutalmente-fino a rimanere ucciso-da un gruppo di ragazzi bianchi (nonostante la motivazione ideologica debba ancora essere indagata dalla Magistratura), lascia un po’ dubbiosi circa il fatto che il razzismo non sia un movente.

Nella società odierna, in Italia e all’estero, il razzismo agisce a livello di sistema ed arriva ad essere, purtroppo, un fatto strutturale.

Pertanto, a livello giuridico, è difficile riconoscere con chiarezza quando è presente il movente razziale riconducibile al singolo individuo, proprio per il fatto che il razzismo è presente nella società e può influenzare l’azione dei singoli.

La gravità della vicenda ha smosso gli animi del nostro paese, creando sgomento verso l'accaduto, empatia verso la famiglia di Willy e rabbia nei confronti di una società in cui questi episodi di violenza brutale ed incontrollata avvengono ancora.

Tuttavia, è possibile scavare più a fondo e riflettere sulle cause profonde che hanno spinto gli assassini non solo ad aggredire Willy, ma soprattutto a non essere in grado di fermarsi davanti ad un ragazzo agonizzante e con le convulsioni continuando a picchiarlo fino ad ucciderlo.

Che ruolo possono avere avuto in questa vicenda il razzismo e l’educazione al rispetto degli altri e al rifiuto della violenza? È possibile che in qualche modo i due aspetti siano collegati? Cioè è plausibile ritenere che certe “porzioni di società”, non ancora sufficientemente educate al rifiuto della violenza e al rispetto altrui, siano più propense a cedere a pregiudizi e discriminazioni sulla base della “razza”?

Quale può essere il motivo reale per il quale di un gruppo di ragazzi, intenti ad aggredire calcio dopo calcio una persona fino ad ucciderla, nemmeno uno abbia avuto la capacità di fermarsi prima di raggiungere il punto di non ritorno?

Inquadrare l’azione perpetrata richiamando il “background di precedenti penali” degli aggressori, significherebbe ridurre l’omicidio meramente ad una violenza perpetrata da “delinquenti”, tuttavia ciò potrebbe essere sviante oltre che una banalizzazione delle motivazioni.

Si potrebbe riflettere di più sulle cause profonde che, a livello psicologico e sociale, hanno portato questi cultori della violenza ad uccidere un ragazzo di 21 anni rimasto a terra inerme.

Probabilmente, infatti, c’è molto di più.

Fonti utilizzate per il seguente articolo:

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Alice Stillone

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Europa Diritti Umani

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Willy violenza fisica razzismo Società Diritti umani