Il caso Sarah Mardini e Sean Binder

  Articoli (Articles)
  Francesca Alfonzi
  15 May 2023
  4 minutes, 19 seconds

Gli avvenimenti aventi come protagonisti Sarah Mardini e Sean Binder si sono protratti per molti anni, suscitando l’attenzione dell'opinione pubblica e comparendo più volte nelle testate di famosi quotidiani. Nell’agosto del 2018 infatti, i due operatori umanitari sono stati indagati per aver prestato soccorso a dei migranti che si trovavano in pericolo nel Mar Mediterraneo. Organizzazioni di un certo calibro, come Amnesty International o Human Rights Watch, si sono immediatamente interessate alla questione e ne hanno fatto un simbolo della lotta per l’assistenza umanitaria.

Sarah Mardini, 28 anni, è una ragazza siriana, nuotatrice di ricerca e soccorso che nel 2015 decise insieme a sua sorella di abbandonare la Siria per sfuggire alla guerra. Dopo vari tentativi sono riuscite ad arrivare a Berlino, dove hanno poi ottenuto lo status di rifugiate. Sean Binder, 27 anni, di origine tedesca ma cresciuto in Irlanda, è un sommozzatore di ricerca e soccorso e figlio di un rifugiato del Vietnam. Nel 2017, ha conseguito un master in 'Difesa europea e politiche per la sicurezza’.

I due si sono conosciuti in Grecia, infatti entrambi sono membri della ONG locale ‘Emergency Response Centre International’ (ERCI) che ha come obiettivo quello di prestare aiuti umanitari e intervenire in situazioni di crisi. E’ stato proprio in questo contesto che i giovani si sono ritrovati a collaborare: Sarah e Sean erano tra i volontari che si occupavano di soccorrere le imbarcazioni di migranti che tentavano di raggiungere le coste dell'isola di Lesbo, nel Mar Egeo, assistendo la guardia costiera greca o la Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera). Secondo le dichiarazioni di Sean, la situazione della suddetta realtà è critica: si contano circa 70 arrivi al giorno che necessitano di assistenza ed un eventuale soccorso medico.

Corre l’agosto dell’anno 2018, Sarah e Sean sono incaricati del turno notturno, che consiste nel monitorare il mare facendo attenzione ad eventuali segnali o richieste di aiuto, quando vengono prelevati e portati presso una stazione di polizia. Dopo due notti sono stati rilasciati in attesa di ulteriori indagini, questo però era solo l’inizio di un lungo processo che si è visto concluso solo quest’anno. Poco tempo dopo, Sarah Mardini viene arrestata presso l’aeroporto dell’isola di Lesbo, mentre era in procinto di partire per la Germania, con l’accusa di spionaggio e traffico di esseri umani. Sean ha poi dovuto subire lo stesso destino: i due hanno trascorso 106 giorni di detenzione prima di essere rilasciati nel dicembre 2018 su cauzione. Insieme a loro, altre 22 persone sono state imputate e coinvolte nel procedimento giudiziario, tutte facenti parte di ERCI e impegnate in operazioni di soccorso nel Mar Egeo. Le accuse erano quelle di spionaggio, traffico di esseri umani, riciclaggio di denaro e appartenenza a un’organizzazione criminale, le quali implicavano almeno 20 anni di reclusione.

Il ‘più grande caso di criminalizzazione della solidarietà in Europa’, così il Parlamento europeo ha definito le vicende in un rapporto emesso nel 2021, e organizzazioni internazionali come Human Rights Watch o Amnesty International sono della stessa opinione: le autorità greche vengono accusate di scoraggiare sentimenti di umanità e, in generale, l’assistenza ai migranti in pericolo. Inoltre, nel corso del tempo sono emerse molte imprecisioni o ‘vizi procedurali’ (Human Rights Watch) che rendono il contesto delle accuse poco chiaro e fanno trasparire una realtà poco equa. Ad esempio, nel rapporto di polizia sono riportate intercettazioni di alcune missioni di salvataggio in cui Sarah e Sean non erano presenti, mentre l’accusa di spionaggio è basata sull’uso dei canali radio di cui si avvalevano i volontari per individuare le barche dei migranti in difficoltà. Quindi, come si può evincere, il processo è stato lungo e tortuoso ma si è finalmente concluso agli inizi di quest’anno con l'annullamento delle accuse di reato a causa dei sopracitati ‘difetti procedurali’.

A seguito di questi avvenimenti molte ONG hanno trasferito o addirittura interrotto la loro attività nel territorio greco per evitare simili trattamenti. Tuttavia, le vicende di Sarah Mardini e Sean Binder non sono uniche nel loro genere: in tutta Europa vi sono persone che - come loro - vengono accusate di reati solo per aver aiutato persone in difficoltà. Disgraziatamente, quello che consegue da questo tipo di fatti è un effetto ‘deterrente’ per attivisti e volontari che lavorano con i rifugiati e, in generale, per futuri atti di solidarietà umana.

Copyright © 2023 - Mondo Internazionale APS - Tutti i diritti riservati

Immagine: https://unsplash.com/photos/dMh1A35w_BE

Le fonti utilizzate per la stesura dell'articolo sono consultabili ai seguenti link

Share the post

L'Autore

Francesca Alfonzi

Laureata nel 2021 in International Relations and Diplomatic Affairs presso l'Alma Mater Studiorum di Bologna; al primo anno di Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università Sapienza di Roma.

Autrice per l'area tematica 'Diritti Umani'

Categories

Diritti Umani

Tag

Sarah Mardini Sean Binder human rights Greece