Il convegno della Camera sul nucleare

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  Leonardo Di Girolamo
  27 July 2023
  4 minutes, 24 seconds

Il 20 luglio 2023, nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, si è tenuto il convegno “Nucleare in Italia, scenari e prospettive” sull’energia nucleare in Italia, aperto principalmente agli esperti del settore nazionali ed internazionali. Un evento che appare in linea con il programma della coalizione di governo, che in tema energia intende investire sull’atomo.

La politica

Ad aprire è stata proprio la politica, con gli interventi di Luca Squeri e di Paolo Barelli, deputati di Forza Italia, che hanno ricordato l’appoggio del centrodestra per il ritorno della fissione nucleare nel mix energetico italiano. In collegamento da Bruxelles, c’era anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha invece sottolineato come il nucleare sarebbe una soluzione “molto pragmatica” per ridurre la dipendenza energetica dall’estero. Infine, l’intervento politico più importante è stato quello del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha voluto dedicare un momento per lodare la resilienza del mondo accademico italiano negli scorsi decenni, e promettendo di voler andare “avanti a passo spedito sulla sperimentazione e sugli investimenti”. Fratin ha infine concluso l’intervento dichiarando, a nome suo e del governo, che “l’energia nucleare è il futuro” e che il percorso per arrivare agli obiettivi climatici prefissati per il 2050 “non può che essere questo”.

Il "Piano Fermi"

La prima parte del convegno è stata tenuta da sette rappresentanti delle comunità scientifica e istituzionale. Il professor Marco Ricotti, presidente del Consorzio Università Italiane Ricerca Nucleare, ha evidenziato che il numero di iscritti ai nuovi corsi di laurea è in aumento, a dimostrazione di un forte interesse tra i giovani, nonostante la situazione dei fondi per la ricerca che, negli ultimi anni, “sono sostanzialmente azzerati”. Facendo riferimento al Piano Mattei, promosso in varie occasioni dal governo, Ricotti spera che l’Italia si doti di un “Piano Fermi” per una scelta tanto strategica come un piano nucleare. Antonio Zoccoli, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, afferma che il mondo accademico e l’industria italiana deve avere il know-how necessario, e pertanto bisogna investire per tempo nell’intera filiera, specialmente nella ricerca.

Anche l’industria italiana è stata presente al convegno, con gli amministratori nucleari e responsabili di Ansaldo Nucleare, Edison, Enel e Eni che hanno espresso il loro punto di vista largamente positivo in materia di energia nucleare.

Nucleare e rinnovabili: i numeri

A evidenziare la necessità di tale scelta è Paolo Arrigoni, presidente del Gestore servizi energetici, che sottolinea come “i migliori sponsor del nucleare” siano proprio le emergenze che colpiscono l’Italia e non solo: cambiamento climatico, sicurezza energetica e costo dell’energia. A supportare questa tesi non sono solamente i presenti al convegno, ma soprattutto organizzazioni internazionali come ONU, IPCC e IEA: è ormai una certezza che le rinnovabili non saranno sufficienti per garantire il baseload, l’elettricità programmabile, e queste necessitano sempre più materiali per aggiornare la rete e per garantire dei sistemi di accumulo.

Il confronto dei grammi di CO2 per kWh generati dal ciclo di vita delle varie tecnologie di produzione energetica ci dimostra come il nucleare sia quella meno emissiva, anche rispetto alle rinnovabili: basta dare un’occhiata agli esempi europei di Francia e Germania, che hanno fatto scelte diametralmente opposte in materia. A reiterare il messaggio è Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione ecologica nel governo Draghi e attualmente amministratore delegato di Leonardo, che invita anche a considerare altri parametri per selezionare la tecnologia energetica migliore (utilizzo di suolo, di acqua e di materiali rari) e che ricorda come i numeri vadano a sostegno del nucleare.

L'economia dell'atomo

Dal punto di vista economico, anche i costi di sistema sono un aspetto fondamentale. A sottolinearlo è Stefano Monti, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare: “con penetrazione sempre più profonda delle fonti intermittenti (rinnovabili) i costi aumentano quasi esponenzialmente”. Sempre sullo stesso aspetto, Massimo Garribba, vicedirettore generale per l’energia della Commissione europea, ricorda che l’indirizzo internazionale è chiaro: 37 miliardi di dollari destinati al nucleare negli Stati Uniti, e più di 100 nuovi reattori in costruzione in Cina. È anche estremamente interessante l’intervento di Fiamma Spena, commissario della Sogin, che parlando dell’aspetto comunicativo sottolinea come bisogna “allontanarsi dalle sedi istituzionali per andare incontro alle persone”, allo scopo di combattere il fenomeno Nimby, “not in my back yard” (ostacolo anche per l’istallazione delle rinnovabili in numerose aree del territorio nazionale).

Finalmente, una finestra aperta

Un messaggio unanime è l’evidente risultato del convegno: l’energia nucleare è indispensabile se l’Italia vuole raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, ma il mondo accademico e quello industriale non possono muoversi da soli. Serve un approccio privo di estremismi da entrambe le parti: non si parla infatti di 100% nucleare, ma di includere il nucleare in un mix energetico accanto alle rinnovabili, per soddisfare il baseload – cosa che un 100% rinnovabili non può fare. I referendum, spesso richiamati da chi si oppone al nucleare, non sono un ostacolo normativo a un ritorno all’atomo, e con la tanta attesa apertura del governo a questa tecnologia, manca solo cambiare l’informazione scandalistica che diffonde fake news sul nucleare da decenni.

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Leonardo Di Girolamo

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