Le opinioni del popolo russo sul conflitto in Ucraina

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  Redazione
  14 March 2023
  8 minutes, 17 seconds

A cura del Dott, Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

In Occidente, l’opinione più diffusa sul carattere del popolo russo era che fosse adattabile ad accettare qualunque decisione provenisse dall’alto ma anche di fisionomia tale da renderla propensa di buon grado ad evitare di assumersi le proprie responsabilità, specie quelle inerenti ai rapporti sociali. In ogni caso che tutto fosse da preferire agli scontri sociali.

Il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, conosce bene il suo popolo. Nel corso di quest’anno di sanguinosa e brutale aggressione militare contro il paese sovrano dell’Ucraina, lo spazio politico e le manifestazioni dei cittadini contro la guerra sono stati molto ridotti e gli standard di benessere sociale sono sensibilmente diminuiti. Nonostante ciò, la maggior parte dei russi è apparsa in misura ridotta sia nelle piazze che in altri luoghi di incontri collettivi, intesi ad affermare la propria contrarietà alla guerra.

Le poche manifestazioni che ci sono state si sono concluse costantemente con l’utilizzo selvaggio dei manganelli da parte delle forze di polizia contro la folla degli innocui partecipanti con la successiva emissione di denunce, arresti e condanne a lunghe pene detentive. Ma dopo che le forze russe hanno invaso l'Ucraina orientale , e in particolare dopo aver incontrato una resistenza di gran lunga più efficace e letale del previsto, sembrava possibile che lo shock della guerra avrebbe ribaltato questa dinamica bellica.

Risultato: a pochi giorni dall'invasione, la Russia si è trovata più isolata di quanto non fosse stata negli ultimi decenni, e con le sanzioni occidentali che minacciavano di scompaginare la sua economia.

Nelle grandi vie delle città lo spettacolo è divenuto desolante: le vetrine chiuse delle aziende occidentali più rinomate e dei grandi marchi internazionali, i collegamenti aerei con il mondo esterno sono stati cancellati e il rublo è crollato al suo valore più basso della storia.

L’efficiente apparato propagandistico del presidente russo, Vladimir Putin, ha offerto alla popolazione motivazioni aleatorie con la proposta di obiettivi piuttosto vaghi come la "smilitarizzazione" e la "denazificazione" per quella che ha definito eufemisticamente come una "operazione militare speciale".

Ma non era del tutto chiaro - e ancora non lo è - a molti russi il motivo per il quale i carri armati russi stessero improvvisamente invadendo brutalmente l'Ucraina e, per estensione, perché Mosca si stesse assumendo i pesanti rischi e i costi elevatissimi in uomini e mezzi di questa guerra.

Ai russi piuttosto è stata presentata l'immagine di un conflitto lontano, a basso costo, quindi del tutto sopportabile, esternalizzata non al popolo russo ma a mercenari professionisti. E pertanto suscettibile di essere sostanzialmente ignorata.

DISTOGLIERE LO SGUARDO

Nel corso della lunga e trascorsa dittatura sovietica, il governo dei soviet è stato abile nell’utilizzare la finzione politica esibendo una lealtà tutta esteriore verso lo Stato mentre al suo interno praticava al contrario una volontà molto più cinica e del tutto distaccata nei confronti della popolazione.

Putin ha colto questa caratteristica di tale sistema - nel quale è cresciuto anche professionalmente nei servizi del KGB - ma, grazie alla forte crescita dei consumi alimentata dagli alti prezzi del petrolio, in molti modi l'ha solo intensificata.

In pratica, entrambi i protagonisti, il Cremlino e il popolo russo, sono rimasti in gran parte fuori dagli affari interni e refrattari ai rapporti reciproci di condivisione, di approvazione e di rispetto reciproco.

Nella realtà, al contrario, il pubblico russo disapprovava tanto le politiche governative quanto la sua esistenza al di fuori di esse. Invece di resistere attivamente, la maggior parte dei russi, per lo più oppositori della politica putiniana, hanno cercato di dissociarsi dal suo governo più che altro a livello solo emotivo e/o psicologico. In ogni caso in forma riservata.

E’ un comportamento definibile come comprensibile, al massimo inevitabile, dato quanto profondamente molte persone hanno interiorizzato la propria impotenza politica.

L’articolazione del consenso

Nell'ambito dell’intera popolazione russa sono sostanzialmente riconoscibili tre categorie di cittadini. Al primo posto si possono porre i “radicali”, i più fanatici del regime. I quali sostengono la guerra con entusiasmo e passione. Sono i nostalgici della vecchia Unione Sovietica e del governo di tipo autocratico. Una sorta di stalinisti ante litteram.

In secondo luogo vengono i cittadini definibili come “laici” caratterizzati dalla netta opposizione al conflitto. Infine sono identificabili gli “indifferenti”, la maggioranza della gente, valutabile intorno al 60%, che preferisce opportunisticamente evitare l’argomento e di fatto non assumono ufficialmente, tanto meno pubblicamente, alcuna posizione personale.

Nelle primissime settimane di ostilità, il Cremlino ha ottenuto pochi risultati positivi a favore sia della prosecuzione della guerra che per il soddisfacimento dei sostenitori più radicali del governo. Tuttavia, ha anche fornito ai più laici e indipendenti l'opportunità di guardare dall'altra parte e proseguire con indifferenza verso i loro affari privati.

L’atteggiamento pragmatico

Tuttavia, questo modo di fare all’insegna della passività, per la prima volta ha dovuto subito forti e spiacevoli scrollate lo scorso settembre, allorché Putin ed il suo Stato Maggiore militare, alla luce dell’alto numero di caduti e invalidi nelle file del proprio esercito, hanno deciso di incorporare nuove reclute per rafforzare le linee schierate sulla linea dei combattimenti.

Il risultato è stato l’annuncio ufficiale di una “mobilitazione parziale", con il richiamo alle armi di circa 300mila giovani russi.

Il governo russo è stato abbastanza reticente nel fornire ulteriori informazioni sui termini e le regole precise relative a tale mobilitazione. Quanto basta, però, per suscitare vivo allarme nelle famiglie del paese.

In questo senso, la componente “laica”, anche se tende a non opporsi attivamente allo Stato, ha avuto stavolta le idee chiare sulla inclinazione governativa all’inganno e travisamento dei fatti.

Il risultato della mobilitazione

Centinaia di migliaia di russi, la maggior parte dei quali uomini idonei alla leva, sono scappati dal paese nel giro di poche settimane, segno che un numero considerevole di laici non poteva essere facilmente convertito alle idee dei radicali.

A settembre, sulla scia della mobilitazione, l'umore popolare è fortemente calato in un solo mese come non si riscontrava da quando la Russia è andata in default economico sul suo debito pubblico nel 1998, quando l'economia è crollata e i risparmi di una vita di moltissimi russi sono stati pressoché azzerati.

In ogni caso, la maggior parte dei russi si è assolta da ogni responsabilità del conflitto in atto ritenendo che non li riguardasse personalmente.

La fase iniziale, più attiva della leva – quando gli uomini venivano convocati presso i centri di mobilitazione e gli ufficiali di polizia e militari perlustravano le strade, i luoghi di lavoro, le stazioni della metropolitana, e persino i ristoranti, alla ricerca di arruolati – era conclusa in circa due mesi.

I russi che non erano stati mobilitati, sono stati in grado di tornare al loro abituale stato di disimpegno quotidiano. Almeno per il momento, la maggior parte degli uomini e la maggior parte delle famiglie avevano evitato il problema.

Questo periodo di maggiore stress e incertezza ha fatto sì che la società russa si appoggiasse ancora di più al suo storico pragmatismo di maniera. La maggior parte dei russi si è assolta dalla responsabilità di tutto ciò che accadeva in Ucraina, ritenendo che non li riguardasse personalmente.

Invece di affrontare direttamente le scelte del loro governo, hanno altresì deciso di adattarsi, molto più sbrigativamente, portando i propri figli all’estero o, in alternativa, trovare occupazione in una categoria lavorativa tra quelle che li rendesse specificamente ineleggibili alla leva militare.

Dato il clima governativo di censura e repressione da tempo di guerra in Russia – come in tutte le società autocratiche - è ormai difficile misurare quanto genuino fosse e sia oggi il sostegno pubblico alla guerra.

I pochi sondaggi effettuati in Russia alla fine dello scorso anno hanno mostrato che, sebbene tre quarti degli intervistati abbiano dichiarato di sostenere "l'operazione militare speciale", oltre la metà ha affermato che era tempo che la Russia si impegnasse fattivamente in negoziati per porvi fine al più presto.

Paradossalmente, la sensazione di impotenza e insicurezza causata dal conflitto potrebbe favorire gli interessi di Putin.

Quando il tuo paese è in guerra, anche se non ti piace o non capisci nemmeno i perché di quella guerra, il pensiero della sconfitta potrebbe diventare ancora più angoscioso e bloccante su ogni iniziativa.

Anche alcuni russi, che non nutrono alcuna benevolenza nei confronti di Putin e del suo regime dispotico, si preoccupano di ciò che potrebbe causare la sconfitta militare del paese, con le prolungate difficoltà economiche che ne deriverebbero e/o un crollo caotico del regime vigente.

Fare pace con la guerra

La propaganda martellante del Cremlino comunica attraverso tutti i media che la guerra contro l’Ucraina è in realtà una strategia intesa ad inquadrare il mondo come diviso esattamente tra "noi" e "loro" e che anche gli oppositori di una volta a Putin hanno finito per scegliere il fronte di Mosca a favore della guerra.

Eppure, c’è anche chi è allarmato per il numero di persone che riconoscono il terribile errore di questo conflitto, ma, dicono, anche che nella situazione raggiunta attualmente alla Russia non rimane altra scelta che quella di doverla vincere.

Da un lato quest’ultima appare la posizione più ricca di lutti e rovine, ma paradossalmente anche la più vantaggiosa per Putin perché potrebbe portare come conseguenza a un forte consolidamento del sostegno al regime per la continuazione del conflitto.

Attualmente, la guerra russa di aggressione entra attivamente nel suo secondo anno di intense e brutali operazioni militari. Ed è altamente improbabile che la Russia riesca a reclutare, addestrare e schierare in campo una forza militare adeguatamente armata e necessaria per conseguire una vittoria definitiva sulle forze armate ucraine.

Ancor meno in tempi rapidi.

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