L’evoluzione del Web: dalle origini al futuro.

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  Jacopo Biagi
  05 May 2023
  5 minutes, 34 seconds

La scorsa settimana, in Italia, è tornato online ChatGpt. Il famoso chatbot di OpenAI, integrato con intelligenza artificiale, era stato messo offline dal Garante Privacy perché non rispettava le normative in tema di tutela dei dati personali. Dopo settimane è stato raggiunto un accordo tra l’azienda e l’autorità di controllo italiana permettendo così agli utenti di usufruire nuovamente del servizio.

Il ritorno di questo prodotto in Italia rappresenta un passo importante per il Paese che mostra, in questo modo, un forte desiderio di progresso tecnologico e la volontà di trasformarsi, da una Nazione che molti giudicano arretrata, in un Paese al passo con l’inesorabile progresso della tecnologia.

Il Web delle origini e la sua evoluzione.

In questo mondo così interconnesso e costantemente online ci sono alcuni strumenti, quasi dati per scontati, che vengono utilizzati da tutti nella quotidianità e uno di questi è il Web. Il primo progetto di una rete che collegasse i supercalcolatori dei centri di ricerca risale agli anni ‘60. In quegli anni le informazioni elaborate per la ricerca dai supercalcolatori erano destinate a rimanere all’interno dei singoli centri di ricerca dal momento che non era disponibile alcun mezzo per trasferire i dati da un laboratorio all’altro. Proprio per questa esigenza alla fine degli anni ‘60 fu realizzata la prima rete di comunicazione che prese il nome di Arpanet. In origine si trattava di una rete militare utilizzata per un veloce e sicuro scambio di informazioni; negli anni 80’, con la diffusione dei personal computer, la rete si espanse al di fuori degli ambienti militari e accademici dando origine a Internet.

Per permettere agli utenti connessi alla rete internet di sfruttarla e interagire con i documenti condivisi, nel 1991 da un’idea del ricercatore inglese, fu creato il Web. Si trattava di un sistema che permetteva di navigare e raggiungere le pagine prescelte tramite collegamenti ipertestuali, ancora oggi utilizzati per collegare tra loro i siti internet. Web 1.0, termine coniato dalla web designer Darcy DiNucci per distinguere Web 1.0 e Web 2.0, si basava quasi esclusivamente sul linguaggio HTML (HyperText Markup Language) utilizzato per creare pagine statiche in grado, soltanto, di mostrare informazioni senza che fosse possibile per gli utenti modificare o caricare propri dati.

È a partire dagli Anni 2000 che il Web ha la sua vera e propria esplosione. La rivoluzione inizia il 15 gennaio 2001 quando Jimmy Wales e Larry Sanger svelano al mondo la prima edizione di Wikipedia. Nel Web 2.0, che usiamo quotidianamente ancora oggi, gran parte dei contenuti vengono prodotti dagli utenti, generando una rete di contenuti non più statica bensì dinamica. Social network come Facebook e TikTok, pagine blog personali, siti di video hosting come YouTube sono tutte piattaforme che permettono agli utenti di realizzare contenuti che vengono poi riversati in rete contribuendo all’arricchimento del Web 2.0.

Come funziona il Web3?

Il Web 3.0 o più semplicemente Web 3 è stato creato in risposta al monopolio dei dati nelle mani di pochi colossi informatici. Dai dati pubblicati all’inizio del 2022 dal World Economic ForumWorld Economic Forum (https://www.weforum.org/agenda/2022/02/web3-transform-the-internet/) si legge che, nel 2019, il 43% di tutto il traffico della rete passava attraverso Google, Amazon, Meta, Netflix, Microsoft ed Apple. Il controllo che le Big Tech esercitano sui dati raccolti spesso rappresenta un rischio per gli utenti e più di una volta è confluito in gravi violazioni della loro privacy come nello scandalo di Cambridge Analytica con il coinvolgimento di Facebook.

Il Web 3.0, sebbene non sia stato ancora completamente definito, risponderebbe a questa esigenza di privacy e potrebbe essere costruito sfruttando la tecnologia blockchain in modo da mettere in sicurezza i dati e allo stesso tempo distribuirli tra gli utenti portando avanti il concetto di “decentramento” dell’informazione. La nuova versione del Web integrerebbe tecnologie come l’intelligenza artificiale, machine learning, NFT e metaverso per rendere possibile agli utenti un’esperienza più veloce, completa e sicura nella ricerca delle informazioni e condivisione dei dati. Le macchine, con il passare del tempo, hanno affinato sempre più la comprensione dei contenuti creati dagli esseri umani. L’intelligenza artificiale è in grado di ordinare i dati, trasformare le informazioni prodotte dall’uomo in dati comprensibili dalle macchine rendendoli uno strumento prezioso per il Web 3.0.

Le aziende investono nel nuovo Web.

Alcune aziende come Microsoft e Alphabet (società madre di Google) hanno già cominciato a implementare strumenti di machine learning nella ricerca delle informazioni sulla rete. Tuttavia vi sono ancora molti ostacoli da superare per rendere efficiente ed infallibile l’impiego dell’intelligenza artificiale nell’elaborare i dati. Uno dei principali ostacoli è quello rappresentato dalla difficoltà per le macchine di comprendere appieno la semantica delle parole. L’intelligenza artificiale potrebbe infatti confondere il significato della stessa parola che cambia a seconda del contesto di utilizzo restituendo quindi un risultato di ricerca inesatto o addirittura errato.

Non sono soltanto BigTech d’oltreoceano a guardare al futuro con Web3 ma anche realtà vicine al Bel Paese. Dal 2014 la Biblioteca Vaticana collabora con l’ente NTT DATA per preservare e digitalizzare l’intero patrimonio culturale in loro possesso. Da anni questa collaborazione mira a digitalizzare una collezione composta da circa 1,6 milioni di libri stampati e 80.000 manoscritti per poterne facilitare la ricerca e la consultazione. NTT DATA ha creato uno strumento per archiviare dati 2D e 3D, il progetto non mira alla semplice conservazione, ma ne promuove la consultazione rendendo il patrimonio della Biblioteca Vaticana accessibile per chiunque indipendentemente da dove si trovi.

L’Italia rappresenta possibilmente uno dei mercati europei più promettenti per via della cultura dell’innovazione cha lo contraddistingue. Negli ultimi anni sono numerose le startup nate nel Paese che puntano a ricercare e sviluppare le possibilità offerte dalla più recente generazione di Internet. Lo stesso governo italiano si è dimostrato interessato in questo ambito tanto da spingere il ministero dello Sviluppo economico a promuovere l’utilizzo della Blockchain nelle aziende.

Indubbiamente ci si trova di fronte a una tecnologia ancora agli albori che richiede ancora molte ricerche, tuttavia, con il crescente interesse da parte delle Istituzioni e degli imprenditori, ci si aspetta che la ricerca procederà rapidamente e tra non troppo tempo potremmo avere, anche noi, la possibilità di accedere e contribuire alla nuova generazione del Web.

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Fonti consultate per il presente articolo:

Immagine: https://unsplash.com/it/foto/jwu8TzngxqY

https://academy.binance.com/it/articles/the-evolution-of-the-internet-web-3-0-explained

https://www.treccani.it/enciclopedia/web-3-0_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/

https://www.treccani.it/enciclopedia/www/

https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/dal-business-allarte-la-nuova-economia-del-web-3-0-focus-sul-metaverso/

https://www.ilgiornale.it/news/economia/metaverso-e-web-30-futuro-internet-e-delle-imprese-2077212.html

https://www.ildigitale.it/web-differenze-tra-web-1-0-web-2-0-e-web-3-0/

https://it.cryptonews.com/news/la-biblioteca-vaticana-approda-sul-web3.htm

https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/web3-litalia-alla-prova-dellinternet-decentralizzata/

https://www.ilsole24ore.com/art/chatgpt-si-adegua-norme-privacy-pronto-tornare-online-italia-AEpeGLND

https://www.weforum.org/agenda/2022/02/web3-transform-the-internet/

https://www.wallstreetitalia.com/opinioni/chat-gpt-sara-la-fine-del-motore-di-ricerca-di-google/

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